Hard-Drive Team 2018/19: Utah Jazz
Quando si pensa ad una squadra in cui il collettivo conta quasi più della singola stella, bene allenata, capace di esprimere una bella pallacanestro, in cui intelligenza ed estro viaggiano di pari passo, non si può non pensare agli Utah Jazz. E la stagione scorsa, finita con un 48-34 e l’eliminazione alle semifinali di Conference contro i Rockets, ha confermato tutto il buono che sta emergendo da Salt Lake City. In tanti pensavano che con la perdita di Hayward i Jazz avrebbero fatto molta fatica a restare in lotta per un post ai playoffs. Oltretutto anche alcune trade messe in atto avevano aperto e creato dubbi sul futuro di Utah.
Ma qui si è visto il talento, notevole, di un head coach come Quin Snyder, che probabilmente, per il lavoro che ha fatto con questo roster, avrebbe meritato qualcosa di molto vicino al premio di C.O.Y. Anche perché è riuscito a tirare fuori il meglio da tutti, trovandosi poi in casa un talento offensivo inaspettato, che ha sostituito il transfugo ai Celtics senza farne sentire la mancanza. Viene da chiedersi cosa aspettarsi per l’immediato futuro. A parte il draft i giocatori a disposizione sono pressochè gli stessi, il G.M Dennis Lindsey ha praticamente passato un estate relativamente tranquilla. Come sempre questo non necessariamente è un male, perché l’assioma stessi giocatori uguale stesso risultato non sempre funziona nel bene, ma con il tipo di lavoro che sta facendo l’ex assistant al CSKA, non si può che pensare in positivo per la stagione che sta per iniziare.
Ed avere un secondo anno nella lega come leader offensivo è un’altra cosa che fa pensare bene ai fans di Utah. Donovan Mitchell ha giocato una stagione da rookie, playoff annessi, strepitosa. Ha dimostrato di essere un attaccante di razza, feroce verso il canestro, capace di costruirsi tiri in uno vs uno, senza nemmeno troppa paura di presdersi responsabilità nei momenti importanti. Viene da chiedersi dove possa arrivare, calcolando che vista la giovane età i margini di miglioramento sono altissimi. Rudy Gobert sta continuando il percorso iniziato quattro anni fa. Coach Snyder crede tantissimo in lui, e lui sta ripagando sul campo con applicazione difensiva, intimidazione, rimbalzi, senza contare il lavoro offensivo. Un leader in questa squadra, che quest’anno sembra aver risolto anche i problemi fisici. La stagione di Ricky Rubio è stata sorprendente, probabilmente la sua migliore nella lega. In tanti lo davano già sulla nave di ritorno verso l’Europa, invece lui ha smentito gli scettici, giocando tanto e bene, risultando determinante per le sorti della sua squadra. Giocatore giusto nel contesto giusto. Vedremo come andrà questa stagione.
Derrick Favors sembra stia tornando ai suoi livelli. Quella mano dai cinque/sei metri è notevole su un fisico come il suo. La costanza di rendimento è un difetto che può essere curato. Un altro che ha giocato una grandissima stagione è stato Joe Ingles. L’australiano è uno scienziato del gioco, senza trascurare anche l’aspetto meramente fisico, ed anche un po sporco. Al suo coach piace tantissimo, e lui, nel contesto giusto, sa rendere tanto e far rendere tanto i compagni. Jae Crowder dopo il tragico spezzone ai Cavs, è tornato in un ambiente più consono alle sue caratteristiche di giocatore duro, con mano discreta, sempre utile in determinate squadre. Quest’anno, iniziando qui subito, non potrà che avvantaggiarsene.
Dante Exum se recuperato bene dall’infortunio, è comunque un giocatore che deve limitare la discontinuità per tornare utile alla causa. Anche lui piace al suo coach, che lo ha aspettato. Perchè non pensare che primo o poi il talento emerga. Su Thabo Sefolosha il dubbio è prettamente fisico. Due gravi infortuni nelle ultime stagioni ne hanno limitato le apparizioni sul parquet. Potrebbe essere importante il suo recupero, per esperienza, difesa, e tutte quelle piccole ma importanti cose che lo svizzero ha abituato a far vedere in campo. Royce O’Neale ha dimostrato di sapersi far trovare pronto quando chiamato in causa. Talento magari non eccelso, ma uno che da sempre tutto quello che ha. Stessa Cosa che si può dire per Raulzinho Neto. Il brasiliano si è riguadagnato il contratto perché è un altro giocatore che in questo sistema riesce a rendere.
Da Alec Burks ci si aspetta un ritorno ai suoi livelli offensivi pre infortunio. E’ sembrato molto intimorito fino ai playoff, quando gli si è riaccesa la luce e questo fa ben sperare tutto l’ambiente. Ekpe Udoh è tornato nella NBA ed ha fatto una stagione per come ci si aspettava da lui. Minuti importanti entrando dalla panchina, difesa, rimbalzi. E bisognerà vedere cosa riuscirà a dare Tony Bradley, giovanissimo lungo di scuola North Carolina ancora tutto da sgrezzare.
Due parole le spendiamo su Grayson Allen, scelta #21 del draft. Qui si va oltre il genio e la sregolatezza. Ragazzo che avrebbe le stimmate per giocare anche a discreti livelli nella lega, che però ha una testa matta come pochi altri usciti da Duke. Se Snyder riesce a limitarne gli eccessi ed a convogliare quella follia in energia cestistica positiva, allora di lui sentiremo ancora parlare.
% Playoffs: 55%- Altra squadra che potrebbe dover lottare per un posto nelle otto, ma un dollaro sui Jazz io lo punterei senza problemi.
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