Questa settimana sotto la luce dei nostri riflettori si trova un giocatore dei Boston Celtics, pedina chiave dei finalisti della Eastern Conference la scorsa stagione, Marcus Smart.
PERCHÈ SI, PERCHÈ NO
scelto alla #6 nel draft del 2014, si è subito trovato ad avere un buono spazio e minutaggio ed è riuscito da subito a dimostrare le proprie qualità, più difensive che offensive; arrivato alla quarta stagione in carriera ed avendo accumulato esperienza di playoff, il #36 dei Celtics dovrà ricoprire un ruolo ancor più importante nella scalata al titolo di Conference. Ma è davvero il giocatore giusto? Andiamo a vedere perché può esserlo davvero e perché invece no.
✅ SI ✅
In una squadra di attaccanti, Irving su tutti, un giocatore così difensivo risulta sempre utile.
Nel sistema difensivo di Coach Stevens è perfetto viste le sue caratteristiche fisiche: ha il passo per tenere i piccoli e la stazza per marcare anche i lunghi. Un jolly difensivo.
La grinta che mette in campo gli permette di essere in campo anche in momenti e partite chiave, senza scomparire sotto la pressione.
Nel sistema di Boston ha migliorato molto le sue statistiche alla voce assist: quasi 2 in più di media nelle ultime due stagioni rispetto alle prime.
Ha lavorato sulla fluidità del suo tiro e sulla sicurezza con cui si prende tiri aperti; non sarà mai un tiratore naturale ma permette alla sua squadra di allargare il campo.
🚫 NO 🚫
Nonostante abbia lavorato sul tiro, i risultati non sono entusiasmanti: sotto il 35% nei tiri dal campo, con uno scarso 30.6% da dietro l’arco.
Jolly difensivo ma senza ruolo in attacco: non è un playmaker, non è un realizzatore e non è un lungo. Indefinito.
Il miglioramento alla voce assist coincide con un peggioramento alla voce palloni persi; spesso spaesato nel creare gioco.
Giocatore molto umorale, sempre al limite del fallo, a volte anche del tecnico.
Giocatore che sembra aver già terminato il suo percorso di crescita; pochi, pochissimi margini di miglioramento.
CONCLUSIONE
Pochi margini di miglioramento ma ottimo ‘Role Player’, scarse percentuali al tiro ma strepitoso lavoro in difesa. Insomma, non sarà la vostra superstar, non sarà nemmeno il vostro secondo o terzo violino e sarà sempre un continuo confronto fra pro e contro, ma se la vostra squadra avesse bisogno di un combattente, Smart è sicuramente l’uomo giusto.
Il vero problema è che ha bisogno di un valido contesto di squadra per riuscire ad emergere, un contesto che lo nasconda in attacco e lo esalti in difesa, e quale posto migliore della Boston di Brad Stevens? Nessuno.
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