We're Talking 'bout: Season 1979/80 (1^ Parte)
Gli anni 70 andavano a chiudersi in maniera decisamente diversa da come erano iniziati per la NBA. I suoi vertici erano entrati nella decade con un problema abbastanza serio, una lega rivale appena nata la ABA, ma in netta ascesa economica grazie al contratto televisivo. Sul finire del decennio, entrando negli anni 80, il problema ABA si era risolto in maniera positiva, ma l'appeal televisivo sembrava, sorprendentemente essere in calo.
La CBS, il network televisivo nazionale che deteneva i diritti, sembrava voler disinvestire sul basket. All'inizio le responsabilità erano state fatte ricadere sul calo degli spettatori dovuti alla violenza, a tratti gratuita, che un certo tipo di gioco aveva sviluppato. Solo che la questione risse sembrava essere risolta, ma la CBS continuava a trattare il basket come uno sport minore. Larry O'Brien aveva capito che qualcosa bisognava fare. Restare in ostaggio dei soldi, tanti, della TV avrebbe potuto significare guai, rinunciarci significava grossi guai. Bisognava far capire alla CBS che, forse, poteva non essere l'unico interlocutore in materia. E questo grazie ai cavilli presenti nel contratto con il network, vecchio di sei anni.
Nel mercato televisivo USA stava nascendo e si stava sviluppando velocemente un nuovo soggetto, quello delle TV via cavo, che sul contratto non c'erano specifiche in materia, soprattutto contro. Era un cavillo, ma chi meglio di un fine politico come O'Brien sapeva attaccarsi e cavalcare i cavilli a suo vantaggio. Detto, fatto. In quella off season venne firmato il primo, storico, contratto triennale con una televisione via cavo, USA Network. La cosa fece infuriare i vertici CBS, e la vendetta si abbattè, terribile, sulla NBA nelle Finals 1980, con due gare, tra cui la decisiva, per la prima volta nella storia non trasmesse in diretta nazionale.
Questa off season viene ricordata da tutti come quella che, in realtà, lanciò la NBA verso il futuro che noi tutti conosciamo. A cominciare proprio dall'arrivo delle cableTV. Ma altri avvenimenti altrettanto importanti arrivarono a scuotere la lega.
E scuotere è un termine usato non a sproposito. Perchè il 4 Giugno 1979 a Kansas City un tornado fece crollare il tetto della Kemper Arena. Costringendo i Kansas City Kings a tornare nel vetusto Municipal Auditorium. Dove Darryl Dawkins il 13 Novembre 1979 demolì il vetro con la famigerata schiacciata da lui denominata Robinzine Crying, perché allo sfortunato Bill Robinzine caddero in testa numerosi pezzi del vetro mandato in frantumi e per lo spavento si mise a piangere. Da questo episodio, e da un altro analogo capitato venti giorni dopo, nacque l'idea, dopo precisa richiesta del Commissioner, di creare un sistema che evitasse la demolizione dei tabelloni.
Nel frattempo a New Orleans l'unico jazz che attirava gli abitanti della città era quello suonato. Nel gigantesco Superdome le partite dei Jazz nell'ultima, ovviamente perdente, stagione, erano state viste da pochi affezionati. E molte volte gli spettatori erano più interessati alle squadre ospiti che all'ospitante. Oltretutto il vice presidente esecutivo della franchigia, e socio di minoranza dell'owner Sam Battistone, Barry Mendelson, era sprofondato in un disastro finanziario che rischiava di minare l'integrità della franchigia. Battistone iniziò la ricerca di una città che potesse ospitare la sua squadra, e l'offerta migliore arrivò da Salt Lake City, la città dei Mormoni. Il matrimonio si fece molto velocemente, con l'approvazione degli owner Nba e dei vertici della lega. Sorprendentemente il nome ed i colori, quelli del Mardì Gras, vennero confermati, nascevano gli Utah Jazz.
E qualcosa definibile storico accadde anche sulla west coast. A Los Angeles il proprietario dei Lakers, Jack Kent Cooke in quella lontana estate del 1979 aveva deciso, anche qui per problemi finanziari, di cedere il suo impero sportivo, che comprendeva, tra le altre cose, i Los Angeles Kings, NHL, ed il Forum di Inglewood. Si fece avanti l'imprenditore/costruttore di Santa Monica Jerry Buss, che per la cifra di 67,5 Mln. $ comprò il tutto. Buss entrò sulla scena della NBA con le idee chiarissime. Alla sua prima intervista come proprietario dei Lakers dichiarò di avere un solo obbiettivo, quello di farli diventare più vincenti degli arci nemici Boston Celtics. Anche se per riuscirci avesse dovuto impiegarci una vita, e come abbiamo visto furono parole profetiche. Jerry Buss entrò nel mondo NBA come un tornado, aveva tantissimi soldi da spendere, e voleva vincere.
