NBA Best Moment 2022: Golden State torna sul tetto del Mondo

Riviviamo la scorsa stagione NBA che ha visto i Golden State Warriors conquistare il quarto titolo della loro dinastia.

Scritto da Valentino Aggio  | 

Riviviamo la scorsa stagione NBA che ha visto i Golden State Warriors conquistare il quarto titolo della loro dinastia.

NBA BEST MOMENT 2022

Spesso in NBA si parla di “dinastie”, un gruppo di giocati talmente vincente da diventare culto tra addetti ai lavori e appassionati. Nella seconda metà degli anni ‘10 del millennio corrente i Golden State Warriors di Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green hanno vinto ben tre titoli in quattro anni (2015, 2017, 2018) contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James. Dopo questa parentesi vincente gli infortuni di Kevin Durant e Thompson nel 2019 hanno consegnato la vittoria del titolo ai Toronto Raptors, poi gli infortuni di Curry e Thompson hanno messo “The Bay” fuori dai radar NBA, fino alla trionfale vittoria del 2022 contro i Boston Celtics.

Biennio 2019-2021: il baratro 

Nel giro di soli quattro giorni si spegne la dinastia dei Golden State Warriors. Ci troviamo alle NBA Finals 2019, dove i Dubs affrontano i Toronto Raptors di Kawhi Leonard. Il 10 Giugno si gioca Gara5 della serie con i canadesi avanti per 3-1 nella serie: Kevin Durant si infortunia gravemente al tendine di Achille, saltando così il resto della serie e tutta la stagione successiva dopo la firma con i Brooklyn Nets nella stessa estate. Il 13 Giugno è il momento di Gara6 a San Francisco, con i Warriors sotto per 3-2. Klay Thompson va a schiacciare in contropiede ma subisce il fallo di Danny Green: la seconda metà degli Splash Brothers atterra appoggiando male il ginocchio e lamenta un forte dolore una volta interrotto il gioco. In quel momento tutti capiscono che si trattava di un infortunio grave. Quella stessa notte i Raptors vincono il primo titolo nella storia della franchigia, mentre un giorno più tardi Golden State annuncia la rottura del legamento crociato per il proprio #11: quel maledetto ACL così comune tra i giocatori di pallacanestro. Ci sono molte speculazioni riguardo il ritorno di Thompson, ma realisticamente ci vuole almeno un anno per recuperare da un infortunio simile. La stagione 2019/20 così salta, ma la doccia fredda arriva poco più di un anno dopo. Il 18 Novembre 2020 Golden State annuncia l'infortunio ad una gamba di Thompson durante un allenamento: il giorno dopo arriva la conferma dell'infortunio al tendine d'Achille, anche la stagione 2020/21 salta. 

Senza un pezzo importante come Thompson non è di certo facile competere, figuriamoci con l'infortunio di Curry. Il #30, giocatore simbolo degli Warriors di coach Steve Kerr, è atterrato male dopo un lay-up fratturandosi così il metacarpo della mano sinistra. L'infortunio è avvenuto solo quattro partite dopo l'inizio della stagione, facendo in modo che Curry saltasse il resto della stagione gravemente condizionata dall'arrivo del Covid-19. Il record a fine anno per Golden State recita un pessimo 15-50 ed il 15° posto nella Western Conference. Il penoso record regala ai Dubs la seconda scelta al draft, con la quale scelgono il centro James Wiseman: la scelta si rivelerà presto quasi sprecata visto i molti infortuni del giovane, che in tre stagioni ha giocato solo 57 partite. Nella stagione 2020/21 torna Curry, ma le cose non vanno ancora per il verso giusto. Il figlio d'arte gioca dannatamente bene ed è il capocannoniere della Lega con 32 punti di media, ma Golden State non riesce nemmeno ad accedere ai playoff rimediando due sconfitte nel neonato Play-In Tournament contro i Los Angeles Lakers ed i Memphis Grizzlies. 

