Hard-Drive Team 2018/19: New York Knicks
Qualcosa potrebbe cambiare. E chiaramente in meglio. Anche perché in peggio, dopo anni di cocenti e continue delusioni, sarebbe una assoluta catastrofe cestistica, visto il 29-53 della scorsa stagione che ha decretato la fine dell’era Hornacek.
I New York Knicks arrivano all’inizio della stagione 2018/19 con tante speranze, ma anche con un colossale e gigantesco dubbio, che ruota intorno alle condizioni fisiche del #6 di nazionalità lettone. Di sicuro il suo ritorno non sarà veloce, ed è chiaro, anche dalle parole del G.M. dei Knicks, Scott Perry, che per la franchigia è fondamentale non forzare i tempi di recupero. Diciamo che il rebus da risolvere è di notevole spessore, ma potrebbe rivelarsi un incentivo per il resto del roster, che dovrà reinventarsi leadership e gerarchie offensive.
E di questo non ha di certo paura il nuovo head coach approdato a Manhattan, David Fizdale. Il suo fallimento a Memphis è stato per molti una sorpresa. Fizdale è considerato da tutti gli addetti ai lavori della NBA un signor allenatore, capace di interagire bene con i giocatori, un motivatore ed uno che fa lavorare tanto le squadre. Allenare a New York non è mai facile, per la pressione dei media, dei fans, di tutta la città, dove si vuole tornare vincenti ed anche velocemente. Bisognerà lasciarlo lavorare e sono abbastanza sicuro che i risultati si vedranno, anche nel breve.
Come abbiamo detto mancherà all’inizio , e non si sa oltretutto per quanto, Kristaps Porzingis. E la sua assenza in campo si farà sentire. Attaccante, realizzatore, intimidatore, leader offensivo. Come sostituirlo? Di sicuro in tanti dovranno alzare il proprio livello.
Ad iniziare da Tim Hardaway Jr., tornato la scorsa stagione dopo aver firmato un contrattone che ha fatto restare perplessi in molti. Comunque lui il suo apporto offensivo lo ha dato, infortunio a parte. Ci si aspetta, magari, una maggiore incisività fisica in campo, e più attenzione anche ai rimbalzi e alla difesa, un coach come Fizdale non transige su queste cose. Courtney Lee è l’unico veterano di un certo livello presente nel roster di questi Knicks. Giocatore che si sa quello che può dare, è comunque una garanzia di serietà professionale in campo e nello spogliatoio. Il resto del reparto guardie presenta dei ragazzi che, potenzialmente, potrebbero dare profondità e talento al roster in quel settore. Iniziamo da quello che la scorsa stagione ha impressionato di più in maglia Knicks, Trey Burke. Sembrava aver giocato già le sue stagioni migliori nella lega, ed era sparito dai radar dopo l’esperienza ai Wizards. Invece ha fatto vedere di essere ancora in grado di dare tanto, sia offensivamente che in regia. Un’addizione importante, che deve trovare continuità. Così come continuità e voglia devono far parte della vita professionistica di Emmanuel Mudiay.
Il congolese ha talento, ha punti nelle mani, speriamo, per i fans dei Knicks, che coach Fizdale sappia incanalare il tutto nella giusta direzione. E siamo curiosi di vedere che impatto avrà alla sua seconda stagione nella lega dopo un anno da rookie non esattamente eccezionale, Frank Ntilikina. Il ragazzo francese non era partito nemmeno male, ma con il passare dei mesi si è un pochino perso, sentendo forse il peso delle improvvise rivalità all’interno del roster. Questa stagione sarà importante, per capire soprattutto quanto possa essere costante nel rendimento.
Dal draft con la #9 è arrivato Kevin Knox, SF di notevole atletico, con tanta voglia di attaccare il canestro e che non sembra aver paura di giocare al piano superiore. Nel roster ci sono poi altri tre giocatori che piacciono tantissimo al pubblico del Madison Square Garden per quello che danno quando giocano, al di là del talento. Iniziamo da Lance Thomas, alla quinta stagione in maglia Knicks, i suoi minuti li trova sempre, per proseguire con Luke Kornet, sette piedi che potrebbe guadagnarsi spazio, per l’energia e la voglia che mette, per chiudere con l’autentico idolo delle prime file Ron Baker. Avessero tutti la sua determinazione a New York ci sarebbero pochi problemi.
E siccome a quanto pare in questa squadra la formula del tre è di moda, chiudiamo con Mitchell Robinson, Noah Vonleh e Mario Hezonja. Robinson è un altro lungo giovane, scelto alla #36, da svezzare e vedremo quanto spazio potrà trovare. Di sicuro un prospetto futuro interessante, non fosse altro che per i mezzi fisici. Vonleh è un altro di quei giocatori a cui sembra mancare qualcosa per poter trovare continuità a questo livello, sia per quanto riguarda di salute fisica, che per l’impatto mentale. Vediamo cosa saprà fare in un contesto che ti perdona poco come quello newyorkese. Hezonja è decisamente il più talentuoso dei tre. Se riuscisse a trovare la giusta situazione tecnica sarebbe una gran bella presa.
Due parole le spendiamo su Enes Kanter. E’ possibile che a lui venga chiesto un upgrade tecnico, potendo dover diventare anche il terminale offensivo #1. Di sicuro è un giocatore ed un uomo che non ha paura delle responsabilità, basta vedere quello che sta vivendo a livello extra cestistico. Vedremo cosa saprà dare in più in questa stagione.
Playoffs: 45%- Tutto dovrebbe passare dalle condizioni fisiche dell’airone lettone, ma io credo che se coach Fizdale dovesse riuscire a imporre il suo credo ed a far maturare come uomini e giocatori alcuni incompiuti presenti nel roster, a New York si potrebbero divertire parecchio. E se il futuro fosse adesso?
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