We're Talking 'Bout: Season 1975/76
La Stagione 1974/75 si era conclusa con la vittoria dei Golden State Warriors e l'annuncio del ritiro/dimissioni del Commissioner J. Walter Kennedy. Kennedy lasciava la NBA dopo aver ottenuto risultati sportivi ed economici incredibili. Aveva ereditato da Maurice Podoloff nel 1963 una lega con nove squadre, qualche problema finanziario ed un futuro non certissimo, la lasciava 12 anni dopo con 18 franchigie, una solidità economica da far invidia alle altre leghe professionistiche, un contratto televisivo molto forte da tutti i punti di vista. Si calcolò che il volume delle entrate della NBA, dal momento del suo arrivo al comando della nave, era cresciuto del 200%.
Il suo posto venne preso da Larry O'Brien, avvocato, uomo politicamente importante, era il portavoce ufficiale del Partito Democratico, e famoso perché il suo ufficio fu quello da cui vennero trafugati i documenti che diedero il via allo scandalo Watergate. O'Brien era, appunto, un politico, un uomo capace di mediare, magari con meno polso di Kennedy, ma che aveva il carisma per poter continuare il processo intrapreso dal precedente Commissioner di ingrandirsi.
Pronti via e sul tavolo di O'Brien arrivò la richiesta di due franchigie della ABA, i New York Nets ed i Denver Nuggets, di essere ammesse alla NBA dalla stagione successiva. Il problema era spinoso. Da una parte era chiaro che l'altra lega fosse in possibile crisi alla voce soldi, dall'altra parte la eventualità che le due franchigie economicamente più forti della ABA passassero nella NBA, se poteva essere vista positivamente, rischiava, però, di aprire contenziosi legali con i rivali di difficile gestione. Malgrado gli owner della lega avessero dato parere positivo anche ad iniziare azioni legali, O'Brien disse no. Riuscì a convincere tutti che fosse meglio aspettare almeno un anno, e mai scelta si rivelò più azzeccata. Anche perché la vicenda ABA era di difficile comprensione. Soprattutto per quello che si era verificato al draft.
Il draft si era tenuto a New York il 29 Maggio 1975, la moneta aveva premiato gli Atlanta Hawks che con la # 1 chiamarono la spettacolare guardia di NC State David Thompson. Che preferì migrare verso i Denver Nuggets della lega rivale, cosa che non era mai successa prima. La stessa cosa che fece Marvin Webster, scelto con la #3 anche lui dagli Hawks. Ed anche lui fece rotta per il Colorado. Fu un draft ricco di scelte talentuose, importanti ed anche storiche. Intanto perché per la prima volta nella storia anche giocatori che non avevano finito i quattro canonici anni di College poterono essere scelti grazie alla Hardship Rule. Con la #2 i Los Angeles Lakers scelsero David Meyers, #4 Phoenix Suns-Alvan Adams. Poi con la #5 i Philadelphia Sixers chiamarono Darryl Dawkins, C di dimensioni fisiche clamorose, direttamente dalla High School. La cosa aveva un precedente nella NBA, draft 1962 Reggie Harding, e nella ABA, Moses Malone draft 1974. Solo che non essendoci un regolamento chiaro in materia, più per quello che non diceva che per quello che diceva, la lega non potè opporsi alla scelta.
E così sempre dalla High School alla #19 i poveri Atlanta Hawks chiamarono Bill Willoughby. Altre scelte degne di nota di quel draft: #6 Portland Trail Blazers-Lionel Hollins, #8 Los Angeles Lakers-Junior Bridgeman, #14 Golden State Warriors-Joe Bryant, #20 Golden State Warriors-Gus Williams, #23 Philadelphia Sixers-Lloyd Free, #37 New Orleans Jazz-Rudy Hackett, #46 Los Angeles Lakers-C.J. Kupec, #92 Los Angeles Lakers-Don Ford. Curiosità: al decimo giro #161 venne scelto dai Jazz il C Alexander Belov, dall'URSS. Era la prima volta che capitava, e pare che O'Brien ci mise del suo, per chiari motivi extra cestistici.
