La stagione 2015/16 degli
Indiana Pacers sarà ricordata come quella della rinascita di
Paul George. Io ero uno tra quelli che pensava che, dopo il terrificante infortunio occorsogli con la maglia di team USA nell'Agosto del 2014, non sarebbe mai più riuscito a tornare ai suoi livelli. Ed invece lui non solo ce l'ha fatta ma, dimostrandosi giocatore anche di grande intelligenza, ha lavorato sui suoi limiti cercando meno l'impatto fisico e più quello tecnico, riuscendo a migliorarsi ed a diventare ancora più leader tecnico ed emotivo.


I Pacers della scorsa stagione erano una squadra in mezzo al guado. Sono riusciti a raggiungere la sponda giusta del fiume grazie anche al lavoro fatto da coach Frank Vogel. 45-37 alla fine, settimi nella eastern, eliminazione al primo turno dopo una battaglia durata sette partite con i Raptors ma l'idea che il rapporto con il coach fosse ormai arrivato ad un capolinea. Per cui malgrado la squadra avesse probabilmente giocato al di sopra delle proprie possibilità tecniche, specie laddove coach Vogel vuole il massimo sforzo ergo in difesa, si è deciso che serviva linfa nuova a questa franchigia, per poter riprendere un discorso interrottosi bruscamente nella primavera del 2014.
Così dal prossimo anno sulla panchina dei Pacers si siederà Nate McMillan. Oddio a vederla tutta non esattamente una novità ad Indianapolis dove è stato il vice di Vogel dal 2013. McMillan è un coach di lungo corso nella
NBA. Ha lasciato ottimi ricordi sia a Seattle, anche come giocatore dei Sonics, che ai Blazers. Ex PG, ha sempre fatto giocare le sue squadre per come lui ha interpretato il gioco sul campo. In maniera semplice, pochi fronzoli, lasciando però spazio individuale a chi sa tenere la scena, privilegiando la fase difensiva, volendo una squadra molto forte a rimbalzo. E' un coach di sicura esperienza ed i Pacers non dovrebbero soffrire troppo il cambio ma anzi trovare nuova linfa vitale.
Ed a guidare il carro di Indiana ci sarà ovviamente
Paul George. Che oltre a quello già detto deve avere una voglia di vincere e di rivincita come pochi altri. Che conta sempre molto anche quando si tratta di dover far salire il livello di gioco dei compagni. Ed alla voce cerchiamo di tornare a buoni livelli spicca nel roster dei Pacers il nome di
Monta Ellis. Lo scorso anno tutti si aspettavano molto di più di lui, una stagione sottotono può capitare, ma se qui vogliono diventare contender lui deve ritornare anche solo l'uomo di Dallas. Arrivo importante ai Pacers sarà
Jeff Teague. Ottime stagioni sempre in crescendo agli Hawks, magari l'ultima con qualche pausa non richiesta, ma se trova motivazioni un giocatore che può dare quello che a Indiana è sempre mancato: playmaking.
Altro arrivo è
Al Jefferson. Su di lui opinioni discordanti. Offensivamente un professore di post basso e piede perno, con morbido tiro dai 5 metri annesso. In difesa un casellante in sciopero, specie in aiuto, senza contare la sinistra abitudine all'infortunio. Spetterà a coach McMillian sfruttarlo nel modo più utile a tutti. Continuiamo con gli arrivi di qualità, almeno sperano ai Pacers, e parliamo di
Thaddeus Young. Se torna quello dei Sixers, giocatore di squadra e per la squadra, diventa un signor innesto, se vuole giocare solo per le sue statistiche allora potrebbe diventare controproducente. Ma Young ha abbastanza intelligenza per capire che certi treni passano poche volte e questo è un treno che corre su binari veloci. Proseguiamo con
Kevin Seraphin. Potrebbe trovare spazio e qui la differenza non la fa il talento o la tecnica, la fa la voglia di giocare. Come per
Aaron Brooks, che ai Bulls ha ritrovato parte del suo gioco e come backup è un bell'avere.
Sono rimasti
C.J. Miles e l'idolo indiscusso di F.M.B.,
Rodney Stuckey. Miles è un uomo di sicura utilità, grande tiratore, capace di garantire punti in uscita dalla panchina, Stuckey, ormai a fine carriera, bisogna vedere quanto spazio troverà, ma anche lui ha parecchi punti, e troppo ego, per le mani. Anche
Lavoy Allen è rimasto ai Pacers. Lui è uno di quei giocatori che con il nuovo coach troverà sicuramente spazio, gli vengono chiesti rimbalzi, difesa e minuti di intensità. A roster troviamo anche
Jeremy Evans, che a parte saltare purtroppo per lui sa fare poche cose in campo e
Glenn Robinson III, che deve avere poca genetica del padre nel DNA cestistico. Dal draft al secondo giro è stato scelto
Geroges Niang, SF attaccante con tanti punti nelle mani, da valutare al piano superiore. Per ultimo abbiamo lasciato
Myles Turner. Stagione da rookie notevole, dove, infortunio a parte, ha dimostrato di poterci stare e bene nella NBA. Ed ai playoff è anche salito di rendimento. Le sue qualità le conosciamo, è giovanissimo e può e deve crescere. Se, come sembra, continuasse a crescere, e non si capisce perché dovrebbe succedere il contrario, siamo di fronte ad uno che ha tutto per diventare una PF dominante nella lega.
% Playoff:
80% - Senza problemi, resta solo da vedere che testa di serie saranno.
Starting Five

Probabilissimo, poi la possibilità di variare questo quintetto c'è, e bisognerà vedere non tanto chi le comincia ma chi le finisce le partite
Valutazione NBA-Evolution

Arrivederci a domani con gli Charlotte Hornets
TEAMS 2016/17
Philadelphia 76ers - Los Angeles Lakers - Brooklyn Nets - Phoenix Suns - Minnesota Timberwolves
New Orleans Pelicans - New York Knicks - Milwaukee Bucks - Denver Nuggets - Sacramento Kings
Orlando Magic - Utah Jazz - Washington Wizards - Chicago Bulls - Houston Rockets
Memphis Grizzlies - Dallas Mavericks - Detroit Pistons - Portland Trail Blazers
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