We're Talking 'Bout: The ABA

Avviso ai naviganti: questo pezzo non sarà come gli altri della rubrica. Perchè avrebbe poco senso parlare della ABA sprecando tempo nell'elencare le squadre che hanno vinto i titoli, le varie franchigie che ne hanno fatto parte, e sono state davvero tante, gli MVP e cose così. Per quello basta documentarsi in rete e si dovrebbe trovare tutto molto facilmente. Qui cercheremo di trasmettere con anedotti, vicende e memorie storiche, quello che la ABA ha lasciato in eredità a noi fanatici appassionati di basket, e che ci siamo portati fino ai giorni nostri. Ed entriamoci nella storia di questa lega, che visse solo per nove intensissime stagioni. 5557856_2_lA partire dal 1967 quando due giovani californiani, Dennis Murphy e Gary Davidson, ed un imprenditore ed ex giocatore di basket a livello di High School dell'Indiana, Richard Tinkham, decisero di creare una lega professionistica di basket. Quei tre folli e visionari ragazzi riuscirono in poco tempo a coinvolgere ben undici città, laddove la NBA si era dimostrata poco interessata a creare franchigie, ed in perfetta concorrenza con la lega già presente, per l'autunno di quell'anno tutto era pronto per dar via alla American Basketball Association. Venne chiesto all'ex stella NBA dei GeorMinneapolis Lakers, George Mikan, di diventare il primo Commissioner della ABA, e questi accettò con grande entusiasmo. Da subito si capì che questa lega era diversa da quella già presente. Intanto venne deciso che il pallone da usare nelle partite fosse tricolore, con i colori della bandiera USA, bianco, rosso e blu. Poi si decise che lo shot clock fosse di 30 secondi, ed infine venne introdotto il tiro da tre punti. Mikan copiò l'idea avuta da Abe Saperstein per la sua American Basketball League, e mise la linea dei tre punti a mt. 7,62. 25 piedi. A parte questo, o proprio grazie a questo, la ABA viene ricordata da tutti come una lega dove il basket offensivo era privilegiato. Partite a punteggi alti, gioco spettacolare, poco interesse a difendere. Tutti sembrarono contagiati da questa voglia di correre, segnare, schiacciare. Ma anche in altro la ABA si differenziò dalla rivale NBA. Se da una parte c'era una rincorsa spasmodica a cercare spazi sui media, giornali, radio e soprattutto televisione, Mikan e soci non sembravano essere altrettanto interessati a questo aspetto del gioco. La ABA non credeva nel potere in primis della TV e mai cercò per tutto il periodo della sua esistenza, un qualsiasi accordo con un network nazionale. Per Mikan i fans sarebbero dovuti venire nelle arene, per vedere dal vivo i giocatori e le partite. Ed anche a livello radiofonico lasciò che ogni franchigia facesse in autonomia. All'inizio tra le due leghe fu chiaramente guerra. Questo perché la ABA, soprattutto in alcune sue franchigie, iniziò una caccia frenetica alle stelle NBA. Arrivarono offerte favolose sia a Wilt Chamberlain che a Oscar Robertson, qualcuno, gli Oakland Oaks nello specifico, arrivò ad insidiare Bill Russell a Boston. Proprietario di quegli Oaks era Pat Boone, cantante ed attore praticamente sui livelli di Elvis e Frank Sinatra, che riuscì a sottrarre Rick Barry ai cugini di baia San Francisco Warriors, con l'offerta monstre, per l'epoca, di 500.000 $ all'anno per tre anni, se si pensa che Chamberlain e Jerry West, i più pagati nella NBA, ne prendevano 120.000 $. Quell'offerta, ed altre, fecero si che in più di un'occasione le parti in causa si rivolgessero ai tribunali, con sentenze da parte dei giudici, addirittura nel caso Spencer Haywood venne coinvolta la Corte Suprema, per redimere le questioni. Nets-73-74-Home-Julius-Erving-Stars-Gerald-GovanPoi improvvisamente grazie al proprietario dei Seattle Supersonics, Sam Schulman, all'inizo degli anni 70 scoppiò una pace improvvisa. Schulman prima suggerì ai vertici NBA di tentare di creare un'unica lega con la ABA, poi, vistosi rispondere picche, provò a convincere Walter Kennedy a far disputare una sorta di finalissima tra le due squadre vincenti delle rispettive