We're Talking 'Bout: Season 1969/70
La stagione 1968/69 era andata in archivio con l'ennesimo successo dei Boston Celtics. Ma in Massachussets non avevano avuto il tempo di festeggiare, perché due notizie avevano raffreddato gli animi intenti ad esultare per l'undicesimo titolo. Bill Russell e Sam Jones annunciavano il loro ritiro. Entrambi i giocatori lasciavano un vuoto tecnico e di leadership difficilmente colmabile. Con Russell, oltretutto, se ne andava anche la guida tecnica, l'erede di Red Auerbach, ed anche il giocatore più vincente mai apparso su un parquet, fino ai giorni nostri.
Ma per Walter Kennedy chiusa la porta Celtics si apriva un portone, rappresentato da qualunque altra franchigia NBA. Questo perché il dominio di Boston, per quanto storico ed importante, era stato cavalcato negativamente dai rivali della ABA, che pubblicizzavano la loro lega come quella più combattuta, con maggiore incertezza nel risultato finale. Kennedy sperava che qualcosa potesse cambiare, che nuove forze potessero inserirsi nel dualismo Boston vs Los Angeles. Intanto la NBA durante l'estate aveva firmato un altro contratto con la ABC per aumentare il numero di partite da trasmettere in diretta nazionale. E quel contratto aveva fruttato parecchi soldi in più alle franchigie NBA, che avevano iniziato a rispondere colpo su colpo a quelle ABA. Così a Maggio 1969, per dire, i Phoenix Suns erano riusciti a firmare Connie Hawkins, stella di prima grandezza della lega rivale. Insomma la guerra continuava colpo su colpo.
Il 7 Aprile 1969 a New York la moneta lanciata tra Milwaukee Bucks e Phoenix Suns aveva visto uscire vincitrice la franchigia del Wisconsin. E con la #1 scelsero la stella di UCLA Lew Alcindor, che qualche anno dopo cambiò il suo nome abbracciando la religione islamica in Kareem Abdul Jabbar, centrone che aveva dominato a livello universitario. Seconda scelta per i Suns fu un altro centro, Neal Walk. Alla 3 i Seattle Supersonics, chiamarono Lucius Allen, G, altra stella di UCLA.
Fu un'estate abbastanza tranquilla per la lega, poche trade degne di nota, nessuna franchigia nuova da annettere, ma il piano di Kennedy procedeva imperterrito. La sconfitta nella serie finale contro i Celtics e come era maturata era costata la panchina a coach Butch Van Breda Kolff, che negli spogliatoi del Forum di Inglewood aveva rischiato più del posto contro un inferocito Wilt Chamberlain, fermato da Mel Counts e Elgyn Baylor. Al suo posto arrivò Joe Mullaney. Ci fu anche un gradito ritorno nel mondo NBA. Anche i Cincinnati Royals, dopo anni di cocenti delusioni, decisero di cambiare coach, e la loro scelta cadde sull'ex stella dei Celtics Bob Cousy.
Tutto era pronto per iniziare una nuova regular season, e Giovedì 14 Ottobre 1969 al Madison Square Garden i Knicks affrontarono i Sonics per l'opening night. Le Division erano sempre due, Eastern e Western, con le solite quattro squadre per division ai playoff.
Ad est ci fu un inatteso duello tra i New York Knicks e degli incredibili Milwaukee Bucks. La squadra della Big Apple trascinata dall'MVP della stagione regolare, Willis Reed, vinse la Division 60-22. Reed riuscì ad essere determinante sia in attacco che in difesa, vera arma in più del gioco dei ragazzi di coach Red Holzman, vincitore del premio come Coach Of The Year. Walt Frazier a guidare l'attacco e dettare i tempi in regia, Dave DeBusschere ad aiutare sotto le plance, Bill Bradley e Cazzie Russell micidiali dalla distanza. Otto uomini a ruotare, giocando un basket difensivo di squadra come non si era ancora visto nella lega. Dietro loro i Bucks di coach Larry Costello, 56-26. L'impatto sulla NBA di Abdul Jabbar fu paragonato a quello che aveva avuto anni prima Wilt Chamberlain. Semplicemente immarcabile da chiunque. 218 cm di tecnica in post basso, tiro dai 5 metri, rimbalzista feroce, difensore in aiuto di tutto rispetto, ottimo passatore. E poi lo sky hook, instoppabile perché lasciato andar via da un altezza impossibile da raggiungere per chiunque.
O quasi. Chiaramente Rookie Of The Year, ma ad un passo dall'imitare lo stesso Chamberlain e Wes Unseld. Con lui le due guardie Flynn Robinson e John McGlocklin, entrambi alla miglior stagione della carriera, ed un altro rookie sorprendente, l'ala piccola, grande tiratore da enormi distanze, Bob Dandridge. In pratica in quattro, con Greg Smith e Zaid Abdul Aziz a cercare di dare una mano vicino a canestro. Terzi i Baltimore Bullets, 50-32. Coach Gene Shue aveva allargato le rotazioni e dato più spazio alle sue guardie e Kevin Loughery ma soprattutto Earl Monroe furono offensivamente incredibili. Il miglior attacco della lega. Anche perché il numero dei possessi, con quel mastino del rimbalzo che era Wes Unseld, si raddoppiavano rispetto alle altre squadre. Il contropiede da rimbalzo difensivo grazie alle sue aperture divenne storico nella lega. Gus Johnson, Jack Marin e Gus Davis anche loro in abbondante doppia cifra per punti segnati. Quarti i Philadelphia Sixers, 42-40. Coach Jack Ramsay continuava a basare il suo gioco sul trio Billy Cunningham, Hal Greer e Archie Clark, niente di nuovo ma comunque efficace. Per Oscar Robertson ed i suoi Cincinnati Royals altra stagione deludente, malgrado il nuovo coach. Spostato in shooting guard The Big O. giocò la solita stagione eccelsa, ma per molti il viale del tramonto era iniziato, ed i Royals avevano anche cercato di scambiarlo più volte senza esito. Ed i Celtics? 34-48 e fuori dalla post season. Vecchi, logori e senza i loro leader in campo e fuori. Bisognava ricostruire, per Red Auerbach fu comunque durissima, e le critiche per aver scelto Coach Tom Heinshon non mancarono.