Poi due settimane dopo il draft avvenne una trade destinata a cambiare le sorti della lega in futuro. I Milwaukee Bucks spedirono a Los Angeles la loro stella, Kareem Abdul Jabbar, in cambio di Junior Bridgeman, Dave Meyers, Brian Winters ed Elmore Smith. Le notizie sullo scambio tennero banco per il resto dell'estate, facendo passare in secondo piano altre trade di notevole importanza.
Ma tutto era pronto per l'inizo della trentesima stagione della NBA. E giovedì 23 Ottobre 1975 New Orleans Jazz at Atlanta Hawks aprì la stagione regolare.
EASTERN CONFERENCE: Nella Atlantic Division pronostico rispettato, Boston Celtics padroni assoluti e #1 nella post season. 54-28, coach Tom Heinshon aveva dato le chiavi tecniche della squadra in mano a Dave Cowens e Jojo White, perso Don Chaney, ABA, aveva preso la G tiratrice Charlie Scott dai Suns, e lasciato la leadership emotiva al grande vecchio John Havlicek. A completare il roster Don Nelson e Paul Silas, poche cose nuove, ma la solita tremenda efficacia. Dietro loro e di ritorno ai playoff, #4 i Philadelphia Sixers di coach Gene Shue, 46-36. Shue aveva esportato il micidiale gioco offensivo visto a Baltimore, trovando nuovi interpreti in Doug Collins e George McGinnis, con Fred Carter su grandi livelli e il sorprendente Steve Mix a far legna sotto i ferri. Terzi nella division e #5 i Buffalo Braves, 46-36. Per coach Jack Ramsay la solita grande stagione offensiva di Bob McAdoo, per la terza volta consecutiva vincitore della classifica marcatori, accompagnato da Randy Smith e Ken Charles, dal ritrovato Jim McMillian e con il rookie John Shumate, preso in corsa da Phoenix per dare una mano sotto i tabelloni.
Nella Central sorpresissima Cleveland Cavaliers. Che vincono la Division, 49-33, grazie al grande lavoro di coach Bill Fitch, nominato Coach Of The Year. Attacco equilibrato, sette giocatori in doppia cifra tra cui Austin Carr, Jim Chones, Jim Brewer e Jim Cleamons, controllo del pitturato e grande difesa. Dietro loro e size #3 i Washington Bullets, 48-34. Una grande novità per coach K.C. Jones, rappresentata dall'arrivo di Dave Bing dai Pistons, che sarà l'MVP dell'All Star Game. Poi tutto come al solito, con Wes Unseld ed Elvin Hayes totem vicino al canestro, aiutati anche da Truck Robinson, e Phil Chenier a colpire dalla distanza.
WESTERN CONFERENCE: iniziamo dalla Pacific Division, dove i campioni Golden State Warriors dettarono la loro legge. Miglior record della lega, 59-23, con pochi problemi per i ragazzi di coach Al Attles. L'opera di ringiovanimento portava frutti, e dietro al solito Rick Barry emergevano talenti come Jamaal Wilkes, Phil Smith e Gus Williams, anche se la solitudine sotto le plance di Clifford Ray preoccupava. Secondi e #3 i Seattle Supersonics di coach Bill Russell, 43-39. Ceduto Spencer Haywood, Russell aveva dato alla squadra un gioco veloce, basato sulle invenzioni delle guardie, Slick Watts e Fred “Downtown” Brown, con una solida batteria di lunghi, Tom Burleson, Bruce Seals e Leonard Gray. Terza squadra qualificata alla post season nella Division i Phoenix Suns, 42-40. Coach John McLeod aveva una squadra giovanissima, talentuosa che giocava un basket veloce e spettacolare. Paul Westphal emerse in tutto il suo talento, con lui il Rookie Of The Year Alvan Adams, altro centro undersize bianco ma con tiro da fuori immarcabile, Curtis Perry e Ricky Sobers, ed i due veterani Dick Van Arsdale e Keith Erickson. Dalla Midwest arrivarono i problemi e le polemiche.