leghe. Visto che anche questa proposta non sortì nessun effetto, allora si passò all'ipotesi “partite di esibizione”. Così a partire dall'estate del 1971 iniziarono le sfide interlega. Prima con una sfida tra due specie di rappresentative All Star, poi con partite tra le squadre delle due leghe, infine con sfide in pre season, che avevano come apice la partita tra le due squadre vincenti nella stagione precedente. Ed erano partite vere, molto più che pre season. Questo perché si cercava una sorta di supremazia di lega. E la ABA non andò mai sotto, come in molti pensavano, anzi. Nella pre season del 1975 il record delle partite interlega fu 31-17 a favore della ABA. Certo le cose non erano però tutto rose e fiori. Se si analizzassero le varie stagioni si noterebbe che soltanto cinque franchigie arrivarono a giocarsi tutte le nove stagioni. Il problema economico fu ovviamente alla base dei vari fallimenti, spostamenti, nascite e nuovi fallimenti delle varie squadre. La gestione economica della lega non fu mai brillante ed oculata come invece avveniva nella rivale NBA, e, cosa fondamentale, la mancanza di soldi che entravano nelle casse di lega e società provenienti dalla televisione divenne, nel lungo periodo, un buco non esattamente colmabile. Oltretutto la scarsa solidità economica delle franchigie ABA determinò anche una fuga di talenti verso la NBA, che pagava se non meglio quanto meno sicuro. La ABA tentava di attirare i fans con pseudo attrazioni durante le partite, vedi Victor the Wrestling Bear di Indiana, dove un orso combatteva contro uno spettatore scelto a caso, o le cheer leaders dei Miami Floridians, prime ad esibirsi in bikini, arrivando a seguire giocatori avversari ed arbitri sulla side line per tentare di distrarli, ma da soli gli spettatori e gli incassi derivanti da questo, non bastavano a coprire le spese di gestione di franchigie professionistiche. artis-gilmore-ABACosì al termine della stagione 1975/76, terminata con la vittoria dei New York Nets la ABA annunciò il fallimento chiudendo i battenti. Erano rimaste in pratica solo sei franchigie delle nove presenti ad inizio stagione, due fallirono dopo poche partite, la terza arrivò alla fine ma senza pagare i giocatori. Delle sei rimaste solo quattro, New York Nets, Denver Nuggets, Indiana Pacers e San Antonio Spurs, riuscirono a pagare la tassa per farsi assorbire dalla NBA. Ed i Nets per farlo dovettero cedere la loro stella Julius Erving ai Sixers per 3 Mln. di $, dopo averlo invano proposto ai Knicks. Anche perché gli stessi Nets, siccome entrarono come nuova lega in un'area in cui già operava una franchigia, furono costretti a versare ai cugini Knicks altri 4,5 mln di $. La ABA finiva così, uscendo economicamente sconfitta dalla NBA. Ma noi della ABA vogliamo ricordarci altro. Che va oltre ai fenomeni che hanno giocato in quella lega, da Doc. J., ad Artis Gilmore, da Connie Hawkins a David Thompson, passando per Rick Barry, Maurice Lucas, Dan Issell, George Gervin, Bobby Jones ed altri che sicuramente mi sono dimenticato. Senza contare dei coach come Larry Brown, Hubie Brown e Tom Nissalke. Noi vogliamo ricordarci anche altro. Come gli All Star Game con l'intermezzo musicale, dove gruppi più o meno famosi si esibivano in concerti anche di un'ora. Come la strega di Denver, Robota, che fece una terrificante apparizione ai giocatori degli Indiana Pacers prima di gara 4 delle finals del 1975. O Dancing Harry, mascotte dei Pacers che amava ballare in campo.......si ma con le partite in corso. Od i Baseline Bums degli Spurs, primo vero gruppo ultras della pallacanestro USA, capaci di appendere per il collo una bambolina modello impiccato sulla porta dello spogliatoio dei Nuggets raffigurante coach Larry Brown. Brown che da giocatore nei Virginia Squires trovò sulla canotta da gioco il suo nome scritto Broun e così gioco per dieci partite prima che si decidessero a cambiarglielo. Addio ABA e grazie di tutto. Arrivederci alla prossima puntata.

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