NFL, La maledizione degli Orsi
Saltata la trattativa per Russell Wilson, Chicago si trova ancora una volta senza un franchise-QB portando avanti quella che ormai è una maledizione.
Saltata la trattativa per Russell Wilson, Chicago si trova ancora una volta senza un franchise-QB portando avanti quella che ormai è una maledizione.
Se c'è da sfatare un tabù e si vuole mandare in soffitta, finalmente, un'era geologica di delusioni in fatto di quarterback ci vogliono le maniere forti. 3 first round picks, 1 third round pick e due titolari: i Bears han deciso di rompere il salvadanaio, pagare il classico riscatto faraonico e tentare il tutto per tutto per portare in riva al lago Michigan quel fenomeno di Russell Wilson, strappandolo ai Seahawks. Nonostante l'offerta più che allettante, i tanti rumors che danno Wilson scontento nei confronti di coach Pete Carroll, della gestione sportiva e societaria della stessa Seattle, l'affare non è andato in porto e Chicago, visto partire Mitch Trubisky (accasatosi da Free Agent in quel di Buffalo), ha ingaggiato Andy Dalton, reduce da una stagione in chiaro scuro con i Cowboys.
Tralasciando la remota ipotesi che la trattativa potrebbe non essere del tutto tramontata e che potrebbe rinascere nelle fasi pre-draft, allo stato attuale Chicago si ritrova inchiodata in una situazione che sembra dipingere l'ennesima puntata di un eterno dejavù. Un "giorno della marmotta" che, con un paio di eccezioni va avanti da quasi 100 anni. Magari sto esagerando con i paragoni cinematografici ma le circostanze che portano ciclicamente i Bears a NON avere un franchise quarterback degno di tale nome sono quasi surreali.
Caratterizzata storicamente da una difesa rocciosa, Chicago è sempre stata colpita dalla maledizione dell'attacco, mai completamente all'altezza delle performance difensive che nel corso degli anni hanno contraddistinto le (poche) fortune dei Bears. Partendo dal ciclo d'oro degli anni '40 (avete letto bene) con i titoli vinti sotto la guida del leggendario Sid Luckman, solo nella parentesi degli anni '80 con Jim McMahon, Chicago ha trovato un po' di stabilità e valore in cabina di regia. Va detto che lo stesso McMahon (vera icona anche fuori dal campo) era assistito da un gioco di corse impressionante guidato da Walter Payton, uno dei più validi running back della storia e da una difesa che, anche a distanza di quasi quarant'anni, viene ancora descritta come ma la più forte di sempre.
Al di là di questo breve periodo, i Bears non sono mai riusciti a draftare o a trovare sul mercato un regista che potesse "durare" per tanti anni, che potesse essere definito un vero e proprio "franchise quarterback". E mentre gli storici rivali dei Packers hanno inanellato trent'anni di combo Favre-Rodgers, i tentativi di Chicago con i vari Jay Cutler, Rex Grossman (che, trasportato da una super difesa, ha condotto comunque la squadra al Superbowl del 2007 perso contro i Colts) e Mitch Trubisky sono stati quasi sempre fallimentari con una fase offensiva che, come già detto, non ha mai supportato gli sforzi della difesa.
Alle mancanze in fase di campagna acquisti han fatto seguito i disastri in sede di draft: proprio Mitch Trubisky è stato preferito a due fenomeni come Patrick Mahomes e Deshaun Watson che, finiti nelle mani di Chiefs e Texans (che sceglievano dopo i Bears nel draft del 2017) han fatto da subito vedere il loro valore.
La trade per Wilson avrebbe interrotto finalmente questa maledizione, portando a Windy City un quarterback di livello assoluto. Qualità tecniche, mentalità vincente, leadership naturale per un regista che avrebbe definitivamente spezzato il tabù dell'attacco, proiettando i Bears in cima alla lista dei favoriti per il prossimo Superbowl. Dietrologia vuole che l'acquisto di Dalton sarebbe funzionale per riavviare la trattativa con Seattle: molto gradito sin dai tempi del College, l'ex TCU potrebbe essere quelle pedina che, aggiunta alla montagna di picks e giocatori già proposti, potrebbe far crollare le resistenze del GM Schneider e Coach Carroll e portare alla cessione di Wilson.
Al momento chi se la ride di gusto sono proprio i Packers: sopravvissuti alle lune di Aaron Rodgers (che dopo la batosta subita dai Buccaneers nell'ultimo NFC Championship sembrava voler cambiare aria), Green Bay ha confermato un paio di titolari della scorsa stagione che erano free agent (fra cui Aaron Jones, RB) e si appresta a giocare in una Division in cui Vikings, Bears e Lions non dovrebbero dare particolari problemi.
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