Irving chiama a rapporto i colleghi, perplessità sulla ripresa!
Ieri sera un brivido lungo la schiena della Lega quando il PG dei Nets ha organizzato una conference call con i colleghi in merito alla ripartenza per esprire le perplessità.
Ieri sera un brivido lungo la schiena della Lega quando il PG dei Nets ha organizzato una conference call con i colleghi in merito alla ripartenza per esprire le perplessità.
Giornata calda quella di ieri per l'NBA perché se abbiamo avuto finalmente il calendario della ripartenza (CLICCA QUI per leggere) abbiamo anche avuto i primi dubbi, 40/50 giocatori hanno espresso i loro dubbi e nella serata Kyrie Irving (28 anni) ha voluto andare a fondo visto che ricopre anche il ruolo di vice presidente all'interno dell'NBPA.
Irving ha voluto fortenente organizzare una Conference-Call con 80 giocatori tra i quali il presidente NBPA Chris Paul, Kevin Durant, Carmelo Anthony, Dwight Howard e Donovan Mitchell proprio per capire le loro perplessità in merito alla ripartenza in quel di Orlando soprattutto per quello che sta succedendo nella società; l'emergenza COVID-19 c'è sempre anche perché solo nella giornata di ieri si sono registrati 1904 casi in Florida che già ne ha un totale di 64 mila. Inoltre, notizia di ieri, lo Staff del Disney Center sarà libero di entrare ed uscire dalla bolla SENZA sottoporsi ai vari controlli...
I giocatori avrebbero preferito giocare in quel di Las Vegas, oltre alla posizione geografica più centrale la città del peccato offriva maggior disponibilità di alloggi, fattore importante per la questione parenti, oltre a servizi complessivamente migliori del Walt Disney World Center
Ma a tener banco è appunto la questione sociale, alcuni giocatori si sentirebbero "in colpa" nell'essere rinchiusi in una bolla a giocare per il solo scopo di salvare economicamente la Lega quando nelle strade si sta manifestando contro il razzismo.
Mitchell (che ha sottolineato il forte rischio degli infortuni), Melo, Howard hanno dato la loro disponoblità a non scendere ad Orlando per el motivazioni prima citate, Anthony ha chiesto fortemente ad Irving di guidare questa "protesta" il quale stato molto schietto dicendo:
Non mi piace l'idea di andare ad Orlando, in questo momento sono concentrato nella lotta al razzismo. Sono pronto a rinunciare a tutto per portare avanti questa causa.
Un "rispettabile giocatore", così è stato definito, è dichiarato ad Adrian Wojnarowski:
Una volta che ricominceremo la gente dal tema razzismo tornerà a parlare di cosa è successo in merito alla partita, è un momento cruciale per noi poter giocare e cercare di avere un impatto su ciò che sta accadendo nelle nostre comunità
Tra i giocatori NON presenti fa rumore il nome di LeBron James che rimane fedele alla linea del giocare.
Ancora una volta l'NBA si trova ad affrontare la solita storia quella che vede i giocatori col coltello dalla parte del manico e la lega, specie il Commissioner Adam Silver, assecondare le volontà; in questi 3 mesi si è lavorato a fondo per far ripartire la stagione, adesso che sembra tutto definito su location, date, formula, regole arriva la "rivolta" dei giocatori e Zeno Pisani (Gazzetta Dello Sport) ha ritratto perfettamente il quadro:
Il finale della storia e comunque scritto:Silver concederà tutte le agevolazioni che i giocatori vorranno avere pur di portare a casa la stagione (possibilità di giocare nelle città più avanti?)
— Zeno Pisani (@ZenoPisani) June 12, 2020
La scelta Orlando porta dietro dei malcontenti che la scelta Vegas non avrebbe avuto
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