We're Talking 'Bout: Season 1960/61
Lakers< goes to Hollywood e nella lega arrivano Oscar Robertson e Jerry West mentre i Boston Celtics continuano inesorabili a vincere, benvenuti nella stagione 1960/61.
La stagione 1959/60 era andata in archivio con due chiare certezze: i Boston Celtics erano la squadra da battere e Wilt Chamberlain sembrava poter diventare l'uomo dominante della lega. I Saint Louis Hawks erano stati gli ultimi ad arrendersi il 9 Aprile 1960.
Maurice Podoloff aveva deciso di far svolgere il draft 1960 all'interno degli uffici della lega aspettando la fine della post season, per evitare altre situazioni poco piacevoli, come quella vissuta l'anno precedente. Draft che venne regolarmente svolto l'11 Aprile, due giorni dopo la fine della stagione NBA.
I Cincinnati Royals avevano a disposizione la “Territorial Pick”, e decisero di chiamare la guardia/ala di Cincinnati University, un altro uomo destinato ad entrare nella storia della lega, Oscar Robertson. Vista l'importanza del nome scelto, per evitare altri casi alla Chamberlain, peraltro impossibili, Podoloff decise che Robertson sarebbe comunque stato considerato anche la scelta #1. Con la numero 2 i Minneapolis Lakers chiamarono Jerry West da West Virginia University. Entrambi i giocatori erano molto attesi nella NBA, dopo la splendida carriera universitaria. E lo sarebbero stati ancora di più dopo che entrambi dominarono le Olimpiadi di Roma di quella estate, portando team USA alla conquista dell'ennesima medaglia d'oro.
Nel frattempo però qualcosa di incredibilmente importante era successo nella NBA. Qualcosa che il Commissioner stava attendendo da tempo. Diciamo che tutto era iniziato a Gennaio di quell'anno, quando un incidente aereo conclusi fortunatamente senza morti, unito a due partite giocate in California crearono le basi per muovere dalla sua città d'origine una delle franchigie storiche della lega.
Andiamo con ordine.
Il 18 Gennaio i Minneapolis Lakers stavano tornando a casa da Saint Louis sull'aereo privato del loro proprietario, Bob Short, quando il DC-3 che li stava riportando a casa precipitò su una fattoria dopo aver incontrato una tempesta di neve nell'avvicinamenteo all'aereoporto di Minneapolis. Ci furono solo feriti e contusi, ma la cosa, ovviamente scosse molto l'ambiente Lakers. Oltretutto, malgrado il ritorno alle Finals del 1959, i fans avevano ormai abbandonato la squadra . Short era stanco delle stagioni perdenti e deluso per la perdita continua di spettatori. Già nel 1957 aveva tentato di portare la franchigia a Kansas City senza riuscirci. Ma dopo le due partite giocate in California, Short capì di aver trovato una nuova casa per i suoi Lakers, non fosse altro che per una questione climatica.
Bisognava solo capire dove.
Ed il gruppo di investitori che aveva consentito ai Dodgers di spostarsi da Brooklyn a Los Angeles si fece vivo con una proposta che non si poteva rifutare. E la cosa più importante consisteva nel far giocare i Lakers nella Los Angeles Memorial Sports Arena, nuovissimo impianto inaugurato il 4 Luglio 1959, capace di contenere 15.000 persone. Così i Lakers fecero armi e bagagli e si trasferirono a Los Angeles, diventando la prima squadra della West Coast.
Nascevano i Los Angeles Lakers.
Per Maurice Podoloff era un sogno che diventava realtà. Finalmente la NBA era una lega totale, pur avendo solo otto franchigie esse attraversavano tutto il territorio nazionale.
Per festeggiare, se così si può dire, venne deciso di aumentare le partite di Regular Season da 75 a 79.
tutto era pronto e la stagione iniziò il 19 Ottobre 1960 con la sfida tra i “nuovi” Los Angeles Lakers ed i padroni di casa Cincinnati Royals. Per la cronaca l'esordio di Robertson nella lega fu esattamente uno spaccato di quello che sarebbe stata la sua carriera: 21 pts, 12 rimb., 10 ass.
All'interno di tutte queste novità una sola certezza rimaneva incrollabile: i Boston Celtics.
La squadra di Coach Red Auerbach dimostrò da subito di essere, come negli anni precedenti, decisamente un gradino, o forse due, sopra le altre. Intanto il roster era stato completamente riconfermato, con l'aggiunta del rookie Tom Sanders. Bob Cousy, Tom Heinshon, Frank Ramsay, Bill Sharman non sembravano avere rivali che li potessero avvicinare.
