We're Talking 'Bout: Season 1959/60
Mentre i Celtics volano al terzo titolo in quattro anni il 24 Ottobre 1959 al Madison Square Garden con il #13 fa il suo esordio nella lega tale che lascerà il segno e anche per molto tempo
31 Marzo 1959 Cincinnati, Ohio. I playoff della stagione 1958/59 sono in pieno svolgimento. Siamo alla vigilia di gara 7 tra i Boston Celtics e i Syracuse Nationals e l'attenzione della lega e dei media e tutta per quell'evento.
Maurice Podoloff è molto contrariato del fatto che il draft venga svolto durante i playoff e non dopo come sempre accaduto. Questo per un errore di calcolo sulla durata dei playoff stessi. Si pensava finissero molto prima, invece ci furono dei ritardi già durante la regular season e la post season si allungò più del pensato. Erano previste due Territorial Pick, una per i Philadelphia Warriors, l'altra per i Saint Louis Hawks.
Per primi chiamarono i Warriors, che scelsero Wilton Norman “Wilt” Chamberlain.
Nacquero immediatamente degli interrogativi. Chamberlain durante le sue tre stagioni alla Kansans University si era mostrato un giocatore di livello superiore. Con dei limiti caratteriali però. Infatti dopo tre stagioni aveva deciso di abbandonare il college per tentare la strada professionistica. Solo che all'epoca un junior non poteva accedere alla NBA, i giocatori dovevano aver completato il quadriennio universitario per entrare al piano superiore ma Chamberlain non si era perso d'animo ed aveva firmato un contratto per gli Harlem Globetrotters.
Ed aveva indubbiamente fatto parlare di sè, anche per la famosa tournè nell'allora URSS, dove gli Harlem avevano giocato partite vere, dominandole grazie anche al #13.
Chamberlain era atteso a braccia aperte nella lega.
Solo che non era previsto venisse scelto nel territorial draft. Anche perché Kansas University non era collocata vicino ad una franchigia NBA. Ma i Warriors aggirarono l'ostacolo facendo propria una norma della regola che prevedeva che il giocatore scelto dovesse avere importanza nella città della franchigia da cui veniva scelto. E Chamberlain a Philadelphia ci era nato, oltre ad aver giocato alla Overbrook High School nella città dell'amore fraterno. I Cincinnati Royals, detentori della scelta numero 1, tentarono di opporsi alla manovra di Ed Gottlieb, proprietario degli Warriors.
Ma la regola in questione era stata scritta, tra gli altri, da Gottlieb stesso, uno dei “padri fondatori” della NBA, e Podoloff non riuscì, non volle e non potè opporsi. Le proteste della proprietà dei Royals si infransero contro il muro elevato dalla fine dei playoff di quella stagione.
Wilt firmò un contratto favoloso per l'epoca, 30.000 $ a stagione, Cousy, il più pagato fino a quel momento ne prendeva 25.000. A questo punto tutti aspettavano l'esordio nella lega di Chamberlain, il primo dei “prescelti” destinato, secondo molti, a cambiarne ancora il volto, così da impensierire i dominanti Celtics.
L'unico che non sembrava preoccupato era proprio Red Auerbach, che non era minimamente spaventato dall'arrivo nella lega di un giocatore di 216 cm per 130 kg. “Che io sappia a basket si gioca in 5 vs 5, e si vince in 10, come squadra innanzitutto”, così il coach dei Celtics rispose a chi gli chiese cosa ne pensasse di questa nuova rivalità che sembrava nascere all'orizzonte. Certo Auerbach andava avanti per la sua strada, forte di un roster che anno dopo anno, partita dopo partita sembrava una perfetta macchina oliata per giocare a basket.
Intanto nei piani alti dell'Empire State Building qualcosa di importante stava cambiando, almeno per le mire Podoloffiane, orrendo neologismo, di espansione ad Ovest. Dalla lontana, per la NBA, ma sempre desiderata, California qualcosa iniziava a muoversi.
A Los Angeles ed a San Francisco qualcuno sembrava interessato a vedere dal vivo una partita di basket professionistico. Podoloff non aspettava altro e decise che si dovevano giocare due partite tra il 31 Gennaio ed il 1 Febbraio 1960. La scelta cadde sui Minneapolis Lakers di Elgin Baylor, ed i Philadelphia Warriors.
Giusto per non farsi mancare niente e visto il contratto che la NBC era pronta a firmare con la NBA l'avvocato decise di aumentare da 72 a 75 partite di Regular Season per ciascuna squadra.
