Grind My Gears (Week 5)
Phoenix Suns – Tyson Chandler doveva essere l’elemento in più per convincere LaMarcus Aldridge ad andare in Arizona. Tyson Chandler doveva essere l’elemento fondamentale per una squadra dotata di due guardie giovani e talentuose come Eric Bledsoe e Brandon Knight. Tyson Chandler doveva prendere in mano le chiavi della squadra, non buttarle. La realtà dei Suns è una realtà priva di idee. Una realtà che fatica ad andare avanti in maniera convincente, che fatica a vincere partite e a chiudersi in difesa. Tanti problemi fuori casa, dove sono arrivate 7 sconfitte ed appena 3 vittorie, e più in generale tante difficoltà nella gestione del minutaggio e delle rotazioni. Con i Rockets, i Blazers e i Kings in condizioni pietose, forse era più che lecito sperare in un inizio di stagione diverso.
ROCK THE CASBAH.
James Harden – Niente, non ci riesco. Non riesco a vedere il “barba” come un potenziale MVP. Non riesco a vederlo come un giocatore in grado di vincere un anello, un giocatore decisivo nel lungo periodo. Talento offensivo straordinario, rilascio magnifico, fisico possente. Ma si gioca in due metà campo ben diverse, si attacca e si difende con la stessa intensità per 48’. Si vince e si perde insieme, insomma, perché è basket e non tennis. Harden ha preferito diventare la Superstar dei Rockets piuttosto che ridursi lo stipendio e vincere a Oklahoma. Ognuno sceglie il proprio destino, ma avere 30 punti di media ad uscita conta solo quando si hanno tangibili possibilità di concludere qualcosa. Altrimenti è garbage, poche storie.
GOD SAVE THE BEARD.
Defense – Tornando al discorso Harden, che l’ultima difesa decente l’ha fatta nel 1999, la NBA è senza dubbio una Lega basata sullo spettacolo, l’attacco e le emozioni. Ma se escludiamo i San Antonio Spurs, quante squadre possono realmente vantare una buona difesa? Quante squadre possono dire di basare su stoppate, blocchi, rubate e azioni sotto il proprio canestro le ripartenze e le vittorie? Non sarà più il Basket dei nostri padri, ma di questo passo si rischia di assistere ad insignificanti partite giocate in una sola metà campo.
BACK TO THE FUTURE?
Kobe-Mania – Dagli insulti agli elogi. Il Mamba è diventato il giocatore più amato della lega dopo essere stato per gran parte degli ultimi anni il più odiato. Un’escalation probabilmente più fastidiosa che gradita dal #24, che ha immediatamente chiesto di porre fine a smancerie e dichiarazioni d’amore già da Atlanta. Sarà curioso vedere cosa succederà nei prossimi 5 mesi, ma se le premesse sono queste prepariamoci ad assistere a “Stranamore” fino al 14 di aprile.
TU CHIAMALE SE VUOI…
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