E l'unico che capì che tipo di “pericolo” poteva rappresentare per le altre squadre della lega fu il solito Red Auerbach, che iniziò una schermaglia verbale, e politico/cestistica, tesa a far capire alle altre franchigie che uno con quel potere economico poteva diventare una minaccia all'equilibrio della NBA. Auerbach, in pratica, suggerì al Commissioner di cercare di creare un qualcosa che potesse limitare il potere d'acquisto, fenomenale, dei Lakers. Cosa accadde di lì a qualche anno è ormai noto a tutti, ma è un'altra storia.
In tutto questo anche la NBA prese delle decisioni importanti. Intanto l'esperimento tiro da tre punti venne giudicato vincente. Era piaciuto ai coach, agli owners ed al pubblico, per cui venne introdotto ufficialmente dall'inizio della regular season. Mt 7,25 nella zona frontale, 6,75 sugli angoli. Il gioco si allargava, centri e attaccanti riprendevano ad avere più spazio. In compenso gli arbitri tornarono ad essere due. Opinioni discordanti sull'utilità del terzo arbitro, mentre O'Brien era convinto che fosse una spesa inutile. Venne anche stabilito di restringere la zona utilizzabile dai coach davanti alle proprie panchine. Si decise di tracciare una linea a 6 Mt. dalla metà campo che gli allenatori, e chiunque seduto sulla panchina, non poteva superare, pena un fallo tecnico. Questo anche per evitare il continuo pellegrinaggio per protestare al tavolo.
Ed il draft? Ah già, certo, a New York il 25 Giugno 1979 si svolse il draft.
Anticipato dal botto dei Boston Celtics, che pochi giorni prima firmarono con un quinquennale la loro prima scelta del precedente anno, Larry Bird, annunciato da Auerbach come il prossimo dominatore della lega.
Sul fatto che Auerbach avesse fatto questo perché la prima scelta era in possesso dei Lakers, cedutagli dai Jazz nell'operazione Goodrich, ci furono pochi dubbi, ma la risposta Lakers fu di altrettanto notevole spessore, creando, se mai ce ne fosse stato bisogno, quella rivalità che avrebbe caratterizzato la decade successiva, almeno fino all'arrivo dei Bad Boys e di uno con il #23.
Con la #1 venne chiamato Earvin “Magic” Johnson guardia si, ma di 206 cm, il prototipo del giocatore totale, qualcosa che non si era mai visto. La rivalità tra Johnson e Bird era nata nella NCAA, con la finale vinta da Magic e Michigan State vs Larry e Indiana State. Ma nella NBA esplose in tutta la sua grandezza, per la fortuna di tutti quelli, me incluso, che l'hanno vissuta.
Andiamo avanti con le scelte di quel draft: #2 Chicago Bulls-David Greenwood, #3 New York Knicks-Bill Cartwright, #4 Detroit Pistons-Greg Kelser, #5 Milwaukee Bucks-Sidney Moncrief. Altre scelte degne di attenzione: #7 Seattle Supersonics-Vinnie Johnson, #8 New Jersey Nets-Calvin Natt, #11 New Jersey Nets-Cliff Robinson, #12 Portland Trail Blazers-Jim Paxson, #17 Houston Rockets-Lee Johnson, #22 Phoenix Suns-Kyle Macy, #26 Cleveland Cavaliers-Bruce Flowers, #32 Indiana Pacers-Tony Zeno, #36 Philadelphia Sixers-Clint Richardson, #42 Houston Rockets-Paul Mokeski, #49 Chicago Bulls-Cedrick Hordges, #58 Philadelphia Sixers-Earl Cureton, #65 Cleveland Cavaliers-Bill Laimbeer, #104 Houston Rockets-Allan Leavell, #107 Phoenix Suns-Mark Eaton.
Quanti nomi che ci sono familiari. Quanti giocatori che abbiamo visto giocare, anche da molto vicino. Si entrava velocemente nel futuro, la regular season incombeva.
Arrivederci alla prossima puntata.
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