Ad ovest invece la sorpresa la fecero gli Atlanta Hawks, che vinsero la Division, 48-34. Coach Richie Guerin riuscì a riproporre il suo gioco perimetrale per buona parte della stagione, valorizzando i suoi esterni, Lou Hudson, Walt Hazzard e Joe Caldwell. Ma la stagione cambiò in meglio con l'arrivo in corso d'opera di Walt Bellamy, un centrone vero da affiancare sotto le plance a Bill Bridges. Dietro loro i Los Angeles Lakers, 46-36, con un Jerry West leading scorer della lega, ma colpiti dagli infortuni a Chamberlain ed Elgyn Baylor, in due 66 partite di stagione regolare, ma con un'idea di gioco diversa dalla precedente gestione. Terzi dei sorprendenti Chicago Bulls, 39-43, malgrado il record negativo. Coach Dick Motta, in carica dalla precedente stagione, aveva imposto i suoi dettami, fatti di difesa, transizione e attacco al ferro. E guidati dall'ex Sixers Chet Walker, da Clem Haskins, Bob Love ed il durissimo Jerry Sloan i risultati iniziavano ad arrivare. Al quarto posto altra sorpresa i Phoenix Suns, 39-43. La loro stagione era cambiata con l'arrivo in panchina dopo 38 partite di Jerry Colangelo. Che non aveva fatto altro che liberare il talento di Connie Hawkins, e dare maggiori responsabilità al duo Gail Goodrich-Dick Van Arsdale in guardia, Paul Silas, nuovo arrivo dagli Hawks, faceva il suo, e tanto, sotto canestro. Fuori a sorpresa i San Francisco Warriors, che avevano preso Jerry Lucas dai Royals, creando un duo ipoteticamente micidiale sotto le plance con Nate Thurmond, ma tutto era fallito velocemente, causa grossi problemi nello spogliatoio risolti con la nomina ad head coach/giocatore di Al Attles.
I playoff ad est furono bellissimi. Il primo turno tra Knicks e Bullets fantastico. Il miglior attacco contro la miglior difesa e due dei migliori centri della lega uno contro l'altro. Sette partite tirate e bellissime, con il fattore campo sempre rispettato, e con Willis Reed vincente nel duello contro Unseld. Il resto lo fece in gara 7 la difesa Knicks, ed il duo DeBusschere-Bill Bradley, per il 4-3 finale. I Bucks guidati dal solito incontenibile Abdul Jabbar, mai sotto i 33 punti ed i 20 rimbalzi nella serie, spazzarono via 4-1 i Sixers. Per la prima volta una squadra al secondo anno nella lega arrivava alle finali di Division. La sfida tra un uomo solo contro una squadra di grandi giocatori oltretutto. Alla fine il gioco difensivo dei Knicks isolò Jabbar che certo dominò Reed, ma non la serie. 4-1 New York che tornavano alle Finals.
Ad ovest Atlanta spazzò via Chicago 4-1 senza problemi. Problemi che invece si presentarono numerosi per i Lakers contro i Suns. Phoenix correva troppo per i vecchietti gialloviola, Hawkins e Silas dominanti in area, e 3-1 Suns. Poi coach Mullaney decise di puntare sull'orgoglio di Chamberlain, che da gara 5 tornò ad essere il giocatore offensivo di qualche anno prima. La serie cambiò completamente, nessuno riusciva più ad avvicinarsi al ferro dei Lakers, che ribaltarono la serie vincendo 4-3. E sull'onda lunga di quelle tre vittorie spazzarono via 4-0 gli Hawks nelle finali di Division, con la pessima notizia per tutti che al duo West-Wilt si era (ri)unito anche Baylor.
La finale New York vs Los Angeles fu ulteriore manna dal cielo per la NBA che cavalcò l'evento come mai prima. E venne ripagata da una serie storica di cui tutti conoscono l'esito. Sette partite memorabili, anche qui fattore campo rispettato. Gara 5 con il terribile infortunio a Willis Reed ma vittoria soffertissima Knicks. Gara 6 con Chamberlain che abusò letteralmente di tutta la difesa newyorkese, 45 punti, West 33 e gara 7 con la domanda chi può fermare il centrone Lakers.
E di gara 7 al Madison sappiamo tutto.
L'ingresso solitario a pochi minuti dalla palla a due di Reed sofferente e zoppicante che fece esplodere i fans dei Knicks. I pochi ma intensi minuti conditi da una difesa feroce su Chamberlain ed il primo canestro della partita.
Cambiò tutto. Qualcosa che non si era mai visto.
Il resto lo fecero Frazier, Barnett, DeBusschere, il tifo assordante del Madison, e l'1/11 di Chamberlain dalla lunetta.
4-3 e bolgia a New York per il primo storico titolo dei Knicks.
Qulacosa all'inzio degli anni 70 era finalmente cambiato. Reed venne nominato MVP delle finals, il lieto fine voluto da tutti.
Arrivederci alla prossima puntata.
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