Cleveland Cavaliers 2014/15, so close..so far
Si ferma in finale contro una squadra migliore l'avventura dei Cavaliers e quella di LeBron James, molti spunti da cui poter ripartire e altri su cui riflettere.
Dunque chi avrebbe pensato che i Cleveland Cavaliers sarebbero arrivati in finale NBA e se la sarebbero giocata fino alla fine vincendo anche due partite, dando l’impressione anche ad un certo punto di avere il controllo della serie?
Nessuno penso, neanche il più ottimista tifoso di Cleveland, neanche il più ottimista tifoso di LeBron James. In più non consideriamo neanche l’avventura attraversata durante l’anno, tra infortuni e trade, che alla fine l’hanno portata ad avere un quintetto base nelle finali, con il solo LeBron James uguale rispetto a quello che era partito ad inizio stagione. Lasciando perdere tutto quello che si prospetterà quest’estate, lasciando perdere tutte le situazioni contrattuali dei giocatori e di quello che deciderà David Blatt, proviamo a tirare le somme di una squadra che nessuno considerava come contender credibile ad inizio anno, ma che alla fine è arrivata li, a due partite dal titolo NBA.
E’ giusto prima fare però una piccola digressione su cosa siano stati i Cleveland Cavaliers negli ultimi 4 anni, passati da una squadra da titolo ad una squadra che non è mai andata vicino a raggiungere i playoff.
La scelta di Kyrie Irving, e la prima scelta ahimè di Anthony Bennet, e tante altre scelte di mercato, bollate tutte dall’arrivo del Re. Tutto cambia in un’estate, e LeBron James ti riporta anche ad avere credibilità per vincere un titolo. Probabilmente si è pentito LeBron dopo poche partite di RS di aver richiesto a gran voce Kevin Love, gli è bastato poco per capire che l’arsenale offensivo enorme del quale dispone l’ex UCLA non avrebbe anteposto suoi i limiti fisici, difensivi e mentali. Alla fine della fiera, LeBron si è trovato a giocare i playoff e per di più le Finals con dei giocatori completamente diversi da quelli progettati all’inizio dell’anno. Tanta sfortuna sicuramente, per gli infortuni risonanti per lo appunto di Kevin Love e Kyrie Irving, ma la difesa messa in atto senza Kevin Love penso non si sia mai vista a Cleveland. La svolta nei playoff è stata proprio li, Kevin Love non è un difensore e si visto chiaramente, la sua assenza ha scrollato di dosso penso anche un po’ di imbarazzo generale, per avere la giusta aggressività sul parquet, e nei primi tre episodi della serie finale, si è visto più che mai.
Alla fine dei conti, il risultato è quello di una sanguinosa sconfitta per LeBron James, la seconda con i Cleveland Cavaliers, sanguinosa perché non può essere diversamente perdere una finale, per un giocatore dominante come lui. Mai come in queste finali si è sentito da solo sull’isola, mai come in queste finali ha messo paura ad una squadra fortissima, da solo. La qualità maggiore di una squadra ha prevalso sull’altra, per tre partite questa differenza non si è vista, poi alla fine come normale che fosse è venuta fuori.
Non accetto francamente, le critiche e gli insulti magari, per i giocatori gregari di questa squadra che hanno cercato di giocare la loro prima finale colmando le carenze di talento, con il cuore e con la voglia di vincere.
Parlo soprattutto di Matt Dellavedova, parlo di Tristan Thompson, parlo di JR Smith, parlo di Iman Shumpter e parlo di Timofey Mozgov. Questi giocatori non sono giocatori da titolo, e lo sappiamo, e se proviamo a fare il paragone con quelli che hanno trascinato Golden State, questo paragone non regge minimamente. Non è giusto nei loro confronti criticarli, non è giusto dire che siano scarsi, non è il loro livello, ma questo si sapeva, soltanto che se fanno grandi partite, partite di cuore e di energia, come quelle viste nei primi tre episodi, allora ci aspettiamo tutti che essi possano essere dei grandi giocatori di finale. Non funziona così il basket, non funziona così lo sport, Cleveland quest’anno in Finale aveva un giocatore dominante e aveva dei giocatori normali o mediocri che si sono spinti oltre i propri limiti, ma il loro livello è ben chiaro, per chi vuole e ha voglia di capire di basket. Senza considerare il fatto che tutti questi giocatori erano alle prime finali NBA, e giocare una finale NBA è completamente diverso che giocare qualsiasi altra partita di Regular Season e di Playoff.
L’ultimo capitolo penso sia doveroso dedicarlo al coach di questi Cavaliers, David Blatt, quello che alla prima esperienza dopo essere stato campione d’Europa col Maccabi Tel Aviv ha gestito un gruppo come solo lui sa fare. Parecchi dicono, grazie aveva LeBron James, o molti altri dicono, la sua inesperienza l’ha tradito in finale; no, non è così. Coach David Blatt ha sicuramente dato molta carta bianca a James, ma penso che qualsiasi coach lo farebbe, e si affiderebbe a lui, altrimenti è inutile avere in squadra il prescelto, senza però mai smettere di allenare, senza mai però smettere di imporre il suo credo tattico alla squadra. E la sua difesa e le sue spaziature si sono sempre viste anche nella serie finale, poi i tiri dei JR e degli Shumpert non sono entrati, ma la sua voglia anche di provare a giocare con i due lunghi quando si vedeva che GS stava prendendo il largo, lo dimostrano in modo lampante. Coach David Blatt si è affacciato al mondo NBA da capo allenatore e ha stupito tutti, magari nel modo più invisibile possibile, magari anche contro le critiche feroci che gli hanno riservato, lui non ha mai smesso di allenare, lui non ha mai smesso di essere David Blatt, e se per qualche motivo, dovrà dare le dimissioni, Cleveland perderà un tassello fondamentale per la sua crescita esponenziale.
Quella che resta a Cleveland, è sicuramente una grande stagione, resta una squadra che è tornata a far sognare i tifosi e a riportare questi alla Quickens Loans Arena, resta un gruppo da cui ripartire in linea di massima.
La sconfitta brucia, però obbiettivamente penso che di più non si potesse fare, penso che LeBron James di più non potesse fare. E’ frustrante perdere così, dominando sotto tutti gli aspetti, e poi perdere, ma James si è scelto il suo destino magari più tortuoso di altri, ha scelto il cuore e ha scelto di tornare a casa, per questo i tifosi lo ringraziano, per questa stagione ai tifosi va bene così, forse, per ora….
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