Nike Hoops Summit 2015 in 6 punti!
Andiamo ad analizzare le prestazioni dei talenti più attesi della partita organizzata dalla NIke con i migliori talenti del basket mondiale, ottimi segnali da quasi tutti.
Nella notte tra sabato e domenica, al Moda Center di Portland, si sono ritrovati i migliori prospetti under 19, americani e stranieri, per l’annuale appuntamento del Nike Hoop Summit, per chi non lo conoscesse, è un evento durante il quale i 12 dodici migliori prospetti americani si scontrano contro i migliori 12 migliori prospetti stranieri.
Il World Team ha battuto gli Stati Uniti per 103-101, ma in una partita del genere non dobbiamo tanto guardare al risultato, ma più alle prestazioni individuali di quelli che molto probabilmente saranno i primi a stringere la mano al commissioner Adam Silver a giugno 2016. Questo evento non ha niente a che fare con il McDonald’s All-American, infatti l’intensità di gioco è totalmente ad un altro livello, anche perché per molti di questi prospetti è la prima volta che hanno la possibilità di mostrare il loro talento a degli scout NBA.
Andiamo a scoprire quali sono i principali takeaways emersi dalla partita.
1) Jamal Murray sta crescendo esponenzialmente
Vista la sua stat-line, non è difficile capire il motivo del suo premio come MVP dell’evento, 30 punti e 5 assist, top scorer della partita senza troppe difficoltà. Colpisce il fatto che sia solamente al terzo anno di high school, una combo guard di 195 cm che con le sue scorribande in area ha devastato la difesa degli Stati Uniti. Sa essere efficace sia con che senza palla, ma con l’arancia in mano è particolarmente diabolico. Arrivava al ferro ogni singola volta che lo desiderava, con cambi di direzione e velocità.
Jamal era già della partita l’anno scorso, quando segnò 10 punti e smazzò 5 assist.
Murray non ha ancora deciso se riclassificarsi ed andare al college per la stagione 2015-16 o se rimanere all’high school ancora un altro anno, qualunque sia la sua scelta, è abbastanza chiaro chi sia Jamal Murray, l’assoluto vincitore del Nike Hoop Summit 2015.
2) La versatilità di Ben Simmons continua a farci lustrare gli occhi
Dopo aver vinto il suo terzo titolo statale di fila con la Monteverde high school, la prossima stella di LSU ci ha mostrato perché sia considerato il numero 1 della nazione.
Dall’alto dei suoi 2 metri e 6 cm, l’australiano ha giocato la maggior parte dei suoi minuti da playmaker, portando la palla e distribuendo controllate d’invito a destra e a manca, sfiorata la tripla-doppia, per lui infatti 13 punti, 9 assist e 9 rimbalzi.
Ha dimostrato anche il suo potenziale in campo aperto, in un’azione, dopo aver preso un rimbalzo difensivo, si è fatto un coast-to-coast concluso con una gran schiacciata in faccia alle guardie USA, in quella successiva, arrivando in corsa da metà campo, finta il passaggio al “nostro” Mussini e la passa dietro la schiena per il facile layup di Labissiere.
Nonostante debba ancora lavorare un po’ sul suo tiro da fuori, Simmons è unico, in quanto sia molto raro un giocatore della sua altezza in grado di gestire la palla come un playmaker puro. Avrà senza dubbio un grosso impatto sulla prossima stagione di LSU, e difficilmente lo vedremo uscire dalla top-3 del Draft.
3) Skal Labissiere ha il potenziale per entrare nella discussione di numero uno
Già promesso ai Wildcats di Calipari, Skal Labissiere ha fatto girare molte teste in quel di Portland, dopo essere partito con piglio tranquillo, è esploso per 21 punti, 6 rimbalzi e 6 stoppate, mostrando un potenziale tale da poterlo inserire in futuro nella conversazione della prima scelta assoluta.
