Dopo una off season pregna di avvenimenti si sentiva il bisogno di basket giocato, di basket vero.
Larry O'Brien ed i vertici
NBA necessitavano normalità cestistica, sperando che le nuove regole potessero migliorare lo spettacolo e far diminuire quelle situazioni negative che stavano iniziando ad incrinare il rapporto spettatori/lega.
E così Venerdì 13 Ottobre 1978, giorno dell'opening night, venne accolto come una liberazione dai problemi estivi. A livello regolamentare non venne cambiato niente, sempre due Conference e quattro Division, le migliori sei ai playoff, le vincitrici delle Division ammesse di diritto alle semifinali di Conference.
EASTERN CONFERENCE: I campioni in carica
Washington Bullets affrontarono la regular season sull'onda dell'entusiasmo della vittoria ottenuta l'anno predente. Vittoria nella
Atlantic Division, nella Conference e miglior record della lega, 54-28. Coach
Dick Motta aveva seguito il motto “squadra che vince non si tocca”. Gioco equilibrato offensivamente, grande controllo del pitturato, panchina lunghissima per poter cambiare il ritmo delle partite e dare riposo ai veterani del quintetto.
Elvin Hayes e
Bob Dandridge le due stelle offensive, ma sei uomini in doppia cifra, con
Wes Unseld autore di una buona stagione anche in attacco,
Mitch Kupchack sesto uomo di lusso,
Tom Henderson e
Kevin Grevey guardie importanti per punti e leadership. Dalla panchina poi anche
Larry Wright e
Greg Ballard ad allungare il roster e dare solidità. Dietro loro nella Division e size #3 i
Philadelphia Sixers di coach
Billy Cunningham, 47-35. Gioco veloce e spettacolare,
Julius Erving leader offensivo, e non solo, della squadra.
Doug Collins ed
Henry Bibby ad aiutare a metter punti, ma anche qui un roster lungo. Dal giovane PG emergente
Maurice Cheeks, all'altro giovane ed impressionante, almeno fisicamente, C
Darryl Dawkins, che iniziava ad avere sempre più spazio nella squadra, per arrivare all'importantissimo nuovo arrivato via Nuggets,
Bobby Jones, che con
Caldwell Jones e
Steve Mix creava un gruppo di lunghi di ottimo spessore. Terza squadra a qualificarsi alla post season, a sorpresa, e con record negativo i
New Jersey Nets di coach
Kevin Loughery, 37-45. Gioco offensivo basato sul secondo anno
Bernard King, SF dal talento cristallino, e sulla SG
John Williamson, grande difesa, la terza della lega, grazie al centrone intimidatore
George Johnson, e onesti mestieranti del parquet, da
Eddie Jordan a
Jan Van Breda Kolff.
Nella
Central Division ennesimo successo dei
San Antonio Spurs di coach
Doug Moe, 48-34. Tutti dietro al miglior marcatore della lega, quel meraviglioso attaccante di nome
George Gervin, con
Larry Kenon fondamentale sui due lati del campo,
James Silas PG in questa stagione capace di svolgere più del compitino chiesto, ed il trio
Billy Paultz-
Mark Olberding-
Coby Dietrick a far legna sotto i tabelloni. Certo chiedere anche difesa era un pochino troppo....Secondi nella Division e anche loro una sorpresa ai playoff con la #4 gli
Houston Rockets guidati da un fenomenale ed innovativo coach
Tom Nissalke, 47-35. Antesignano dello small ball, quattro piccoli ed un autentico fenomeno nell'area dei tre secondi:
Moses Malone. Il giovane centro dominò il pitturato quella stagione, 25 ppg e quasi 18 rimb., cifre che non si vedevano da tempo.
Vinse il premio come
MVP della Regular Season. La ferocia a rimbalzo, negli aiuti, ed in attacco lo fecero diventare un trascinatore per i suoi compagni.
Calvin Murphy e
Robert Reid a dividersi il ruolo di G,
Rudy Tomjanovich, rientrato dalle operazioni dopo il terribile infortunio dell'anno precedente, e
Rick Barry, veteranissimo arrivato dai
Warriors, a giocare nei due spot di ala, gioco veloce e poche rotazioni, con
Mike Dunleavy e
Mike Newlin ad uscire dalla panchina. Ai playoff con la #5 e terzi nella combattutissima Division gli
Atlanta Hawks di coach
Hubie Brown, 46-35. Squadra enigmatica, senza grosse stelle di prima grandezza, a parte
John Drew, con tanti buoni giocatori decisamente migliorati dal sistema del coach, vedi
Eddie Johnson, l'acciaccato ma sempre in campo
Dan Roundfield, il duo
Armond Hill e
Tom McMillen, ed i due centri
Steve Hawes e
Tree Rollins. Non un basket spettacolare ma giochi eseguiti bene, con giocatori sempre in movimento.
WESTERN CONFERENCE: Nella
Pacific Division vittoria dei finalisti i
Seattle Sonics, 52-30 e #1 nella Conference, di coach
Lenny Wilkens. Probabilmente i Sonics giocarono il miglior basket della lega, tanti ottimi giocatori capaci di passarsi la palla, di difendere ed attaccare senza egoismi o pause. Sette giocatori in doppia cifra ed un roster molto lungo.
Dennis Johnson e
Gus Williams le guardie,
John Johnson e
Lonnie Shelton le due ali e
Jack Sikma sotto canestro. Dalla panchina
Fred Brown,
Tom LaGarde ed il veteranissimo
Paul Silas, con
Wally Walker a dare minuti di qualità. Secondi nella Division e #3 i
Phoenix Suns di coach
John McLeod. Squadra costruita per correre ed attaccare, transizione primaria, secondaria e forse anche di più.
