Hard-Drive Team 2018/19: San Antonio Spurs
È abbastanza strano leggendo il roster dei San Antonio Spurs, non trovarci più scritto il nome di uno dei tre amigos, Duncan-Parker-Ginobili. Ed è dal secolo scorso che non accade. Se poi a questo ci aggiungiamo la fine della, pessima, telenovela Leonard, che ha portato l’MVP delle ultime Finals vinte dai nero argento in Canada, allora possiamo ufficialmente dire che è finita una era.
Ma non l’era Greg Popovich. E vista la scorsa stagione Spurs, giocata mentre nella franchigia veleggiava una situazione caotica non conforme alle abitudini di Forte Alamo, c’è da dirsi che questa rimane la miglior notizia possibile, se si vuole tornare in tempi abbastanza veloci e rinverdire i fast del recente passato.
Si perché ricordiamo che nel caos è comunque uscito un 47-35, e l’eliminazione subita al primo turno è venuta per mano non esattamente della squadra dell’oratorio parrocchiale. Quindi tabula rasa con il passato. R.C. Buford si è mosso anche molto intelligentemente nella trade che ha portato Leonard via dal Texas. Popovich voleva giocatori con alcune caratteristiche e lui ha cercato di imbastire trade con chi poteva soddisfare le richieste del suo coach, missione abbastanza compiuta direi. La curiosità che desta questa nuova versione degli Spurs è capire se il sistema emergerà ancora una volta, mantenendo questa franchigia ai piani alti della Western Conference, luogo in cui arrivare nelle otto elette diventa sempre più difficile. Certo avere uno che da ventitre anni allena ininterrottamente andando ai playoffs è un bel punto da cui iniziare. Se poi ci aggiungiamo che all’ex agente della C.I.A. piace questa nuova versione di San Antonio, dove dovrà insegnare a far pensare da vincenti a tanti, allora credo che sentiremo ancora parlare di loro.
Certo servirà, comunque, che qualcuno si prenda la leadership, in campo ed anche nello spogliatoio. Ruolo che si divideranno LaMarcus Aldridge e DeMar DeRozan. Il primo dopo aver giocato la sua stagione di arrivo agli Spurs facendo storcere il naso a tanti, lo scorso anno è salito di livello sui due lati del campo, facendo capire di potersi prendere la leadership della squadra. E’ tornato il bel giocatore dei tempi di Portland. Adesso potrebbe anche compiere un ulteriore salto di qualità, e visto da dove si parte sarebbero solo buone notizie per gli Spurs. DeRozan è arrivato si potrebbe dire a sorpresa alla corte di coach Pop. Ma lui ha delle caratteristiche tecniche che si sposano perfettamente con le idee del suo nuovo allenatore, ed avere uno che non può che migliorarti quanto bene potrà fare ad uno scorer come è il prodotto di USC. Pau Gasol è l’ultimo dei veteranissimi rimasti. Ma non sta finendo la carriera da pseudo pensionato, il catalano ha ancora parecchie cose da dire e da dare in questo roster, e calcolando che viene da una off season di riposo, potrebbe far vedere ancora la sua cristallina classe. A Dejounte Murray sarà chiesto di continuare il suo processo di crescita, magari inserendo una maggiore pericolosità dal perimetro, che per chi gioca in quel ruolo è sempre importante. Altro veterano rimasto è Rudy Gay, a cui potrebbe essere chiesto un ritorno ai vecchi tempi offensivi, chissà se non addirittura minuti nello starting five.
Patty Mills saprà ritagliarsi, come sempre, il ruolo di guastatore. Oltretutto è uno dei pochi tiratori puri e affidabili del roster, oltre ad essere un pretoriano del coach. Derrick White dovrebbe trovare maggiore spazio. Giovane, dotato di buona visione di gioco e di bella mano, piace parecchio allo staff tecnico degli Spurs. Ed anche Davis Bertans avrà sicuramente più minuti sul campo. Già nella scorsa stagione ha fatto vedere buone cose, e se innescata bene, quella mano può fare davvero tanti danni. Discorso diverso per Bryn Forbes, che faticherà tanto a trovare possibilità, malgrado le indubbie doti offensive.
Dal draft con la #18 è stato scelto Lonnie Walker IV. Attaccante, tiratore, avrebbe potuto ritagliarsi momenti importanti sul parquet, peccato per l’infortunio che lo terrà fermo quasi due mesi, rallentandone, gioco forza, l’inserimento. E adesso le facce nuove del roster. Iniziamo con Jakob Poeltl. L’austriaco è un altro che credo sia capitato nel posto migliore per un giocatore con le sue caratteristiche. Ha voglia di imparare, ed un professore spagnolo per farlo, capacità difensive, va bene a rimbalzo e non si ferma mai. Addizione importante, passata sotto troppo silenzio. Quincy Pondexter, se sano, è un attaccante/tiratore, giocatore di ruolo che potrebbe avvantaggiarsi tanto dagli schemi popovichiani. Dante Cunningham è un altro di quei giocatori, come Okaro White, che per dinamismo, voglia di mettere il proprio corpo in campo e capacità di fare le piccole cose, piacciono a Popovich e troveranno minuti.
Due parole le spendiamo su Marco Belinelli. Potremmo dire che è tornato a casa, dove aveva reso meglio, oltre ad aver vinto il titolo. Torna con più esperienza, da conoscitore dell’ambiente, e da ormai veterano della NBA. Tutte cose positive, oltre ad essere cresciuto tantissimo, ritagliandosi un ruolo da molto più che uno specialista al tiro.
% Playoffs: 55%-Magari non sarà così facile, e ci sarà da lottare più che in altre stagioni, ma credo che un posto nella post season per una squadra di Popovich vada tenuto sempre.
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