A proposito di...Steve Nash!
Avevamo in programa di parlare di Steph Curry nell'appuntamento di oggi ma dopo la notizia del ritiro della leggenda canadese non potevamo non esimerci, unico in tutto. Steve!
"I'm retiring". Con queste parole ha aperto il suo discorso circa il tanto atteso e intuito. Il protagonista di A Proposito di... oggi è lui: Steve Nash.
Una carriera nata quasi per caso, già perchè Steve infatti avrebbe dovuto giocare a calcio. Con il padre inglese ex calciatore, il fratello Martin nella nazionale canadese di soccer, il suo destino sembrava segnato.
Invece no. L'amore per la pallacanestro è troppo forte e il resto è storia.
Cresciuto e laureato(sociologia e psicologia) all'Università di Santa Clara, non il massimo della copertura mediatica per mostrare le proprie abilità, il playmaker canadese al Draft NBA 1996 viene chiamato con la 15esima scelta assoluta dai Suns.
A Phoenix, chiuso da Kevin Johnson e Jason Kidd non lascia il segno, arriva così la trade due anni dopo, finendo ai Dallas Mavericks per quello che sembra poter diventare soltanto un comprimario nella NBA.
Invece in Texas le cose non vanno male, anzi più che bene. Il sistema di gioco di Don Nelson e lo sbarco di Dirk Nowitzki (i due diventeranno amici inseparabili) portano la maturazione cestista di Nasg a un livello superiore, diventando un playmaker completo. I Mavs di Nash e Dirk diventano la squadra rivelazione della NBA e nel 2003, dopo aver battuto in sette gare prima Portland e poi Sacramento, arrivano alle finali della Western Conference. I suoi 16 punti e 7 assist di media a partita però non sono sufficienti per sconfiggere i San Antonio Spurs, i quali dopo 6 gare vincono la serie e successivamente nelle Finals vincono il titolo sconfiggendo i New Jersey Nets . Sembra l'inizio di una nuova era: l'era di Nash e Nowitzki, invece le cose non vanno così. Nel 2004 Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks, si lascia scappare il suo playmaker che torna a Phoenix.
Nella seconda esperienza di Steve ai Suns trova come allenatore Mike D'Antoni e come compagno di pick and rool Amar'e Stoudemire. Grazie al precisissimo tiro dalla lunga distanza e a una visione di gioco incredibile, Nash vince per due anni di fila il titolo di MVP (2005 e 2006). Le sue medie in questi anni parlano chiaro: 22 punti (col 44% da 3) e 11 assist. Ma tutto questo non basta. Phoenix esce dai playoff per due stagioni consecutive nelle finali della Western Conference. Gli anni passano, gli allenatori cambiano ma i Suns arrivano al massimo in finale di Conference, nel 2010 ne escono nuovamente sconfitti, per mano dei Lakers di Kobe Bryant.
Nel 2012 Nash diventa free agent al termine di un’altra stagione da protagonista, convocato al suo ottavo All Star Game, e nonostante i suoi 38 anni riceve una serie di offerte allettanti. È sul punto di firmare con i Knicks, poi i Lakers convincono i Suns con un coraggioso “sign and trade” e si accordano con il canadese per un triennale da 28 milioni di dollari.
Le ambizioni sono grandissime, si formano i Big Four Nash-Bryant-Gasol-Howard, ma la realtà è ben diversa. Una serie di infortuni limitano il giocatore a sole 65 partite in due stagioni. Nash però arriva alla preseason 2014 in ottime condizioni. Ma bastano pochi allenamenti per capire che la sua schiena non vuole più collaborare. Steve Nash vorrebbe annunciare il suo ritiro già a ottobre, ma Mitch Kupchak lo convince a considerarsi solamente “out per tutta la stagione” in modo da poter prendere in considerazione un’eventuale trade con il suo stipendio in scadenza. Cosa che però non accade.
Dopo 19 anni da grande protagonista trascinatore, il terzo miglior passatore nella storia della NBA (10,335) saluta il mondo della pallacanestro giocata.
💬 Commenti