Hard Drive Team 2016/17: San Antonio Spurs
È davvero strano dover parlare dei San Antonio Spurs senza menzionare Tim Duncan. A volte si parla a sproposito di fine di ere, quando dei giocatori smettono di giocare o, semplicemente, cambiano squadre. Ma se si deve parlare di un fenomeno assoluto della NBA all time, definire fine di un'era il ritiro di Duncan credo sia ancora poco. Quanto fosse importante il caraibico per gli Spurs lo scopriremo molto presto, e coach Gregg Popovich, sapendolo benissimo, lo ha salutato come doveva, e siamo sicuri che rimpiangerà che non sia stato ancora inventato un siero dell'eterna giovinezza cestistica.
Ma, come dicono quelli che ne sanno anche più di me, the show must go on. E se c'è uno che sa come andare oltre una perdita così importante, quello è proprio Popovich. Siamo alla ventunesima edizione della storia Popovich-Spurs. La ventesima era andata anche bene, se. Se non fosse stato che in regular season con un record di 67-15 si è arrivati secondi nella Conference, e le 67 W sono state il massimo della storia Spurs, e se non fosse arrivata la cocente eliminazione ad opera dei Thunder nelle semifinali di conference. Due se niente male in una franchigia abituata a giocare verrebbe da dire solo per vincere. Quest'anno, forse, per la prima volta gli Spurs non partono con troppi favori nel pronostico. E non solo per il ritiro di Duncan.
Gli altri due vecchietti che sono rimasti hanno una stagione in più nelle gambe, e molti li vedono inesorabilmente sul viale del tramonto. Resta da vedere se i giovani virgulti ed i pretoriani del coach sapranno mantenere elevata l'intensità del meraviglioso gioco che viene chiamato da tutti sistema Spurs. Si è comunque andati alla ricerca di qualche giocatore che fosse adatto al sistema in questione, e forse lo si è anche trovato. Solo il campo ci dirà se davvero il gioco di Popovich risucirà a sopperire alla vecchiaia di alcuni suoi interpreti, ma io credo che sarebbe abbastanza poco cestisticamente intelligente dare per morti i texani neroargento. Anche perché non è che non ci siano interpreti in grado di giocare una pallacanestro di alto livello anche singolarmente.
Ad iniziare da Kawhi Leonard, che quest'anno diventerà, probabilmente, il leader silenzioso dello spogliatoio con ancora più responsabilità offensive. Intorno a lui si dovrà iniziare il percorso di rinascita, ed il ragazzo sembra abbastanza pronto a prendere in mano baracca e burattini. Di fianco a lui LaMarcus Aldridge. Non è stato facile inserirsi, la scorsa stagione, in un sistema rodatissimo, dove nessuno ti considera la super star del gruppo. Aldridge, dopo qualche difficoltà iniziale, ha comunque svolto il suo compito in maniera tutto sommato positiva. Forse, anzi, ha svolto troppo solo il compito, senza cercare di andare oltre a quanto richiesto. Rumors ci dicono che addirittura mettere la parola trade di fianco a LaMarcus non sarebbe eresia, se le cose non dovessero migliorare. Io mi aspetto una grande stagione da lui, arrivando a prendersi in mano la franchigia. Sono i rimasti i due vecchietti terribili, Tony Parker e Manu Ginobili.
Su di loro poco da dire, anzi non diciamo niente, solo sperare che il fisico regga ad un altra massacrante stagione NBA. E'arrivato Pau Gasol che avrà l'ingrato compito di non far rimpiangere il #21. Per tecnica e capacità offensiva sarà sicuramente qualcosa in più in attacco, ed anche la leadership del catalano è high level. Vedremo come coach Popovich saprà gestire la voglia, soprattutto quella, di difendere che è ondivaga, eufemismo, in Gasol. Ma sono anni che tanti volevano vedere Pau allenato da Gregg, siamo accontentati adesso. Danny Green e Patty Mills sono altri due pretoriani del coach. Anche di loro si sa tutto, quest'anno l'australiano avrà ancora più minuti ma questo non lo spaventa di certo. Green, invece, è calato vistosamente nella post season, e questo è stato un problema. Occorrerà che sappia gestirsi nella regular season.
Molto più spazio dovrebbe avere Kyle Anderson, toccherà a lui dimostrare di essere pronto e molto più deciso nelle scelte offensive. Molta curiosità mi desta l'arrivo di David Lee, fortemente voluto dal coach. Un veterano che comunque può dare punti e rimbalzi in uscita dalla panca. Senza sottovalutare l'intelligenza cestistica del prodotto di Florida, che potrebbe assorbire gli insegnamenti popovichiani velocemente. Dejounte Murray è la scelta Spurs presa con il #29. Attaccante, uomo da uno vs uno, non un grande tiratore. Comunque farà fatica a trovare spazio, anche se Popovich a volte ci ha stupito. Jonathan Simmons è un altro giocatore che avrà spazio quest'anno, perché è piaciuto molto la scorsa stagione. Intenso, atletico, buon difensore, qualità sempre apprezzate agli Spurs. Dewayne Dedmon è comunque un sette piedi che ha sempre trovato posto nei roster NBA e se chiamato in causa si sa cosa può dare. Chiudiamo con Davis Bertans e Nicolas Laprovittola. Bertans è un SF tiratore, giovane, da valutarne l'impatto con la fisicità NBA in primis, per poi vedere come potrà rendersi utile in questa squadra. Laprovittola è un argentino con la garra e la faccia giusta per giocare ovunque. Credo che farà molta meno fatica ad inserisi nel sistema.
% Playoff: 75% - Playoff sicuri, e sarà interessante vedere come saranno raggiunti, giusto per capire cosa aspettarci da questi Spurs.
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