Hard Drive Team 2016/17: Miami Heat
Cosa pensare dei futuri Miami Heat, passati in due stagioni dai Big Three alla ricostruzione più totale? Certi colpi sono difficili da assorbire anche se ai tuoi vertici c'è un tizio considerato una specie di semi-dio della Nba che si chiama Pat Riley.
Certo è abbastanza strano pensare al nome Heat senza doverci associare il cognome Wade. Ed invece in questa calda estate è successo anche questo, dopo 13 stagioni da assoluto padrone del sud della Florida, DWade ha cambiato lidi, traslocando armi e bagagli, non senza lasciarsi dietro quella punta di polemica per come il management Heat ha gestito la sua free agency.
E più o meno in contemporanea con il viaggio Florida to Illinois del #3, anche Chris Bosh ha detto stop. Ma dietro al suo addio, come tutti credo sapete benissimo, c'è ben altro che va oltre il basket giocato. Qui si parla di salute, di evitare di rischiare qualcosa di terribile. Due embolie polmonari in due anni subite da un giovane uomo di 32 anni è qualcosa di preoccupante, che va indagato attentamente, prendendosi tutto il tempo utile per arrivare ad una sicura diagnosi conclusiva, che possa fare in modo che Bosh non rischi la vita. Poi si potrà tornare a parlare di basket giocato, se ci saranno le condizioni necessarie per tornare a praticarlo. E qui parla il professionista del settore, non tanto il blogger che scrive di NBA quando può.
Ma siamo qui per parlare degli Heat e da qualche parte dobbiamo partire.
Da chi se non da coach Erik Spoelstra, alla sua nona stagione sulla panchina Heat, che lo scorso anno sembrava poter aver trovato di nuovo la quadra per riavvicinarsi alla vetta della lega. 48-34 alla fine della scorsa regular season, un'eliminazione alla settima partita in semifinale di Conference, l'idea comunque di aver ripreso la corretta via. Poi l'ecatombe estiva. Coach Spoelstra deve ripartire praticamente da zero, o poco più. E dovrà cercare nuovi leader a cui affidarsi, sperando di averli nel suo roster. Certo viene da chiedersi che tipo di gioco potrà organizzare per i suoi Heat. Probabilmente si cercherà di ricreare l'asse play-pivot da cui sviluppare tutto, partendo, appunto dal pick and roll.
E per questo i giocatori ci sono, alla voce Goran Dragic e Hassan Whiteside. Dragic avrà in mano le chiavi tecniche della squadra. Lo ha già fatto ai Suns con risultati notevoli, forse più per se che per la squadra, qui gli si chiederà regia, leadership e di ritrovare qualità offensiva. Certo non aiuta l'ambiente sapere che lo si voleva mettere in una trade giusto ieri, ma così è la lega. Whiteside è un lungo che, come tanti altri in questa lega, non ha nei mezzi tecnico/fisici il suo problema, ma in quello che alberga nella sua testolina. Intimidatore, rimbalzista, anche capace di muoversi su piedi tutto sommato veloce. Quest'anno gli si chiede la crescita umana più che cestistica. Dopo questi due viene sicuramente il giocatore che dovrebbe rappresentare il futuro Heat, Justise Winslow.
Stagione da rookie tutto sommato anche positiva. Si è distinto decisamente di più in difesa, a rimbalzo e per l'intensità nelle piccole cose, solo che da lui ci si aspetta anche una crescita offensiva, specie alla voce raggio di tiro e scelte in attacco. Dovesse riuscirci diventerebbe un interessante terzo, se non addirittura secondo, violino. Giocatore che ha entusiasmato e sorpreso è Josh Richardson. SG tiratore, grande atleta, giocate spettacolari, ma anche buon difensore sulla palla. E' arrivato Dion Waters, che ha giocato degli splendidi playoff con i Thunder e che da quello fatto vedere li deve ripartire.
Avrà nuovamente minuti importanti, è un signor attaccante ma deve evitare egocentrismi inutili. Nel roster troviamo anche Wayne Ellington, tiratore arrivato nella lega con grandi aspettative ma che si è perso in mille squadre, James Johnson, discorso similare per l'ala dotata di grande forza fisica ma poca continuità, Beno Udrih, gli anni migliori sono passati ma il suo contributo in PG lo riesce a dare sempre, Luke Babbitt, tiratore, uno che da sempre il massimo ma che spesso non è bastato e Willie Reed, rimbalzista discreto atleta ma poco altro. Continuiamo con Tyler Johnson, che è sembrato in crescita la scorsa stagione e su cui gli Heat sembrano credere, Josh McRoberts, altro giocatore di rotazione dei roster NBA che può dare qualcosa, ed il veteranissimo Udonis Haslem, li per dare leadership specie nello spogliatoio ad una squadra che ne avrà molto bisogno. Chiudiamo con Derrick Williams. Entrato come sicura stella si è perso velocemente dentro ad un carattere problematico e poco incline al lavoro. Un altro con un sacco di SE che quando fa vedere il suo talento fa innervosire come pochi. SE, appunto.
% Playoff: 30% - Non credo proprio che questi Miami Heat siano in grado di competere per i playoff in una conference salita, e molto, di colpi. Anno di transizione di rinizio.
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