Paul Westphal e
Walter Davis armi offensive,
Alvan Adams e
Truck Robinson a prendere rimbalzi e segnare in area. Certo poca difesa ma che bello vederli giocare. Dietro loro i
Los Angeles Lakers di coach
Jerry West. Anche qui tentativo di giocare piccoli con
Kareem Abdul Jabbar a far il centrone dominante. Solo che
Norm Nixon amava alzare troppo i ritmi offensivi, ed
Adrian Dantley tendeva ad occupare il post, posizione preferita da Jabbar ovviamente.
Troppa confusione, da cui si salvò, e bene, il solo
Jamaal Wilkes. Quarta squadra della division ad andare alla post season i
Portland Trail Blazers, 45-37. Coach
Jack Ramsay dovette far a meno di
Bill Walton per tutta la stagione e trovò nuova linfa offensiva e sotto i tabelloni dal trio
Maurice Lucas-
Tom Owens e la prima scelta assoluta
Mychal Thompson.
Lionel Hollins e
Ron Brewer in guardia e
Dave Twardzik giocatore sempre importante. Nella
Midwest Division vittoria dei sorprendenti
Kansas City Kings del
Coach Of The Year Cotton Fitzsimmons, 48-34.
Otis Birdsong e
Scott Wedman leader offensivi, splendida stagione di
Phil Ford,
Rookie Of The Year,
Sam Lacey e
Bill Robinzine sotto i tabelloni ed in difesa. Dietro loro i
Denver Nuggets, 47-35. Sorprendente avvicendamento in panchina a stagione in corso tra
Larry Brown e
Donnie Walsh, i Nuggets avevano comunque continuato a giocare il loro basket offensivo, se possibile velocizzandolo ulteriormente.
David Thompson,
MVP dell'All Star Game, era stato affiancato dal nuovo arrivo, via Sixers,
George McGinnis.
Dan Issell continuava a fare il suo,
Charlie Scott e
Bob Wilkerson in gande spolvero. Ma poca difesa e poca voglia di passarsi la palla. E questo nella post season era un problema.
PLAYOFF: Ad est primo turno con poche difficoltà per i Sixers sui Nets, 2-0, e per gli Hawks sui Rockets, 2-0. Atlanta trascinata da Drew, Johnson e
Terry Furlow, riuscì a disinnescare la minaccia Malone, lasciato troppo solo. Le semifinali di Conference furono spettacolari. Spurs e Sixers andarono alla settima, con San Antonio avanti 3-1, ripresi sul 3-3 da due grandi partite di Erving e Dawkins, e vittoriosi alla settima in casa con un meravigliosa partita del trio Gervin, Kenon e
Mike Green. Anche Bullets vs Hawks andò alla settima partita. Washington in difficoltà a giocare ai ritmi bassi, ma Dandridge, Hayes e la panchina risolsero parecchi problemi. In gara 7 Hayes disse 39 dominando il quarto periodo e 4-3 Bullets. Finali di Conference e Spurs sul 3-1, con i Bullets incapaci di fermare il micidiale attacco texano. Ma in gara 5 Hayes, Grevey ed Unseld girarono la serie, rimontando e vincendo la partita. Gara 6 a San Antonio vide due protagonisti a sorpresa, Ballard e Wright, che vinsero nel quarto periodo la partita. Gara 7 venne dominata da Gervin, 42 pt. alla fine, ma vinta nel finale drammatico da Dandridge, Hayes ed il solito Ballard.
I Bullets tornavano alle Finals.
Nella Western, Suns vittoriosi grazie al fattore campo contro i Blazers, Lakers, trascinati da un Jabbar ritrovato e dal duo Dantley-Wilkes, che vinsero due volte nella Mile High City per eliminare i Nuggets. Semifinali di Conference con i Suns capaci di spazzare via i Kings grazie al loro basket offensivo, 4-1 senza nemmeno troppo faticare. Stessa sorte toccata ai Lakers contro i Sonics, 4-1 ma cinque partite combattute. Williams, Dennis Johnson ed il gioco corale, troppo anche per Jabbar.
Anche qui Finali di Conference alla settima partita. Alla quinta i Suns con un basket controllato vinsero presentandosi a Phoenix sul 3-2. Gara 6 vide i Sonics recuperare otto punti nei minuti finali e vincere di uno con un canestro di Dennis Johnson a 12 secondi dalla fine, ed una grande difesa di Silas. Gara 7 si giocò davanti a 37.552 spettatori, un record assoluto. Seattle accettò il gioco veloce dei Suns, Sikma fece una partita incredibile ed a due secondi dalla fine prese il rimbalzo offensivo e segnò i due liberi decisivi che riportarono i Sonics alle Finals.
A distanza di un anno ancora Bullets vs Sonics. Una rivincita non esattamente annunciata.
Gara 1 venne vinta dai Bullets, che sfruttarono il fattore campo e le giocate decisive di Dandridge. Ma i Sonics da gara 2 presero in mano le sorti della serie, guidati da un Dennis Johnson superbo sui due lati del campo. Sikma e Williams fecero il loro, ed il pubblico incredibile di Seattle fece il resto, mai meno di 35.000 persone alle Finals. Gara 5 venne vinta nel finale dal solito Dennis Johnson, che vincerà l'
MVP delle Finals. 4-1 e titolo ai Seattle Supersonics.
Al di là dei Johnson, dei Williams, dei Sikma, Lenny Wilkens ringrazierà pubblicamente Paul Silas, definendolo determinante nello spogliatoio e non solo per la conquista dell'anello.
Larry O'Brien era soddisfatto, si era rivisto del basket, del gioco bello e dello spettacolo. Ed avevano vinto i migliori.
Arrivederci alla prossima puntata.
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