Nicolò Melli, così non va...ma non per colpa sua!
L'italiano sta faticando molto a trovare spazio nei Pelicans gestione Van Gundy, impossibilitato a dimostrare il suo valore e relegato ad un ruolo non suo.
L'italiano sta faticando molto a trovare spazio nei Pelicans gestione Van Gundy, impossibilitato a dimostrare il suo valore e relegato ad un ruolo non suo.
Sarà la stata la pausa troppo corta, sarà l'emergenza da Covid, sarà quello che volete ma questo inizio di stagione NBA 2020/21 è una Pre-Season più estesa. Si fanno fatica a contare sulle dita di una mano le vere partite giocate ad oggi, le squadre sono palesemente in fase di rodaggio quindi se si vogliono fare esperimenti questo è il momento. Fatta questa dovuta premessa vado dritto al fulcro di questo Docus, Nicolò Melli.
Con Danilo Gallinari fermo ai box Melli è l'unico azzurro in NBA oggi da tenere d'occhio...ecco, qui sorge già il primo problema perché Nic ai Pelicans il campo lo vede molto poco e quel poco pure male. I numeri sono impietosi, in 8 partite giocate: 12' di utilizzo, 1,8 punti, 2.5 rimbalzi e 1.1 assist con un dato che spicca su tutti, il tiro da 3. Melli oggi vanta un 4/20 da 2 e 3/16 da 3 a conferma che Van Gundy nei suoi Pelicans lo vede come Marco Belinelli, uno specialista...ma Melli non lo è!
Nicolò è tutt'altro giocatore rispetto a Marco che si è costruito una carriera sulla sua arma primaria. Melli è un giocatore prima di tutto con una gran intelligenza tattica figlia dell'esperienza Europea sotto maestri come Trinchieri e Obradovic, tecnicamente è in grado di giocare ed adattarsi alle situazioni richieste, non dimentichiamoci che alla finale delle Final Four di Eurolega del 2017 (quelle vinte dal Real Madrid di Doncic) Melli aveva tenuto DA SOLO in partita un Fenerbahce, avrebbe stra-meritato l'MVP in caso di successo dei turchi. Vederlo fare blocchi e stare fuori ad aspettare un improbabile scarico e pretendere che sia una macchina da 3 è follia ma, soprattutto, un enorme spreco.
Ma non sorprende, stiam pur sempre parlando di Stan Van Gundy. Un allenatore rimasto agli anni 90 come coaching, dopo il fallimento ai Pistons col doppio ruolo c'è stato chi ha avuto il coraggio di affidargli una squadra in rampa di lancio. New Orleans ha un grande potenziale malgrado la partenza dell'uomo chiave (Jrue Holiday) , gioca in un una Division apertissima perché tra San Antonio, Houston, Memphis e Dallas non c'è UNA squadra che domina (semmai c'è UN giocatore sopra a tutti col #77, ndr) quindi può benissimo puntare a vincerla ed andare ai Playoffs, oggi è ultima con 5-7.
Tornando a Melli, questo è un doppio problema in ottica futura per l'ex Bamberg: gioca poco in un ruolo che non gli appartiene e più si va avanti così più verrà etichettato come "Specialista che non funziona" e quindi sarà difficile tirarsi fuori (o cercare nuove destinazioni) per mostrare il suo vero valore.
Andare in NBA era giusto perché in Europa aveva fatto vedere il suo potenziale e quel treno andava preso inoltre New Orleans era anche una piazza buona per il progetto, sotto Alvin Gentry qualche buona prestazione era venuta fuori anzi: 12 volte in doppia-cifra con ben due 20elli a referto chiudendo la travagliata stagione 2019/20 con 6.6 punti in 17' e solo 3.4 triple prese a partita con 5.4 tiri presi da dentro l'arco. A conferma che il ragazzo sa giocare e può stare in NBA.
La situazione oggi non è ideale a meno che lui non si trasformi in un Rashard Lewis dei tempi d'oro di Orlando, Van Gundy è uno vecchia scuola e difficilmente cambierà qualcosa o, peggio ancora, cercherà di valorizzare l'ex Olimpia Milano che dovrà iniziare a fare i suoi conti se la musica non cambia. Vale di più di un catch-and-shoot.
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