Hard Drive Team 2019/20: Detroit Pistons

Squadra sempre in bilico tra l’emergere o il fallire con un gruppo all’ultima chiamata insieme. Ci occupiamo oggi dei Detroit Pistons La stagione scorsa dei Detroit Pistons è stata abbastanza schizofrenica. Alti e bassi per tutta la regular season, con giocatori che sono sembrati su ipotetiche montagne russe tecniche. La continuità di rendimento trovata sul finale di stagione, grazie al fatto che coach Casey ha alzato la voce con i veterani e stelle della squadra, ha consentito ai Pistons di raggiungere un record 41-41, con susseguente partecipazione alla post season. Durante l’annata cestistica qualcosa si era mosso in una specifica direzione. Responsabilizzazione dei giocatori più importanti del roster, tentativo di trovare un supporting cast, o presunto tale, che possa aumentare il livello tecnico della squadra. Certo in questo momento il futuro dei Pistons non appare chiarissimo. Sulla carta ha un roster che potrebbe ambire a posizioni migliori nella Eastern Conference, ma sia nella gestione Van Gundy che in questa sembra sempre che manchi qualcosa, o più di qualcosa per far quadrare il cerchio. Per cui bisogna fare il massimo con quello che si ha, lavorando tanto, e sperando che tutti riescano a dare il massimo del loro potenziale nello stesso momento. A Detroit, in più di una occasione, sembravano essersi dimenticati che il basket fosse uno sport di squadra, poi da un determinato momento della scorsa stagione qualcosa è cambiato. Questa regular season deve servire a far capire cosa il futuro ha in serbo per questo gruppo, ad una delle ultime chiamate. COACH: Dwane Casey è stato scelto la scorsa stagione per sostituire Stan Van Gundy e restituire un minimo di credibilità ad un progetto che sembrava aver perso la strada. Casey è riuscito a ridare fiducia al roster, cosa che è mancata nella precedente gestione. E’ un coach di grande esperienza, che riesce a far giocare bene le sue squadre e che piace ai giocatori che allena. Entra nel secondo dei suoi cinque anni di contratto, ed è uno che conosce il significato di lavoro in palestra. CONFERMATI: E’ rimasto il trio barometro di questa franchigia, che dovrà indicare la strada ed essere trascinatore per il resto del roster, Blake Griffin, Andre Drummond e Reggie Jackson. Griffin è tornato sui suoi livelli abituali verso la fine della scorsa stagione, se integro e con voglia resta, carattere a parte, uno dei giocatori migliori di questa lega. Senza contare che sta maturando, mettendo sempre cose nuove in campo. Drummond sono due stagioni che sta crescendo esponenzialmente e non solo a livello difensivo. Sta diventando un signor passatore e se tira i liberi con il 60%…….Jackson ha (ri)trovato, finalmente, una sua identità. Dopo anni di alti, pochi, e bassi, troppi, ha capito di non poter essere il primo violino di una squadra, e magari nemmeno il secondo, ma che può diventare importante nel suo ruolo per quello che sa dare, senza cercare di strafare. Luke Kennard ha giocato due stagioni NBA in crescendo. Classico giocatore bianco uscito da Duke, capace di essere sempre utile in qualunque momento del gioco. Langston Galloway si sta ritagliando negli anni un ruolo da specialista in uscita dalla panchina. Giocatore che rende quando la squadra funziona. Thon Maker ha trovato qui spazio che non aveva avuto prima, migliorando le sue statistiche. Ragazzo che è ancora in cerca di una sua identità all’interno di una squadra, ma ha tanta voglia di emergere e qualità per farlo. Bruce Brown Jr. ha giocato una stagione da rookie al di sopra delle sue aspettative, ed è piaciuto molto per l’applicazione difensiva. Quest’anno magari dovrà faticare maggiormente, ma è un giocatore che piace per quello che riesce sempre a mettere in campo. Nel roster rimane anche Svi Mykhailiuk, ma chissà quanto spazio riuscirà ad avere. NUOVI ARRIVI: Iniziamo dal più sorprendente, il ritorno nella lega di Joe Johnson. Dopo una stagione di pausa, dove ha giocato da assoluto protagonista nel Big 3, Iso Joe ha deciso di tornare a giocarsi una carta NBA. L’ultimissima apparizione nella lega in maglia Rockets ci aveva lasciato l’idea che fosse abbondantemente sul viale del tramonto, ma mai sottovalutare il cuore, e la tecnica, di un campione di questo livello. Aspettiamoci pochi ma intensi minuti. Arrivo di discreta importanza potrebbe rivelarsi il ritorno di un Morris a Motor City, in questo caso l’altro gemello, Markieff Morris. Persosi la scorsa stagione nel caos di Washington prima ed OKC dopo, cerca un posto dove rilanciarsi. Giocatore che può ancora dare tanto, in termini di punti, difesa e esperienza. Vediamo che tipo di apporto potrà portare alla causa Tony Snell, specialista alla voce tiro da tre, che aveva perso spazio ai Bucks, e che arriva qui anche lui con qualche voglia di rivalsa. Dal draft con la #15 è stato scelto Sekou Doumbouya. Prospetto interessante, fisico incredibile, bisogna vedere quanto sarà pronto per il salto in questa lega. Ma il francese, se fatto crescere con intelligenza, potrebbe rivelarsi presa di ottimo livello. Tim Frazier è arrivato da free agent. Nel ruolo di back up ha sempre fatto il suo onesto lavoro. Niente di eccezionale, certo, ma uno di quei giocatori che sanno farsi trovare pronti. DUE PAROLE SU: Le spendo volentieri su Derrick Rose. Arriva dopo aver giocato una splendida stagione ai Wolves. Quella del rilancio, soprattutto dentro la sua testa, perché il talento non credo possa essere messo in discussione. E’ qui per confermare quanto di buono visto e, se possibile, migliorarsi, aiutando davvero questa squadra che ha bisogno di un giocatore con le sue caratteristiche. Sperando che il fisico tenga. Avrebbe ancora tantissimo da dare, visto anche che la carta d’identità alla voce nascita recita 1988. PCT. PLAYOFFS: 55%- Per il roster, per le addizioni, per il coach e per il lavoro che si è iniziato a fare io vedo questi Pistons come probabili qualificati alla post season, e se i pianeti dovessero allinearsi attenzione alle squadre di coach Casey.

Arrivederci a domani con gli Orlando Magic


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