Stagione 2021/22: protagonisti, ritorni e sorprese

Ai nastri di partenza per la stagione 2021/22, i punti di domanda sui Golden State Warriors sono molteplici. Riuscirà Curry a vincere un titolo da vero leader della squadra? Draymond Green tornerà mai a giocare ai propri livelli? Tornerà Klay Thompson? E se sì, in che condizioni? Insomma, una serie di domande che vedevano la dinastia degli Warriors praticamente conclusa. Inoltre bisogna contare il fatto che ogni stagione un anno è passato, ormai i pilastri non sono più dei ragazzini ma scavallano i 30 anni. La squadra non è di certo quella dei tempi d'oro e non sembrano esserci giovani in grado di raccogliere il testimone. Il protagonista della nostra storia è senza dubbio Stephen Curry: due volte MVP, tre anelli nelle dita ma nessun titolo vinto da vero e proprio dominatore della propria squadra. Nel 2015 Andre Iguodala e la sua incredibile difesa gli è valso il titolo di MVP delle Finals, mentre nel back-to-back tra 2017 e 2018 a prendersi i riflettori fu Kevin Durant. Agli occhi di molti queste potranno essere delle scemenze, ma per uno sportivo competitivo come Curry di certo queste cose non andavano giù facilmente. 

Il 9 Gennaio 2022 è una data che rimarrà impressa ai tifosi Warriors per molto tempo. Dopo 941 giorni dall'ultima volta Klay Thompson torna finalmente a varcare la soglia di un parquet NBA contro i Cleveland Cavaliers. Il rodaggio del #11 è certamente lungo, ma Thompson non si è mai arreso ed ha saputo arrivare in condizione all'appuntamento più importante: la postseason. Di sorprese ce ne sono state molte: a partire da Jordan Poole che, al suo terzo anno nella Lega, ha finalmente trovato lo spazio necessario e si è rivelato un giocatore fondamentale nello scacchiere di coach Kerr. Poi Gary Payton II, un cane in difesa: quel giocatore di energia che tanto serve per scaldare un pubblico caldo come quello del Chase Center. Infine Andrew Wiggins, giocatore ritrovato dopo le promesse non mantenute a Minnesota.

Il cammino nei playoff

Golden State si presenta ai playoff con il 3° miglior record della Western Conference dietro solo ai Phoenix Suns e Memphis Grizzlies. Al primo turno i californiani si trovano davanti i Denver Nuggets di Nikola Jokić e… Nikola Jokić. Già, il serbo si è trovato da solo ad affrontare Golden State visti gli infortuni di Michael Porter Jr. e Jamal Murray: 4-1 facile per Curry e compagni. Alle semifinali di Conference è il turno dei Grizzlies di Ja Morant. Il #12 di Memphis incanta, ma l'infortunio al ginocchio in Gara3 rovina ogni chance di vittoria per la franchigia del Tennessee: è 4-2 Golden State. In finale di Conference arriva inaspettatamente Dallas, trascinata da un Luka Dončić tanto incredibile quanto impotente per contrastare una squadra così completa: 4-1 Warriors. 

Le NBA Finals

Una volta arrivati alle Finals Golden State conosce finalmente i propri avversari: i Boston Celtics. I ragazzi di coach Udoka sono tornati nel palcoscenico più grande del basket dopo oltre un decennio al termine di una serie mozzafiato con i Milwaukee Bucks. In Gara1 gli Warriors mandano all'aria una vittoria facile concedendo ben 40 punti nell'ultimo periodo a Boston, che si prende così un'importantissima vittoria in trasferta. In Gara2 a fare il break è Golden State che riesce a mettere 35 punti nel terzo periodo ed assicurarsi una vittoria facile per la parità nella serie. Arrivati al TD Garden di Boston Jaylen Brown si mangia la difesa avversaria nel primo periodo segnando ben 17 punti sui 27 totali a fine partita. Con la necessità di vincere almeno una partita in trasferta, Steph Curry mette ben 43 punti in Gara4 conditi da 10 rimbalzi, non dando così alcuna speranza a Boston: la serie è sul 2-2. Tornati in California, l'eroe di Gara5 per gli Warriors è Andrew Wiggins: il canadese è semplicemente incontenibile su entrambi i lati del campo e porta a casa una prestazione da 26 punti e 13 rimbalzi, portando così i suoi a solo una vittoria dal titolo. A chiudere i giochi ci pensa proprio Curry, che verrà premiato come MVP dell'evento: 34 punti, 7 rimbalzi e 7 assist per vincere il quarto anello della carriera al TD Garden. 


💬 Commenti