Poi c'era lui, il #6. Bill Russell.
Mai come in quella stagione fu completamente dominante, oltre alle sue caratteristiche note, i rimbalzi e la difesa, dimostrò di poter essere altrettanto fondamentale in attacco. Con le sue giocate, la sua leadership e la sua tranquillità nell'essere così determinante in campo vinse il titolo di MVP della stagione regolare.
E questo malgrado la solita fantastica seconda stagione nella lega di Wilt Chamberlain. Che praticamente da solo trascinò i Philadelphia Warriors ad una fantastica regular season. Le sue statistiche, per conoscenza, recitarono 38,4 ppg, con oltre 27 rim. a serata, tirano per la prima volta nella storia sopra il 50% dal campo.
Ad est quindi la Division venne vinta dai Celtics, 57-22, poi gli Warriors, 46-33, con l'ultimo posto ai playoff preso dai soliti Syracuse Nationals, 38-41, di un redivivo Dolph Schayes, che trovarono nuova linfa anche nella crescita del terzo anno Hal Greer.
Anche ad ovest solita vecchia musica.
I Saint Louis Hawks sembravano troppo squadra per le altre franchigie della Division. Caoch Paul Seymour aveva consegnato le chiavi tecniche della squadra al trio Pettit, Hagan, Lovelette, in tre oltre i 20 ppg, che trovarono un validissimo aiuto nella guardia rookie Lenny Wilkens, praticamente un altro coach in campo. Vinsero facilmente la division, 51-28. I Los Angeles Lakers si rivelarono troppo Elgin Baylor dipendenti. L'ala dei californiani chiuse a oltre 34 ppg, con quasi 20 rim. a partita, ma a parte il rookie Jerry West c'era poco altro nella franchigia di coach Fred Schaus. Che comunque riuscì ad entrare nel cuore della gente di Los Angeles che accorse numerosa alla Los Angeles Arena. Dietro di loro i Detroit Pistons, 34-45, guidati dal veterano Gene Shue, e da Bailey Howell, secondo anno ala forte.
I Cincinnati Royals mancarono per una partita la post season, malgrado Oscar Robertson, vincitore del premio di Rookie Of The Year ad oltre 30 ppg, con 10,1 rim e 9.7 assist a sera. Per la prima volta nella storia della NBA tre giocatori superarono i 30 punti di media a partita, questo perché le squadre giocavano un basket offensivo e molto veloce. Robertson vinse anche l'MVP dell'All Star Game, giocato a Syracuse e vinto dalla Western Division.
I playoff ad est si aprirono con una sorpresa.
I Nats eliminarono in tre partite secche Phila, grazie al collettivo, sempre almeno cinque giocatori in doppia cifra, ed ai continui raddoppi su Chamberlain, tradito dai compagni e, forse, anche da se stesso. Nella finale di Division i Celtics si dimostrarono troppo squadra, ed a parte una gara 2 giocata malissimo specie da Russell, non ebbero troppi problemi a eliminare Syracuse 4-1.
Ad Ovest i Lakers diedero vita a due serie di playoff bellissime, eliminando 3-2 i Pistons e perdendo 4-3 contro gli Hawks. Baylor trovò in West un valido aiutante, capace di impensierire le difese con tiri da distanza incredibile per l'epoca.
Contro Saint Louis la vittoria in gara 5 dei Lakers con 49 punti e 25 rimb di Baylor consegnò un altro incredibile match point a Los Angeles. Ma in gara 6 a Los Angeles davanti a 14.808 spettatori Woody Saulsdberry nell'overtime segnò un pazzesco canestro da 8 metri praticamente sulla sirena che riportò la serie nel Missouri.
E gara 7 fu altrettanto intensa e appassionante, 105-103 per gli Hawks il finale, con grande Pettit, capace di segnare gli ultimi 11 punti della sua squadra.
Ancora una Finals Celtics vs Hawks. Ma ancora una volta, e questa volta molto più nettamente, Boston si dimostrò troppo superiore all'avversaria.
4-1 il risultato finale.
Gli Hawks vinsero gara 3 solo grazie alle tragiche pct dalla lunetta dei biancoverdi. Per il resto Russell, Cousy ed il resto dei ragazzi di Auerbach furono inavvicinabili. L'11 Aprile Bill Russell scrisse 30 punti con 38 rimbalzi, i Celtics vinsero 121-112 ed il terzo anello consecutivo approdava nel Massachussets.
Un altro tassello nella grande storia bianco verde.
Arrivederci alla prossima puntata.
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