Grande atleta di 211 cm, famoso perlopiù per la protezione del ferro, e non ha smentito la sua fame infatti ha stoppato 6 tiri e contestato una caterva di altre conclusioni. In più, i suoi 9 canestri non sono state facili schiacciate, ci ha fatto vedere un ottimo gancio e un buon tiro dalla media, oltre alla capacità di finire dopo il contatto.
Visti i suoi soli 98 kg, ha certamente bisogno di mettere su peso e massa muscolare, non è certamente pronto quanto Simmons, ma il potenziale su entrambi i lati del campo è così alto che potrebbe arrivare a dar fastidio all’australiano.
4) Brandon Ingram continua ad attirare attenzione
Sebbene i vari Jaylen Brown, Ben Simmons e Skal Labissiere continuino a guidare il gruppo del draft 2016. Brandon Ingram sta continuando a farsi un nome tra gli addetti ai lavori.
Dopo i 15 punti dell’ All-American game, ne ha messi 12 con 5/6 dal campo al Summit.
Un 2 metri e 6 con grande ball-handling e tiro da fuori per un ala, che sembrano sempre più un potenziale mismatch ad ogni livello.
Ha messo alcuni canestri impressionanti, dal post basso e in penetrazione dalla linea di fondo, è incredibilmente magro, 88 kg a quell’altezza sono, se non preoccupanti, veramente pochi, ma con un’apertura alare di 221 centimetri e un ottimo tiro da fuori il potenziale nella metà campo più nobile è ridicolamente alto.
Se riesce ad aggiunger peso, non sorprendetevi di vederlo emergere come candidato alla top-5 l’anno prossimo.
È ancora indeciso sul college, sta varando le sue possibilità tra North Carolina, che è la favorita ad aggiudicarsi i suoi servigi, Duke, Kentucky, Kansas, North Carolina State e UCLA.
5) Freniamo su Thon Maker
Essendo un 2 metri e 13 in grado di segnare da 8 metri, Thon Maker ha generato paragoni con star del calibro di Kevin Durant e Kevin Garnett per anni, e adesso dobbiamo fermarci.
Maker (18 anni), che non ha ancora deciso se andare al college, giocare il quinto anno in una prep school o venire a giocare in Europa per una stagione, ha terminato la partita con 0/5 dal campo al Nike Hoop Summit. La maggior parte dei quali sono stati stoppati o alterati drasticamente alterati vicino a canestro, dove i suoi 98 kg non lo aiutano particolarmente.
Nonostante abbia un alto livello di fondamentali, Thon deve chiaramente ingrossare il suo corpo e la sua capacità di segnare spalle a canestro, cosa che fa molto raramente.
Ci penserei due volte prima di considerare Maker come il prossimo giocatore-rivoluzione. Avrà molto da dimostrare nei prossimi due anni.
6) Federico Mussini vince e convince
Non potevano ovviamente mancare alcune righe dedicate a quel pezzetino del Bel Paese in campo al Nike Hoop Summit, Federico Mussini. Ottima prova per l’italiano che continua a sembrare sempre più all’altezza di una carriera negli States, prima in NCAA e poi possibilmente in NBA. Per lui 9 punti in 23 minuti con 2 triple nel primo tempo e 3 liberi nel secondo.Già nei giorni precedenti all’evento, ha impressionato la maggior parte degli esperti, come il coach della squadra internazionale Roy Rana, che per l’italiano ha avuto parole di apprezzamento.
È certamente il più piccolo di questo evento, ma ha di gran lunga la durezza mentale dalla sua, sposata a un’astuzia che gli ha permesso di segnare qualche canestro nel mezzo delle sequoie che ci sono in area. Mussini ha un grande cambio di velocità ed è il più preparato per dirigere la squadra tra tutti i giocatori qui presenti. Ha un ampio raggio di tiro e sa usare il ferro per evitare i difensori e finire così le sue entrate. La sua mancanza di stazza rende molto lontane le sue prospettive di Nba, ma mi sembra proprio che sia pronto per un college di Division 1
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