Hard Drive Team 2018/19: Los Angeles Lakers
Quando devo scrivere ed occuparmi dei Los Angeles Lakers apro sempre con una premessa fondamentale: sono un loro accanito sostenitore, sin dal lontano 1978. Per cui non preoccupatevi se sembro di parte, lo sono, sia quando si tratta di scriverne bene che di essere un feroce critico.
Parlare di questi Lakers è facilissimo e difficilissimo allo stesso tempo. Certo il futuro, dal 1 Luglio 2018, ha assunto colori decisamente più vivaci rispetto a quelli del quinquennio precedente. L’arrivo di quel ragazzone con il #23 nativo di Akron, Ohio, ha rimesso sulla cartina geografica della pallacanestro che conta la Los Angeles giallo viola. E sarebbe assolutamente stupido non pensare ad un deciso miglioramento del loro record, che parte dal 35-47, peraltro non così terrificante visto come è venuto, della stagione scorsa.
Certo da qui a definire i Lakers già come una contender al titolo a partire da questa stagione, ce ne passa parecchio. Diciamo che il duo Magic Johnson-Rob Pelinka una volta chiuso l’accordo con The Choosen One ha dovuto decidere come muoversi per creare il cosiddetto cast di supporto, per capire che tipo di giocatori servissero per completare il roster. Hanno sicuramente provato a prendere almeno un altro giocatore di livello, dal Texas, ma una volta vista l’impossibilità nel riuscirci, si è optato per una strategia diversa.
E alla corte del confermatissimo head coach Luke Walton è arrivato un gruppo di giocatori che definire sorprendenti, visti i nomi, è ancora poco. Walton si ritrova, in questa stagione, in una posizione scomodissima. In tanti punteranno il mirino sul rapporto tra lui ed il Re, che non ne ha sempre avuti di idilliaci con i precedenti suoi coach. Inoltre si trova dei personaggi che non sarà semplicissimo allenare, insieme ad un gruppo di giovani da sgrezzare ulteriormente, che si è deciso fortemente di non voler inserire in nessuna trade, e che dovranno dimostrare a coach e management la bontà della scelta fatta. E’ un gruppo che se dovesse riuscire ad amalgamarsi e a seguire la via che sarà tracciata dall’ex UCLA, che è un signor conoscitore del gioco, potrà togliersi parecchie soddisfazioni.
Anche perché quando ti trovi in squadra LeBron James sai che devi giocare per vincere, perché con lui si gioca per questo. Scelta coraggiosissima la sua di firmare con i Lakers, di andare a giocare in casa dei Warriors, in una squadra che, a detta di tutti, non sarà vincente in poco tempo, lui stesso ha recentemente dichiarato che ci sarà molto da lavorare per avvicinarsi al livello di quelli della baia, salvo qualche trade di livello nel futuro. Se ha preso questa decisione è perché qualcosa deve aver visto, forse la possibilità di far crescere un gruppo giovane, di ragazzi pieni di talento e voglia, per lui tutto sommato, una novità. Sarà il leader maximo, e già scriverlo è una banalità assoluta, gli altri dovranno seguire la strada. Da tutti ci si aspetta un upgrade.
Da Lonzo Ball, arrivato con troppa pubblicità negativa, come se avere un padre ………….. sia colpa sua, ma che ha dimostrato di avere i numeri per poter fare il PG da subito nella lega. Certo dovrà risolvere il problema del tiro, e sembrerebbe lavorarci sopra, e degli infortuni, ma voglia e possibilità di migliorare e crescere ne abbiamo. Brandon Ingram dovrà probabilmente modificare qualcosa nel suo modo di stare in campo, specie nel ruolo vien da dire. Ma già la scorsa stagione è sembrato crescere molto, se poi tornasse anche a tirare con buone percentuali. Kyle Kuzma è stato decisamente la sorpresa più grossa dell’ultimo draft, giocando una stagione a livelli che nessuno poteva pronosticare. Oltretutto lui è uno di quelli che maggiormente potrebbe giovarsi dell’arrivo di James, perché ha dimostrato di elevare e di molto il suo gioco se innescato conto terzi, molto più di quanto non sappia fare in uno vs uno. Anche Josh Hart ha dato l’idea di essere uno pronto a giocare a questo livello. Stagione da rookie sopra le aspettative per minutaggio e statistiche, ha abbastanza arroganza cestistica per potersi migliorare. Citiamo, tra i giovani, Ivica Zubac, che potrebbe trovare minuti vista la carenza nel ruolo, ha fisico e tecnica, oltre che buone capacità a rimbalzo, per poter tornare utile alla causa.
Dal draft è arrivato con la #25 Moritz Wagner, PF di grande energia, buona mano, ed anche lui dovrebbe ritagliarsi spazio nelle rotazioni. E’ rimasto Kentavious Caldwell-Pope, difesa, uno dei pochi tiratori naturali del roster, che comunque il suo lo ha sempre dato in campo. Poi, per l’appunto, gli arrivi dalla free agency.
Iniziamo da Rajon Rondo, che arriva finalmente in California con qualche stagione di ritardo. Se ha voglia è ancora un signor giocatore, e viene da chiedersi perché non dovrebbe averne. Continuiamo con JaVale McGee, deriso da tutti per anni, ha vinto due titoli poco più a nord di dove giocherà la sua prossima stagione, giocando anche minuti importanti, dando il suo contributo. E qui potrebbe trovare la giusta congiuntura tecnica per rendere anche di più. Micheal Beasley arriva con il solito gigantesco punto interrogativo presente nella sua testa, dopo una buona stagione ai Knicks. Di lui sai quello che potrebbe fare ma non sai se lo farà.
Completano il roster Sviatoslav Mykhailiuk, scelto con la #47, attenzione alle sue doti da tiratore, Alex Caruso,Travis Wear e Isaac Bonga, di cui tanti parlano bene soprattutto per le doti fisiche.
Due parole le spendiamo su Lance Stephenson. Firma dalla free agency che ha fatto scalpore, visto che giocherà con un suo nemico storico, LeBron appunto, con cui i rapporti, sul campo, sono sempre stati a dir poco tesi. Il fatto di giocarci insieme in questa stagione sarà un incentivo come poche altre volte nella sua carriera, attenzione alla stagione di born ready.
Playoffs: 85%: Senza dubbi alcuni, questi alla post season ci arriveranno tranquillamente e se dovessero anche amalgamarsi in fretta a L.A. si divertiranno parecchio.
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