Sean Taylor, il triste omaggio di Washington alla sua leggenda
Ancora una volta la compagine della Capitale ha perso un'occasione: il Memorial alla leggenda è stato un fiasco
Ancora una volta la compagine della Capitale ha perso un'occasione: il Memorial alla leggenda è stato un fiasco
Per chi si è appassionato al meraviglioso giuoco del Football (semicit.) negli ultimi anni, il nome di Sean Taylor dirà poco o niente. Taylor è stato, nella sua breve carriera, uno dei difensori più forti mai visti su un campo da Football: Free Safety nel corpo di un Linebacker (1.90 per quasi 100 kg), Taylor aveva una velocità di base spaventosa per le caratteristiche fisiche presenti e questa combinazione creava un mix letale di rapidità e potenza che fecero del numero #21 degli allora Redskins uno dei placcatori più duri della Lega ma allo stesso tempo un pericolo pubblico per i QB avversari a livello di intercetti. Scelto nel 2004 con la pick #5 al primo giro da Washington dopo una gloriosa carriera al college con i Miami Hurricanes (campione nazionale nel 2001), Taylor si era subito imposto per le sue qualità e la sua presenza in campo.
La storia di Taylor
Una carriera in crescendo che, nonostante qualche problema fuori dal campo, sembrava dirigersi diretta verso livelli da Hall of Fame. E l'inizio della stagione 2007, la quarta nella Lega per Taylor era cominciata sotto i migliori auspici: 5 intercetti e 2 fumble provocati in nove partite e statistiche importanti in altre categorie, una figlia nata l'anno prima che, a detta dei compagni dello stesso Taylor, lo aveva aiutato ad evitare gli eccessi fuori dal campo e un futuro che non poteva sembra più roseo.
Poi una sera qualunque di Novembre un gruppo di ladri entra in casa, Taylor insospettito dai rumori cerca di capire da dove provengano i rumori che lo hanno svegliato e viene colpito ad un gamba da un proiettile. La sfortuna vuole che il colpo centri in pieno l'arteria femorale causando un'emorragia che risulterà fatale per la stella dei Redskins.
La notizia fa il giro della Lega in pochissimo tempo e sono tantissime le iniziative per ricordare il campione scomparso. Nella partita successiva alla morte di Taylor, i Redskins giocano il primo snap della partita contro i Bills con dieci soli difensori (invece degli undici previsti) e in memoria dello stesso Taylor hanno il suo numero attaccato sul casco. Il numero di Taylor verrà poi ritirato (uno dei tre dei Redskins), il suo nome entrerà a far parte del Washington Ring of Honor e in suo onore verrà intitolata una strada nei pressi dello stadio.
Memorial flop
Vi chiederete allora perchè parlarne oggi?
Perchè la dirigenza dei Commanders (inutile vi ricordi il cambio di nome avvenuto qualche tempo fa) ha deciso di dedicare una statua a Taylor nel giorno del 15°anniversario della sua morte. Quello della statua è una circostanza comune in molti stadi/palace americani e già il fatto che la stessa raffigurazione di Taylor fosse all'interno dello stadio e non all'esterno era già sembrata strana; quando poi è stato tolto il velo che la copriva si è rimasti a bocca aperta per lo stupore.
Ancora oggi, riguardandola, faccio fatica ad intravedere alcun chè di Taylor, con la maglia, pantaloncini e casco che sono attaccati ad un (brutto) manichino. Sembra più essere la vetrina di un prodotto in vendita più che un'immagine che deve ritrarre e ricordare il campione scomparso. Intendiamoci, non è che uno si aspetti opere d'arte come quella di Shaq davanti all'ex Staples Center di Los Angeles ma neanche uno schifo simile.
Ennesima figuraccia di una dirigenza Commanders guidata da uno degli owner più criticati d'America, Dan Snyder (e per fortuna che di recente ha annunciato l'intenzione di voler vendere la franchigia)
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