Hard Drive Team 2019/20: Minnesota Timberwolves
Una delle squadre più enigmatiche e deludenti delle ultime stagioni, di cui non si capisce bene che tipo di futuro potranno avere. Ci occupiamo oggi dei Minnesota Timberwolves.
Ogni anno quando si arriva a dover parlare dei Minnesota Timberwolves, la parola del vocabolario che ti viene in mente per la maggior parte del tempo è incompiuta. A cui si potrebbe aggiungere grande, in maniera crescente stagione dopo stagione.
Sulla carta da anni danno buone sensazioni, poi ci si scontra con la dura legge del parquet, che recita un’apparizione alla post season, peraltro fugacissima targata 2017/18, nelle ultime 15 stagioni. Ed anche la scorsa stagione non ha deluso, almeno da questo punto di vista.
Record finale 36-46, ed anche questo, come per altre squadre di cui abbiamo già scritto, non è stata nemmeno la cosa peggiore capitata. Dai problemi iniziali nello spogliatoio tra giocatori, a quelli subentrati con coach Thibodeau, silurato in corso d’opera quando tutto sommato qualcosa poteva essere ancora salvato, la stagione ha preso una strada già percorsa troppe volte in Minnesota negli ultimi anni. E la off season non è che abbia tolto dei dubbi sull’efficacia e/o sulle potenzialità di questo roster. O perlomeno sembra di essere alle prese con i “soliti” Timberwolves.
Perchè non pensare che possano avere una stagione positiva, in fin dei conti ci sono giocatori talentuosi, giocatori che sanno tenere il campo in questa lega, giocatori che hanno avuto impatti anche positivi in precedenti reincarnazioni nella NBA. Ma perché quest’anno dovrebbe andare in maniera diversa?
COACH: Dopo il regno Thibodeau si è deciso di puntare su un ragazzo cresciuto in casa. Panchina affidata a Ryan Saunders, figlio del compianto, ed amatissimo a Minneapolis, Flip, che dopo aver avuto l’incarico ad interim, è stato confermato da Scott Layden. Quello che ha fatto nel finale di stagione è piaciuto. E’ un head coach giovanissimo, Aprile 1986 recita la sua data di nascita, ma è dal 2009 che allena su una panchina NBA, soprattutto da assistant, con il preciso ruolo di far crescere i giovani. Qui si tratta di far crescere un gruppo di giovani, e meno giovani, che sembra infognato in un tunnel di mediocrità da cui uscire è difficile. Saunders è molto stimato nella lega per le sue doti di motivatore, e per come riesce a dare equilibrio alle squadre. Vediamo cosa riuscirà a fare con questi ragazzi.
CONFERMATI: E’ stato riconfermato quattro/quinti dello starting five della scorsa stagione. Iniziamo da Karl-Anthony Towns. Giocatore che in una metà campo entusiasma come pochi altri, attaccante con movimenti vicino a canestro fenomenali, e che ha acquisito negli anni anche un bel tiro, allontanandone sempre più il raggio. Eppure pecca molto in leadership, che da lui ci si aspetta, ed in capacità difensive, altra lacuna da compensare. Mancherebbe così poco per diventare uno dei primi cinque della lega. Jeff Teague sarebbe anche ora che tornasse quello degli Hawks.
Per ora ai Wolves viene ricordato più per gli eccessi di nervosismo, in campo e fuori, che per le giocate. Eppure anche lui è stato un All Star, e potrebbe essere un signor playmaker. Robert Covington è uno di quei giocatori che non possono non piacere a fans ed ai coach che lo allenano. Difensore, sempre attivo in campo, tiro discreto. La scorsa stagione sembrava essere lui, a volte, il leader emotivo della squadra. Grosse cose, alla voce crescita, tiro, attacco, ci si aspetta dal secondo anno di Josh Okogie. Gorgui Dieng si è ormai ritagliato un bel ruolo da back up, anche se ogni tanto, grazie al suo tiro perimetrale, è stato provato in quintetto da PF. Giocatore solido su entrambi i lati del campo, non tradisce mai quando chiamato in causa. Ed anche da Keita Bates-Diop ci si aspetta un salto di qualità. Quel fisico sarebbe interessante producesse anche qualcosa di utile alla causa.
NUOVI ARRIVI: Dal draft con la #6 è stato scelto Jarrett Culver. Talentuoso tiratore, guardia fisicata, chissà che una ventata di aria nuova, con voglia e capacità, non possa essere d’aiuto a Minnesota. Noah Vonleh arriva ai Wolves reduce dalla sua miglior stagione nella lega, e non solo statisticamente parlando. Qui potrebbe trovare spazio, e magari far vedere le doti che lo hanno portato ad essere chiamato così in alto al draft del 2014. Vediamo che tipo di impatto potrà avere un giocatore come Jordan Bell in una squadra lievemente diversa da quella della baia dove ha giocato prima.
Dovrà trovare in fretta una sua dimensione, le capacità tecniche ci sono, la testa meno. Jake Layman troverà spazio perché è un giocatore dinamico, atletico e con un buon tiro. Anche Shabazz Napier si sta ritagliando un ruolo da vice PG che sa stare in campo producendo tanto e risultando sempre positivo. Treveon Graham è un giocatore di ruolo, difensore, rimbalzista eccellente, tiratore ondivago, ma che piace per l’impegno che mette. Discorso simile anche per Tyrone Wallace Jr., giocatore di rotazione che lotterà per trovare minuti.
DUE PAROLE SU: Le spendiamo su Andrew Wiggins. Un vecchio proverbio dice che manca sempre un centesimo per fare una lira. Direi che gli si addice, ma forse, ahinoi, i centesimi sono due. O tre, quattro, cinque…..Li troverà prima o poi???
PCT. PLAYOFFS: 35%- E no ragazzi miei, quest’anno non ci casco. Poi se sarà una stagione vincente e sarò smentito bene così, ma qualcosa in questo roster deve essere messo a posto per poter ambire a posizioni di vertice.
Arrivederci a domani con i Los Angeles Lakers
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