Hard-Drive Team 2018/19: Denver Nuggets
Senza alcun’ ombra di dubbio, la stagione 2017/18 è stata per i Denver Nuggets formidabile. E’ mancato solo il raggiungimento dei playoff, persi all’ultima partita di regular season, per mettere una ciliegina enorme su una torta già venuta molto bene. 46-36 è una gran bella base di partenza per una squadra che la scorsa stagione ha fatto vedere una signora pallacanestro offensiva, dove l’assenza di un go to guy è stata compensata da una serie di giocatori che sono saliti, e molto, di livello, e dove anche in difesa non si è fatto mancare impegno ed energia.
Il merito di questa crescita notevole dei Nuggets, è chiaramente di coach Michael Malone, che in tre anni da capo allenatore nel Colorado ha fatto crescere esponenzialmente molti dei giocatori che gli sono passati tra le mani, riuscendo a creare un collettivo capace di giocare insieme sui due lati del campo. Alla sua quarta stagione a Mile High City, se dovesse continuare il suo processo di crescita, il gradino successivo è fin troppo chiaro quale sarebbe. Malone ha dimostrato di essere un coach di elevata qualità, avrebbe meritato maggiore considerazione nella classifica finale di C.O.Y., che sa perfettamente cosa vuole dalla sua squadra ogni sera sul parquet.
Ed insieme al suo G.M., Arturas Karnisovas, anche la post season è stata condotta nell’ottica del cerchiamo giocatori che possano inserirsi in questo contesto, tornando utili, o, in alternativa, a cui ridare un ruolo preciso dentro un roster, liberandoci di quelli che possono creare problematiche. Ed in tanti sono cresciuti davvero molto sotto l’egida del coach nativo del Queens.
Ad iniziare da Gary Harris, che, come tanti suoi compagni, è reduce dalla sua miglior stagione in carriera, dove ha trovato spazio, un ruolo preciso, ed ha fatto affiorare un talento, specie offensivo, che si sospettava avesse, ma che faceva fatica a uscire. Chiaro che se il processo di crescita procedesse inesorabile, perché non vederlo prossimamente ad un All Star Game. Così come l’altra guardia titolare della scorsa stagione, Jamal Murray. Il prodotto di Kentucky è esploso letteralmente per leadership, arroganza, a volte troppa1\, riuscendo a gestire, e bene, un attacco dove in tanti potevano voler la palla. Anche per lui il percorso è tracciato, il coach si fida di lui, e questo è sempre importante. Uno da cui ci si aspetta di più è sicuramente Paul Millsap. Fermato per lungo tempo da un brutto infortunio, tornato per il rush finale, ha comunque giocato meno bene che in precedenti annate. Se restasse integro, questo contesto tecnico è quello giusto per un giocatore con le sue caratteristiche, un giocatore di squadra che fa sempre qualcosa di giusto in campo. Anche per Will Barton, invece, si torna a parlare di un reduce da una signora regular season. Attaccante che ha migliorato le sue statistiche, utile sia in uscita dalla panchina, che quando è stato chiamato nello starting five. Un altro che non potrà che avvalersi, e bene, dell'ennesima stagione con coach Malone, che ne ha valorizzato il talento offensivo, dandogli anche regole difensive.
Poi citiamo quei giocatori che in un roster sono sempre utili perchè quando chiamati si fanno sempre trovare pronti. Iniziamo con Mason Plumlee, sette piedi dinamico, rimbalzista, difensore ed intimidatore, che mette sempre il suo fisico a disposizione, Malik Beasley, che ha sempre risposto presente quando chiamato in causa, e Torrey Craig, SF di fisico, che ha trovato minuti di grande utilità nei momenti in cui ha trovato spazio. Anche Trey Lyles è riuscito a far vedere sprazzi di bel gioco, e di utilità in campo, grazie all'utilizzo che ha fatto di lui l'head coach di Denver. Si spera possa proseguire nel discorso tecnico iniziato. Risolti i pesanti problemi fisici, da Juan Hernangomez ci si aspetta una stagione non necessariamente da comprimario. Ha mezzi fisici e tecnici per poter dare minuti di qualità.
Dal draft sono arrivati due giocatori carichi di dubbi per le incerte condizioni fisiche. Iniziamo da Michael Porter Jr., scelta #14. Pronosticato da tanti come uno che non sarebbe andato oltre la #3, è finito indietro, e per molti è stato pure un azzardo sceglierlo alla quattordici, causa infortunio, abbastanza brutto, alla schiena. Le voci che si rincorrono parlano di un problema serissimo, che potrebbe addirittura pregiudicarne la carriera. I Nuggets si potrebbero essere presi un bel rischio. Certo che se il fisico dovesse tenere, per il talento fisico e tecnico dimostrato, diventerà un futuro all star senza problemi. Bisognerà comunque aspettare, prima di emettere un verdetto. Così come per Jarred Vanderbilt, scelto alla #41. E' entrato al college con le stimmate della futura super star, ma due infortuni gravi non gli hanno permesso di far vedere quel talento che si dice abbia. La PF del 1999, entra nella lega anche lui con un gigantesco punto interrogativo. C'è molta curiosità su Tyler Lydon e Montè Morris. Riusciranno a fare il roster e troveranno uno spazio per dimostrare le loro qualità tecniche?
Così come altrettanta curiosità desta l'approdo ai Nuggets di Isaiah Thomas. Inutile spiegare la scorsa, pessima stagione dell'ex Celtics. Da fenomeno a enigma nel giro di pochi mesi. Cerca un rilancio. Qui potrebbe trovarlo a patto che faccia pace con il suo ego, che peraltro sul parquet è sempre stata la sua arma migliore, e decida di tornare a mettersi a servizio della squadra. Altrimenti saranno altre delusioni personali.
Due parole le spendiamo su Nikola Jokic. Personalmente un fenomeno da primi dieci in questa lega attualmente, per tecnica soprattutto. Una testa, quando non gira, da ultimi dieci. Riuscisse a coniugare le due cose più spesso cosa potrebbe fare, con quelle mani, quel fisico e quella visione di gioco. Comunque meglio averlo in squadra.
% Playoffs: 65%- Si quest'anno è quello giusto. Le carte sono in regola, i giocatori possono crescere, il roster è interessante, e poi coach Malone merita di essere riconosciuto per il lavoro che sta facendo.
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