Tutto era pronto ed il 19 Ottobre 1959 al Boston Garden i Celtics affrontarono e batterono 129-125 i Cincinnati Royals. Ma l'attesa era tutta per la partita di apertura del Madison, tra Knicks, adesso si direbbe in fase di ricostruzione, ed i Warriors.
L'esordio nella NBA di Wilt Chamberlain.
Che fu dominante, completamente dominante. In 41 minuti giocati segnò 43 punti prendendo 28 rimbalzi. Uno così non si era mai visto. Oltre alle dimensioni la velocità nei movimenti, la tecnica nell'uso di gancio e semigancio lo rendevano immarcabile. Chamberlain era un'atleta vero. Senza contare il ball handling e la tecnica di passaggio, migliorate notevolmente anche grazie all'esperienza con la maglia dei Globetrotters. Correva i 100 metri in 11 secondi e le 400 yard in quasi 50, oltre al salto in alto ed il salto in lungo, un decathleta perfetto. Coach Neil Johnstone alla fine di quella partita disse: “ Sia chiaro che non avete ancora visto niente....”, il suo compagno e pluri All Star Paul Arizin aggiunse: “ Voi non avete idea, in allenamento ci scherza come fossimo dei bambini, Boston è avvisata”.
Il 7 novembre andò in scena la tanto attesa sfida tra i Celtics e Philadelphia. Wilt scrisse 30 con 28 rimbalzi dominando come mai nessuno aveva fatto prima Bill Russell, ma i Celtics vinsero la partita, grazie al collettivo, con sei giocatori in doppia cifra. Iniziò li una rivalità destinata a durare una decade.
La regular season ad est vene dominata dai Celtics, 59-16 l'incredibile record alla fine, con i Warriors che migliorarono il loro record da 32-40 a 49-26. Anche Syracuse giocò un'ottima regular season, finendo 45-30. Ad Ovest una squadra sola al comando: Saint Louis Hawks. Vinsero facilmente la division, 46-29, senza rivali, i Pistons conclusero con un 30-45 al secondo post ed i Lakers 25-50 terzi e qualificati comunque ai playoff. Gli Hawks sembravano meno Pettit dipendenti e coach Macauley trovò modo di dare più spazio in attacco all'imprevedibilità di Cliff Hagan. Solo che era troppo il divario tra gli Hawks e le altre franchigie della Division. Almeno li tutto sembrava già scritto, anche se ancora una volta Pettit e compagni alle finali di divison trovarono Elgin Baylor ed i suoi Lakers, decisi a vendere cara la pelle.
Furono sette partite durissime, con i Lakers che si portarono ancora una volta 3-2 vincendo gara 5 a Saint Louis con un Baylor da 40 punti e 18 rimbalzi. Ma gara 6 e 7 vennero dominate dal trio Pettit, Hagan e Lovelett, che isolarono Baylor e riportarono gli Hawks in finale.
Ad Est? Intanto ad Est vennero vinti da Wilt Chamberlain sia l'MVP stagionale, che il premio di Rookie Of The Year e , per gradire, anche l'MVP dell'All Star Game. Vinse classifica realizzatori ad oltre 37,5 ppg, andando sette volte sette oltre i 50 punti, e rimbalzisti, 27 a sera.
Ma nulla potè contro lo strapotere dei Celtics che alle finali della Eastern Division decisero di alzare la voce in difesa dimostrando quanto potesse contare il collettivo nel basket. Chamberlain non andò mai oltre i 30 punti nelle quattro sconfitte di Phila. Immaginiamo che sorrisone spuntò ad Auerbach alla fine di quella serie. Ma lo scoglio Hawks era li ad aspettare la corazzata bianco verde. Altre sette partite entusiasmanti ed avvincenti. Si affrontarono due squadre complete, con grandi individualità certo, ma capaci di esprimere un gioco corale bellissimo da vedersi.
Gli Hawks vinsero gara 2 al Garden grazie ad una magnifica partita della sua ala grande con il #9. Ma la superiorità Celtics venne fuori da gara 3, quando Russell decise di occuparsi da par suo di Pettit, in avanti, e solo una partita miracolosa di Hagan in gara 6, 34 punti sbagliando niente dal campo, portò a gara 7 Saint Louis. Ma il copione era già stato scritto. Al Garden davanti ai mitici thirten-nine-o-nine, i Celtics travolsero gli Hawks. Terzo titolo in quattro anni. Heinshon e Cousy in attacco, Russell in difesa, a rimbalzo ed anche sotto i tabelloni avversari, Sharman e Ramsay da fuori, insomma la spietata armata bianco verde aveva vinto ancora. E non sarebbe stato l'ultimo. “ Non fermiamoci più” aveva detto Auerbach.
Lo presero in parola.
Arrivederci alla prossima puntata.
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