Spurs-Popovich, non dormiteci sopra
Gli Spurs si trovano al momento in zona playoff dopo la delusione nella bolla lo scorso anno. I giovani e l'addio di LaMarcus Aldridge hanno profondamente influenzato questa stagione.
Gli Spurs si trovano al momento in zona playoff dopo la delusione nella bolla lo scorso anno. I giovani e l'addio di LaMarcus Aldridge hanno profondamente influenzato questa stagione.
Quest'estate, dopo aver pareggiato il record di tutti i tempi la stagione precedente per presenze consecutive ai Playoffs (22), i San Antonio Spurs non si sono qualificati ai playoff NBA. La notizia ha fatto ovviamente rumore all'interno della bolla di Orlando e non solo: era la prima volta che i ragazzi di Gregg Popovich non entravano nella post-season. Come si dice: “Ne è passata di acqua sotto i ponti” dalla stagione 1996/97 e la sconfitta della passata stagione sembrava chiudere un ciclo durato ben 22 stagioni.
Coach Pop è stato dato più volte come “bollito” e la curiosità per la squadra texana andando nella stagione 2020/21 era molta. Più di qualcuno ipotizzava ad un rebuilding, ovvero nello scambiare i giocatori più forti (e vecchi) della squadra per puntare sui giovani. Ma gli Spurs ci hanno sempre regalato sorprese. Pop, che ultimamente ricorda Christopher Lloyd in “Ritorno al Futuro”, ha portato i suoi ragazzi ad un record di 21-16, che vale il 7° posto in una Western Conference più agguerrita che mai. Nonostante non siano una squadra scoppiettante, gli Spurs si affidano ad un mix di esperienza e spensieratezza.
Come detto, nelle statistiche San Antonio non primeggia, anzi, è sempre a metà classifica. Stesso discorso si può fare per le statistiche individuali: DeMar DeRozan è l'unico giocatore al di sopra dei 20 punti di media (20.3). L'ex Raptors è, insieme al fidato Patty Mills, l'unico over-30 della squadra. Questo rende i texani una delle franchigie più giovani dell'intera Lega. L'unica nota dove spiccano i ragazzi di Popovich sono le palle perse: infatti, San Antonio è la squadra che perde meno palloni in tutta la NBA.
I giovani che stanno stupendo sono molti: partendo da Dejounte Murray, che ormai ha 24 anni, sta mettendo a referto 15.6, 7 rimbalzi e 5.2 assist di media. Il sophomore Keldon Johnson ha quasi raddoppiato l'impiego nel parquet rispetto alla prima stagione da professionista. Il classe ‘99 viaggia a 13.7 punti di media a partita con 6.2 rimbalzi a partita. Gioca bene pure il rookie Devin Vassell, scelto all’undicesima chiamata nello scorso draft. Il prodotto di Florida State al momento viaggia a 5.6 punti, 3.2 rimbalzi ed una palla rubata di media a partita.
La decisione arrivata negli ultimi giorni del divorzio tra San Antonio e LaMarcus Aldridge ha un sapore di rottura con il passato: tramite l'addio di LMA si chiude il ciclo vincente che durava dalla fine degli anni '90 del secolo scorso, prima con i vari David Robinson, Tim Duncan, Tony Parker, Manu Ginobili, poi con Kawhi Leonard su tutti, che ha portato a cinque anelli NBA.
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