Vittoria dei rinnovati Milwaukee Bucks ma record negativo, 38-44. Coach Larry Costello aveva una squadra nuova e giovane, con Bob Dandridge unico rimasto dei vincitori dell'anello, emerse la G tiratrice Brian Winters, con Elmore Smith a fare il suo vicino a canestro. Dietro loro con l'ultimo posto utile per i playoff i Detroit Pistons, 36-46. La squadra faticò a trovare un gioco, cambiò coach durante l'anno, da Ray Scott a Herb Brown, fece continui scambi ed ebbe grossi problemi di infortuni nelle sue due stelle, Bob Lanier e Kevin Porter, arrivato dai Bullets. E questa qualificazione aprì le polemiche. Perchè nella Pacific i tanto attesi Los Angeles Lakers chiusero con 40-42 ma quarti. E per regolamento solo tre squadre al massimo per Division potevano accedere alla post season. Questo malgrado la stagione incredibile di Kareem Abdul Jabbar, che vinse il premio di MVP della regular season senza andare alla post season cosa mai accaduta prima.
PLAYOFF: ad est nel turno preliminare l'attacco dei Braves ebbe la meglio, 2-1 sul gioco di squadra dei Sixers. Alle semifinali di Conference seconda sfida Celtics vs Braves, ma niente era cambiato dall'anno prima, soprattutto nella testa di Ramsay. E in una serie lunga la difesa Celtics prese il sopravvento sull'attacco di Buffalo, 4-2. Nell'altra semifinale si arrivò alla settima partita. Una serie durissima, sette partite a basso punteggio, tre volte uno scarto di un punto. Ed i Cavs vinsero sorprendentemente vicino a canestro, portandosi a casa 4-3 la serie. La finale di Conference fu altrettanto dura, tra due squadre che facevano della difesa, anche cattiva, il loro credo. Ma qui le individualità di Jojo White e Dave Cowens emersero per tutta la loro grandezza, 4-2 e Celtics ancora alle Finals.
Ad ovest i claudicanti Pistons sorpresero i Bucks nel turno preliminare, 2-1. Semifinali di Conference con i Warriors che impiegarono più energie del dovuto per aver ragione di Detroit, anche perché Lanier demolì Ray e solo la grande serie di Phil Smith e Rick Barry consentì alla squadra della baia di vincere 4-2. I Suns, un po a sorpresa, eliminarono invece 4-2 i Sonics. Phoenix correva, e tanto, partite ad alto puntegio ed alti possessi. Westphal e Gar Heard a spingere contropiede e transizione. Troppo per Seattle. Le finali di Conference furono sette partite avvincenti. Ma i favoriti Warriors faticavano a tenere il ritmo di Westphal, Adams e compagni. E Ray si dimostrò solo, troppo solo sotto canestro. Dopo aver vinto gara 6 allo scadere i Suns riuscirono nell'impresa di espugnare Oakland in gara 7 con un immarcabile Adams. 4-3 Suns e finale, con gradissimo stupore di tutti.
Celtics vs Suns, Finals nuovissime.
Furono sei partite incredibili. Quando Phoenix correva i Celtics annaspavano, a ritmi lenti per i Suns erano problemi grossi. Gara 5 fece la storia, con i tre supplementari al Boston Garden, con il canestro da metà campo di Gar Heard per pareggiare il secondo supplementare, con il canestro sulla sirena di Don Nelson per vincere alla fine del terzo overtime. E gara 6 fu dominata da Jojo White e dai Celtics. 4-2 e tredicesimo titolo a Boston, con White premiato come MVP delle Finals.
Finiva una stagione intensa e bellissima, ma di lì a poco sarebbe successo qualcosa che avrebbe cambiato ancora i destini futuri della lega.
Arrivederci alla prossima puntata.
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