Hard-Drive Team 2018/19: Chicago Bulls
Quando si scrive dei Chicago Bulls si fa molta fatica a non pensare a quei Bulls. All’idea che, nella mente di ogni fan della città dell’Illinois, ci sia una incredibile voglia di rivivere i fasti degli ormai lontani anni ‘90. Sembrava, in un passato che inizia a non essere più così recente, che qualcosa potesse accadere, poi tutto è finito molto brutalmente, con la complicità di un cattivone da Akron, e praticamente da un biennio si è entrati nell’ottica del dover ricostruire.
Il management dei Bulls, nel suo G.M. Gar Forman è perfettamente a conoscenza che il processo non sarà così agevole e nemmeno così veloce, anche se, viste le scelte fatte nei draft e nei contratti in free agency, un progetto sembra avere forma.
Intanto è stato confermato per la quarta stagione consecutiva nel ruolo di head coach Fred Hoiberg. Abbastanza discusso a Windy City, ai fans non entusiasma molto, dopo il tragico 27-55 con cui i Bulls hanno chiuso la passata regular season in tanti ne reclamavano la testa. Non ai vertici della franchigia evidentemente, dove si pensa che Hoiberg, per i suoi trascorsi e per come viene apprezzato dai giocatori, sia l’uomo giusto a cui affidare un roster giovane, con talenti da sgrezzare o da elevare al ruolo di giocatori NBA di alto livello. Per cui totale fiducia al nativo del Nebraska, che dovrà cercare di dare equilibrio ad un roster sulla carta anche abbastanza talentuoso in alcuni giocatori.
Ad iniziare da Zach LaVine. Arrivato come il colpaccio di mercato della scorsa stagione, un brutto infortunio gli ha fatto saltare tre quarti della stagione, e questa assenza, a detta dello stesso coach, si è fatta sentire. Che sia il leader offensivo della squadra, e forse non solo, è abbastanza chiaro. Certo forse il ruolo di PG gli va stretto, avendo nella soluzione personale il proprio cavallo di battaglia, oltre a quelle piccolissime doti fisiche che tutti conoscono. Quest’anno dovrà prendersi molte responsabilità, ma ha l’arroganza giusta per farlo. Con lui ci si aspetta tanto anche dal secondo anno Lauri Markkannen. Il finlandese ha impressionato tantissimo nel suo anno da rookie, ha voglia e capacità per far aumentare di giri il suo livello di gioco. Riuscisse a farcela, ma ho pochi dubbi a riguardo, formerà una coppia giovane che si toglierà molte soddisfazioni future vicino a canestro con Wendell Carter Jr. La scelta #7 del draft esce con le stimmate del classico giocatore di Duke. Con in più fisicità e bei movimenti vicino a canestro. La giovane età potrebbe poi non essere così un problema in questo roster. Anche perché di veterani non è che ce ne siano così tanti.
E l’unico degno di nota è il fustigatore delle mascotte, Robin Lopez. Rimbalzista, difensore, buone mani vicino al canestro, ma non esattamente quel veterano che serve a dei giovani che vogliono emergere nella NBA. Anche perché di Omer Asik non si ricordano più le gesta da giocatore. E Justin Holiday per quanto sia cresciuto tanto negli ultimi anni, resta un giocatore di ruolo, che si sta ritagliando minuti importanti a Chicago per le congiunture astralo/cestistiche. Il resto del roster si compone di giocatori che potrebbero essere, però danno l’idea che manchi sempre qualcosina. A cominciare da Bobby Portis. Giocatore di sicuro talento offensivo, bel fisico, ottimo rimbalzista che deve trovare continuità e solidità mentale. Per continuare con Cristiano Felicio, altro bel fisico, giocatore che corre il campo e va a rimbalzo con grande voglia, ma che ha l’infortunio facile e la capacità di sparire dal campo quando conta, e su Cameron Payne possiamo dire che risulta essere più famoso per i balletti che faceva con Westbrook ai Thunder che per le partite giocate.
Discorso diverso per Kriss Dunn. La scorsa stagione ha dimostrato di poter essere un buon PG titolare in una franchigia della lega. Tutto quello che di buono si era detto di lui al momento del draft 2016 lo si è visto in maglia Bulls, il che fa sperare per il futuro. Ed anche Denzel Valentine è atteso al varco. Due stagioni di pochi alti e tanti bassi, adesso è il caso che il suo livello di gioco salga, altrimenti rischia di sparire nell’anonimato. Crediamo che anche la scelta #22 del draft Chandler Hutchison dovrebbe poter trovare velocemente spazio nelle rotazioni Bulls. Attaccante dotato di discreta mano, bel rimbalzista, in un roster del genere avrà le sue opportunità.
Due parole le spendiamo sul colpo della free agency di Chicago, Jabari Parker. Inutile elencare le qualità cestistiche del prodotto di Duke University. Se sano è un signor giocatore, deve ritrovare fiducia nei suoi mezzi tecnici e atletici. Ripetiamo dovesse risolvere i problemi con gli infortuni sarebbe un arrivo che potrebbe elevare la qualità del gioco Bulls verso l’alto.
% Playoffs: 20%- Manca ancora qualcosa a questo roster e le incognite sono superiori alle certezze. Occorre crescere, insieme. Il talento a disposizione c’è, sta ad Hoiberg metterlo nelle condizioni di rendere il meglio possibile.
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