Hard-Drive Team 2018/19: Brooklyn Nets
E’ molto difficile riuscire a pensare positivamente quando si deve parlare dei Brooklyn Nets. In questo momento storico della NBA sembrano una franchigia abbastanza allo sbando, dove le scellerate decisioni del recente passato hanno fatto precipitare la squadra in un burrone da cui è difficilissimo risalire. Il G.M. Sean Marks sta cercando di trovare delle strade percorribili per poter almeno impostare un progetto, ma non è così facile. E’ riuscito a liberarsi di contratti onerosi, sta lavorando il futuro, e cercando di mettere delle basi con giocatori giovani e/o di belle speranze. Difficile pronosticare delle stagioni vincenti in breve tempo, a meno che dei pianeti, anche lontanissimi tra loro, non si allineino perfettamente.
In compenso tanta fiducia a coach Kenny Atkinson, che in una situazione così difficile da quando è seduto sulla panchina bianconera, inizierà la terza stagione, ha dimostrato comunque di saper allenare, e di far giocare sempre in maniera onesta la sua squadra, indipendentemente dal personale a disposizione. La sua presenza, la sua determinazione è stata una delle cose più positive delle ultime due stagioni dei Nets, l’ultima conclusa con un 28-54 che non va considerato così negativamente. In questa nuova annata ritrova un roster non necessariamente diverso dalla scorsa, con qualche giocatore che ha delle discrete doti individuali, altri da far crescere, nella speranza che tutti giochino soprattutto insieme.
Gli occhi saranno puntati in primis su D’Angelo Russell. Il PG prodotto di Ohio State deve ergersi a leader della squadra. Avrà in mano spesso la palla, nella speranza che chiuda il rapporto intenso che ha con l’infermeria, da lui ci si aspetta che incrementi cifre e sappia gestire al meglio il ruolo di regista. Con lui, nel reparto guardie, una delle sorprese più piacevoli per i Nets della scorsa stagione, Spencer Dinwiddie. Ha meritato tutto lo spazio che gli è stato dato, dimostrando di poter giocare, e a tratti da protagonista, in questa lega. Gli viene chiesto di riconfermarsi, magari meno con la palla in mano, ma i minuti non gli mancheranno. Anche Jarrett Allen ha giocato tutto sommato una discreta stagione da rookie. Lungo e atletico, rimbalzista ed intimidatore, quest’anno avrà sicuramente più minuti e sarà il centro titolare. Vedremo cosa riuscirà a fare e se e come potrà migliorarsi.
Allen Crabbe è uno dei pochi attaccanti completi a disposizione di coach Atkinson. Forse troppo innamorato della palla, e comunque uno con tanti punti nelle mani, gli viene chiesta continuità. Ed un altro che ha caratteristiche uniche, confrontandolo con il resto dei giocatori a roster, è Joe Harris. Tiratore puro, ha trovato una sua dimensione qui, migliorandosi anche in altre fasi del gioco offensivo. I minuti per lui non mancheranno di certo. Rondae Hollis-Jefferson sta migliorando le sue statistiche stagione dopo stagione. Continuare a migliorarsi è sempre positivo e viene ben visto dai chi ti allena. Serve che metta anche un discreto tiro dal perimetro, per evitare la monodimensionalità.
Ed Davis e Kenneth Faried sono arrivati, il primo dalla free agency, il secondo via trade insieme a Darrell Arthur, per migliorare la fisicità sotto canestro dei Nets, abbastanza carenti in materia. Se Davis ha sempre avuto costanza di rendimento, ed è un giocatore che si sa quello che può dare sempre, Faried ha avuto un calo nelle ultime due stagioni abbastanza preoccupante. Manimal ha perso molto dell’animal che era in lui, ma è ancora abbastanza giovane, e non è detto che il cambio di panorami non possa che fargli bene. Tornasse ai livelli di tre/quattro stagioni fa in maglia Nuggets sarebbe una gran bella addizione. Caris LeVert è un altro giocatore che sta crescendo bene al di là del ponte. Deve riuscire a farsi trovare pronto, proseguendo sulla strada intrapresa, mentre faccio fatica a capire quanto spazio riuscirà a ritagliarsi Shabazz Napier. E Jared Dudley, ormai a fine carriera, avrà il compito del veterano che deve insegnare la vita da professionista NBA ai giovani colleghi.
Poi c’è tanta curiosità intorno alle due scelte del draft Nets, la #29, Dzanan Musa, e la #40 Rodions Kurucs. Di loro si sa ben poco anche da questa parte dell’oceano, se non che sono due giovani ragazzi che nelle varie giovanili hanno fatto vedere cose mirabilanti. Solo che entrambi non hanno mai messo piede in campo, o quasi, in qualsiasi competizione europea, per cui non si capisce bene cosa potranno fare nella lega. Poi magari Marks ha visto cose che noi umani non possiamo immaginare, ed allora ha ragione lui.
Due parole le spendiamo su DeMarre Carroll. Un altra vittima del #23 approdato a Beverly Hills. Riprendersi da quello shock, doppio tra Hawks e Raptors, non è facile, e lui sta facendo fatica. Deve rimpossessarsi del suo essere un giocatore di ruolo, sicuramente buono, ma non di certo quello che lui credeva di essere. E potrà tornare ad essere importante.
Playoffs: 15%- Io ai miracoli non credo, figurarsi se posso immaginare questi Nets in lotta per i playoffs. Ci sarà tanto da lavorare, in ogni settore.
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