Per scrivere un articolo che parli dei
Los Angeles Lakers potrebbero bastare questi semplici numeri aggiornati a Lunedì 23 Gennaio dell'Anno Domini 2017, 16-25, -49, 15esimi ad Ovest. Che doveva essere l'anno zero del post
Kobe Bryant, e che sarebbe potuto/dovuto essere l'anno giusto per tentare, almeno, di uscire dalla profondissima buca in cui la metà giallo viola di L.A. si è infilata negli ultimi anni. Solo che, come avevo scritto nella puntata della rubrica di presentazione alla stagione dedicata ai Lakers,
Hard Drive Team, i Lakers, appunto, ci hanno abituato ultimamente, a noi vecchi fans, non solo a cadere sul fondo della buca, ma anche a riuscire a scavare.
Eppure si pensava, dopo un inizio positivo, se non di vederli lottare per i Playoff, quanto meno che riuscissero a togliersi delle soddisfazioni, iniziando con il veder crescere questo gruppo giovane e che, sulla carta, doveva essere abbastanza talentuoso. Ricordiamoci che dopo le prime venti partite il record recitava un ottimistico 10-10. Poi...poi è iniziata la caduta libera. Ma molto libera, e non di quelle che dopo un po' di metri percorsi vede aprirsi un paracadute, una di quelle che termina con un terrificante tonfo che non lascia presagire niente di buono. Da quel momento sono arrivate solo 6 vittorie, con pochissimi acuti, a fronte di 22 sconfitte, alcune davvero brutte e clamorose, vedi l'ultima con i Mavs.
Adesso nella lega peggio dei Lakers ci sono solo i derelittissimi Nets. Certo, bisogna dire che la sfortuna ha visitato più volte i Lakers, costringendoli a giocare in emergenza per qualche partita di troppo, specie alla voce guardie, ma tenersi nel roster dei giocatori facili all'infortunio che sinonimo è? E già immagino quelli che si affanneranno a scrivere che stanno tankando. Bene, essendo a Hollywood suggerirei a buona parte del roster dei Lakers di darsi al cinema, perché se stanno fingendo di non saper giocare insieme per perdere ed arrivare ad una delle prime tre scelte, protette,ci stanno riuscendo benissimo.
TANK AGAIN?
E comunque, come ampiamente dimostrato, tankare, neologismo anglofono davvero orrendo, non è la soluzione dei problemi se non esiste un chiaro progetto alla base. Anche perché io dei
LeBron, dei
Durant, dei
Westbrook o degli
Harden non li vedo all'orizzonte del panorama
NCAA attuale. E se non hai un progetto quanto meno di rinascita non diventi nemmeno appetibile per gli eventuali free agent che avrebbero voglia di mettersi sul mercato. Perchè uno dei vari
Steph Curry,
Kevin Durant,
Blake Griffin e
Chris Paul dovrebbero scegliere i Lakers alla fine della stagione 2017? Ma anche un
Gordon Hayward, per dire, perché dovrebbe decidere di lasciare un programma giovane ma ben impostato come quello degli
Utah Jazz per emigrare verso i Lakers? Direi che non ci sono valide motivazioni. Per poter arrivare ad uno dei pezzi forti del mercato
F.A., bisogna diventare una squadra che abbia ambizioni a breve/medio termine. E l'unico che sembra avere questo tipo di atteggiamento è il coach,
Luke Walton. Perchè la dirigenza, invece, sembra affidarsi al gioco delle tre carte, sperando di trovare la pallina sotto la carta scelta.
GIOVANI DI...SPERANZA
Ed ha proposito di scelte, come valutare le ultime tre prime scelte di L.A. purple and gold. Diciamo che tutte tre,
Julius Randle,
D'Angelo Russell e
Brandon Ingram, danno l'idea che ci si deve lavorare ancora per poter avere dei giocatori di prima fascia nella lega. E Walton lo sta facendo, dando minuti e responsabilità a tutti e tre,ma le risposte, specie nei primi due, tardono un attimo ad arrivare. Randle tende ad essere troppo anarchico, scimiottando troppo Draymond Green senza averne la stessa “garra”. Russell ha la sinistra capacità ad infortunarsi, non riuscendo ad essere continuo nelle sue prestazioni. Senza contare che giocando PG lo si vorrebbe più alla ricerca del gioco con i compagni che alla conclusione personale. Ingram potrebbe regalare, dei tre, le maggiori soddisfazioni. Ma sta dimostrando di essere troppo acerbo fisicamente, e con insospettabili limiti tecnici, vedi palleggio molto alto e poco dinamico specie nell'uno vs uno fronte canestro, su cui un coach come Walton deve lavorare e non poco. Certo che giocare in una squadra senza ambizioni non aiuta.
HERE COME THE MONEY
Già ma cosa serve per poter tornare laddove i Lakers, per storia e mercato cestistico, dovrebbero stare? Un management capace, verrebbe da dire, o, più decisamente, un reale piano di crescita. Se si deve puntare sui giovani allora lo si faccia, ma non si spiega il perché delle prese se non di
Timofey Mozgov, centro intimidatore ma firmato a cifre spropositate, di
Luol Deng, veterano e abbondantemente sulla via del tramonto. A me, poi, risulta anche abbastanza incomprensibile il perché della presenza in quintetto, addirittura, di
Nick Young, che essendo oltretutto in questo momento probabilmente il miglior giocatore di questo roster, insieme a
Lou Williams che non ha (quasi) mai fatto parte di roster vincenti, fa capire quanto i Lakers siano caduti in basso. E, parlando francamente, ci si aspettava di più anche da Jordan Clarkson, che sembrava avere più personalità da mettere in mostra.
Ormai anche quest'anno la stagione è andata, se riuscissero a raggiungere 30 W si dovrebbe parlare di miracolo, e, probabilmente, arriverà un'altra prima scelta, per la gioia dei fanatici del tankare. Ma con un altro ragazzo da costruire il futuro quanto potrebbe essere radioso?
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