Boston ancora lo stesso incubo, ad un passo dal più bello...
Per la 3^ volta in quattro anni Boston raggiunge le finali di conference ma ancora una volta manca il grande appuntamento.
Per la 3^ volta in quattro anni Boston raggiunge le finali di conference ma ancora una volta manca il grande appuntamento.
Per parlare di questa eliminazione comunque doloroa per i Celtics ho chiesto l'aiuto di una persona che trasuda 2 Boston Pride" dalla testa ai piedi, si tratta dell'amico Nicola Bogani fondatore della "Celtics Nation Italia" che qui sotto ha analizzato cosa non ha funzionato contro Miami e cosa riserverà il futuro alla compagine del Massachusetts.
LA STAGIONE
Sono passate poche ore dalla bruciante eliminazione dei Celtics dalla ECF, che l’esigente fan base della mitica franchigia del trifoglio, già si chiede cosa serva per esorcizzare il tabù che vede la squadra diretta da coach Brad Stevens incagliarsi proprio alle soglie della finale che conta.
Nonostante le aspettative di stagione non fossero altissime, dopo il frettoloso cambio di rotta portato dal tradimento di Kyrie Irving avvenuto l’anno passato, la delusione resta cocente anche perché la sensazione che bastasse poco per superare anche l’ostacolo Heat è ricorrente nei messaggi che giungono sia dai media che dai social legati ai Celtics.
La serie con Miami è stata più equilibrata di quanto dica il punteggio finale di 4-2. Quasi tutte e 4 le partite vinte da Miami, eccetto il crollo nei minuti finali di gara 6, sono arrivate da partite in volata.
Uno dei grandi difetti di questa squadra un po’ giovane e quindi acerba sono stati infatti i finali di partita definiti clutch; Boston che nelle ultime 36 partite tra Regular-Season, bolla e Playoffs ha solo perso partite con svantaggi sotto la doppia cifra.
Il dato più stridente è proprio nei Playoffs dove su 8 partire clutch il record dice 2-6, una squadra quindi che per vincere ha avuto quasi tutto l’anno bisogno di giocare bene e possibilmente chiudere le sfide prima dei minuti finali, così come accaduto sia nelle sfide con Philadelphia,Toronto e Miami.
Vizi di gioventù avendo le sue stelle più brillanti Jayson Tatum e Jaylen Brown solo 22 e 23 anni rispettivamente ed essendo la squadra farcita da rookie e Sophomore. C’è chi preso dalla disperazione e dal panico chiede immediatamente la testa del coach (3 ECF in 4 anni con 3 roster diversi) incapace di passare l’ostacolo o chi addirittura del GM Danny Ainge colpevole di non fornire i supporti adeguati alla squadra.
Per fare un analisi più completa e obiettiva però bisognerebbe fare un passo indietro e andare alla passata off season quando gli addii di Irving, Horford, Morris, Rozier e soprattutto Aaron Baynes costrinsero Ainge a un inversione a u lanciato in corsa in autostrada.
La firma di Kemba Walker servii appunto per rasserenare l’ambiente e per riportare al centro del progetto Brown e Tatum che rischiavano di perdersi dopo il terremoto Irving.
Kemba era, ed è stato, nei piani del GM la giusta chioccia per sviluppare il talento dei due talenti che infatti in una stagione sono arrivati a mettere più di 20 punti a partita sia in Regular-Season che nei playoff.
Nella storia dell'NBA c'è stato un solo giocatore di 22 anni (o più giovane) a viaggiare a 20+10+5 con almeno 500 minuti giocati: Tatum.
Gli obiettivi di stagione erano fondamentalmente quelli, senza molti voli pindarici, un viaggio nei playoff per accumulare ulteriore esperienza e vedere dove poter migliorare la squadra in ottica futura.
In questa ottica, missione ampiamente compiuta andando ben oltre le più rosee aspettative aiutati, bisogna dirlo, dalla bolla che ha di fatto appiattito i valori e tolto il fattore campo dai playoff, brave Miami e Boston ad approfittarne ma i dubbi su come sarebbero andate le cose se si fosse giocato in maniera tradizionale restano.
Per rispondere alla domanda iniziale dove e come possono migliorarsi i Celtics per puntare alla finale o addirittura al titolo?
FUTURO
Sicuramente il continuo sviluppo di Tatum e Brown resta la carta principale da giocare, ma con il rientro in gioco di giocatori del calibro di Durant, Curry, Thompson e Irving e con i Bucks che faranno di tutto per non perdere Antetokounmpo e accontentarlo nel costruire una squadra adeguata al suo talento, Ainge avrà un bel da fare per aumentare e non di poco la competitività della squadra a supporto dei due J’s.
Due J's che saranno un grattacapo per lo staff Celtics: Tatum entra nel suo ultimo anno da rookie da $9 milioni e sicuramente vorranno battere cassa...il tutto con Walker già al massimo e la situazione Hayward tutta da capire (vedi tabella sotto Salary Cap Celtics 2020/212)
Primo passo fondamentale l’eventuale rifirma di Gordon Hayward che se invece decidesse di uscire dal contratto per firmarne uno più lungo a cifre ovviamente più basse degli attuali $34 milioni (Player Option), aiuterebbe e non poco il front office biancoverde.
Hayward in questi playoff non ha giocato come ci si aspettava soprattutto per via di un infortunio che lo ha bloccato sul più bello; il suo rientro forzato in Gara 3 con Miami ha proposto un giocatore ancora insicuro e fuori ritmo soprattutto per i livelli della competizione, ricordiamo che per restare con la squadra ha anche rinunciato ad assistere alla nasciata del secondo genito.
Magari trader Danny tornerà sui suoi vecchi sentieri e sorprenderà tutti con una trade improvvisa che possa cambiare anche gli scenari più scontati.
SECONDARIA
Altro aspetto da curare, soprattutto in previsione Regular Season, sarà la panchina, quest’anno quasi totalmente nulla nel supportare il quintetto titolare; Panchina che in nba resta soprattutto fondamentale per non stancare troppo i titolari nella corsa alle prime posizioni del seeding, importantissime per una squadra giovane che tende a rendere di più nelle partite casalinghe dei playoff dove l’apporto del pubblico amico resta un fattore decisivo.
Punti e esperienza da aggiungere in panchina e magari una rivisitazione del reparto lunghi.
Promosso Daniel Theis, rimandato Robert Williams mentre parzialmente bocciato Enes Kenter che mostra troppe lacune difensive in una squadra che deve già tentare di nascondere Kemba Walker non certo famoso per la sua tenacia difensiva.
C’è chi chiede a gran voce anche un aiuto al coaching staff,magari un grande ex che possa avere le funzioni di mentore che dia serenità nei momenti bui sempre presenti nelle lunghe stagioni nba.
La sensazione che si sia sulla strada giusta resta viva in tutti quelli che seguono da vicino le vicende della franchigia ma che allo stesso tempo adesso arrivi la parte più difficile,l’assemblaggio finale per dare la caccia a quel titolo che a Boston manca ormai da 12 lunghissimi anni
Nicola Bogani
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