Boston Celtics 2023-24: costruiti per vincere...e hanno vinto!

Il 18° banner è finalmente alto al TD Garden: dopo anni di "vorrei ma non posso" i bianco-verdi sono finalmente campioni.

Scritto da Valentino Aggio  | 
ANSA

Il 18° banner è finalmente alto al TD Garden: dopo anni di "vorrei ma non posso" i bianco-verdi sono finalmente campioni.

Con il punteggio di 106-88 i Boston Celtics tornano finalmente nell'Olimpo della pallacanestro mondiale, vincendo il 18° titolo NBA della loro storia. Una stagione dominata per i bianco-verdi, come poche se n'erano viste negli ultimi anni: dalla opening night fino alla decisiva Gara 5 delle Finals, i Celtics non hanno mai messo un piede fuori posto.

Una squadra destinata a vincere 

Se si mette a confronto il roster odierno dei Boston Celtics con quello delle NBA Finals 2022, perse solamente a Gara 6 in quello che con ogni probabilità è stato l'ultimo titolo della dinastia dei Golden State Warriors, si può notare una cosa. I Celtics, in questi due anni, non sono praticamente cambiati: sono pochi i giocatori impattanti ad aver lasciato il Massachusetts negli ultimi due anni, alcuni con grande amarezza come Marcus Smart, ormai una bandiera di Boston. Quello del 18° banner al TD Garden è un gruppo sul quale Brad Stevens aveva già scommesso negli ultimi anni da allenatore, prima di lasciare il testimone a Joe Mazzulla: una squadra creata con criterio, senza stravolgerla dopo ogni delusione ai playoff. Questo è un modello che molte altre franchigie dovrebbero imparare a seguire.

Porzingis e Holiday i tasselli mancanti

Abbiamo già parlato della bontà del gruppo degli ultimi due anni, ma ciò che ha permesso ai Boston Celtics di spezzare la maledizione del titolo che durava dal 2008 sono stati due acquisti. Il primo colpo di mercato della scorsa estate è stato Kristaps Porzingis, direttamente dagli Washington Wizards. Una manovra tanto sensata quanto rischiosa per almeno due motivi: è risaputo quanto il lettone sia fragile fisicamente (come visto anche nel corso di questi playoff), oltre ad aver sacrificato un pezzo importante come Smart per poterlo prendere. Porzingis, in coppia con Al Horford, non hanno di certo nulla da invidiare ai colleghi più blasonati. Una volta andato Smart, i Celtics hanno dovuto cercare un degno sostituto con caratteristiche simili. A Boston è andata anche meglio, non avendo semplicemente tappato un buco: Jrue Holiday è uscito da Milwaukee per andare ai Celtics, indebolendo così una diretta concorrente come i Bucks, che ha deciso di optare per Damian Lillard. Col senno di poi, questi due acquisti hanno aggiunto un mix tra qualità ed esperienza in grado di aiutare Joe Mazzulla nell'impresa.

Jaylen Brown: da strapagato a MVP delle NBA Finals

Era il 26 Luglio scorso quando i Boston Celtics hanno finalmente reso ufficiale l'estensione contrattuale di Jaylen Brown: 304 milioni di dollari in cinque anni, il contratto più ricco della storia. Questa decisione ha fatto insorgere tifosi e addetti ai lavori: per la maggior parte delle persone, erano troppi soldi destinati ad un giocatore sì molto importante, ma mai decisivo e sempre uno scalino sotto a Jayson Tatum, vero leader della squadra. Questa notte, invece, Brown ha alzato il premio intitolato a Bill Russell: è MVP delle Finals. Numeri alla mano, Brown ha giocato una serie fenomenale, soprattutto in difesa. Magari i 304 milioni di dollari rimangono ancora tanti, ma questo premio dà ragione alla dirigenza Celtics. 

Onore agli avversari

In questo articolo si è parlato in maniera totale dei Boston Celtics, ma è giusto fare una velocissima disamina sugli sconfitti: i Dallas Mavericks. Si può dire davvero poco alla squadra di Jason Kidd, la quale probabilmente nemmeno nelle più rosee aspettative si sarebbe vista alle Finals. Una volta arrivati all'atto conclusivo, i Mavs hanno ceduto ad una Boston più compatta, esperta e semplicemente pronta a calcare un palcoscenico così importante. Questo potrebbe togliere credibilità al titolo dei Celtics, che non hanno battuto una corazzata come i Denver Nuggets. Rimane, però, la vittoria del titolo contro quella che è stata decretata (meritatamente) la miglior squadra della Western Conference.


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