Hard Drive Team 2016/17: Cleveland Cavaliers
Con i Cleveland Cavaliers chiudiamo il nostro viaggio durato 29 giorni che ci ha portato fino all'inizio della regualr season della stagione, che partirà stanotte.
Titolo NBA e Cleveland Cavaliers feat. LeBron James. Un finale a lieto fine degno di ogni splendida storia hollywodiana, se non fosse che qui, in Ohio, siamo in un posto che poco ha a che fare con gli sfarzi delle zone IN di Los Angeles. Già vincere qui era considerato un mezzo miracolo, farlo come è successo ai Cavaliers significa andare oltre. Soprattutto dopo che la buca in cui erano precipitati sull'1-3 sembrava davvero molto profonda, ed uscirvici impossibile.
Ed invece quello che è successo è stato sicuramente storico, assolutamente incredibile ma non di certo miracoloso. Ha vinto la squadra che ha giocato meglio quando contava, quella che, alla fine, ne ha avuto di più in tutto, tecnicamente, fisicamente, moralmente. I Cavaliers sono riusciti a vincere perché si sono dimostrati migliori degli avversari, i miracoli qui non hanno alcuna giurisdizione.
Coach Tyrone Lue, subentrato lo scorso anno in corso d'opera a David Blatt e sbeffeggiato da troppi per i suoi trascorsi come giocatore, ha dimostrato di saper allenare, di poter stare su una panchina su cui le pressioni, soprattutto per la presenza nel roster di un giocatorino bravino bravino con il #23, erano elevatissime. E lui, dopo aver giocato dei playoff in cui le critiche erano comunque arrivate malgrado le facili qualificazioni ed essersi trovato massacrato da tutti per lo 0-2 iniziale divenuto 1-3, ha tirato fuori dal suo cilindro delle capacità tecniche e motivazionali che gli vanno riconosciute. Tecniche per come ha cambiato il quintetto, allungato le rotazioni dando minuti ad insospettabili panchinari divenuti protagonisti e soprattutto elevato il livello di difesa di squadra.
Certo, dicono i maligni, se hai due che ti giocano come hanno fatto il Re ed il #2 gara 5-6 e 7 tutto viene più facile, ed è anche vero. Ma per avere quelle prestazioni occorre che tutto quello che viene definito il supporting cast sappia cosa deve fare, ed è qui dove entra in gioco la capacità del coach. Quest'anno i Cleveland Cavaliers partono come i campioni da detronizzare e dovranno difendersi da parecchie insidie, perché le critiche di sicuro non mancheranno durante la stagione di fronte alle ovvie difficoltà che in una regular season massacrante da 82 partite arrivano sempre. Potrebbero pagare un pochino sotto canestro ma ormai il basket moderno sta virando in altre direzioni. La loro forza nei playoff, soprattutto nelle Finals, è quella di essere diventati una squadra, un gruppo. Ed è sa qui che devono ripartire.
Ed anche, come sempre da LeBron James. Non che ce ne fosse bisogno ma con quello che ha fatto nelle scorse Finals ha dimostrato che chi lo critica come giocatore dovrebbe dedicarsi a sport in cui i cavalli corrono. Tornando ai Cavaliers e portandoli all'anello si potrebbe dire che ha pagato il debito che aveva lasciato con The Decision, e vincere in questo contesto, con questa situazione logisitica vale molto di più dei due titoli con Miami. Adesso è sperabile che la parola perdente non venga più associata al nativo numero 1 di Akron, già prima era abbastanza ridicolo farlo, adesso ancora di più. Cosa chiedere a questa stagione? Di continuare a giocare da LeBron. E con di fianco Kyrie Irving di tornare a divertirsi facendolo. Irving è un altro giocatore che ha stupito molti secondo me erroneamente. Questo ragazzo di enorme talento offensivo aveva solo bisogno di trovare qualcuno che lo spronasse ad essere continuo e decisivo.
Adesso fermatelo se ci riuscite. Kevin Love ha vissuto una stagione da pochi alti e tanti bassi, correlata anche dai soliti infortuni. E' riuscito a passare sopra alle critiche piovutegli addosso in continuazione ed a risultare comunque decisivo in gara 7. Certo non è un giocatore facile da inserire in una squadra che gioca come i Cavs, ma io penso che, toltosi la pressione da dosso, quest'anno tornerà il vecchio Kevin. Tristan Thompson è stato decisivo e fondamentale come sempre per tutta la stagione a rimbalzo ed in difesa, infermabile. Sta imparando anche a metterla dai cinque metri, diventasse pericoloso anche da lì sarebbe un gran brutto cliente. Il figliol prodigo J.R. Smith alla fine ha firmato il contrattone e resta ai Cavaliers. Giocatore più da stagione regolare che da playoff, difensore tragico e discreto sugli scarichi, ma uno che ha imparato qui a fare gruppo. Iman Shumpert dovrà decidersi a migliorare nelle percentuali di tiro, magari trovando maggiore continuità difensiva.
Sono arrivati Mike Dunleavy Jr. e Chris Andersen. Dunleavy se sano è un giocatore intelligentissimo, tiratore, utile da veterano in tutte le zone del campo. Andersen è un pretoriano di LeBron, che ha comunque ancora minuti da spendere vicino a canestro. Da Channing Frye ci si aspetta quello che si sa può dare su un parquet, tiro da tre, rimbalzi, disciplina in campo. Poi ci sono i veteranissimi James Jones e Richard Jefferson, utili sia in campo, e Jefferson la ha dimostrato benissimo nelle Finals, che nello spogliatoio. E siamo curiosi di vedere se e cosa riuscirà a fare un attaccante ed atleta notevole come Jordan McRae. Il rookie Kay Felder, scelto con la #54, PG tascabile, ha impressionato per arroganza e fisicità, vediamo se troverà spazio.
% Playoff: 100% - Nemmeno ne dobbiamo discutere giusto?
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