Simon Playbook: Minnesota Timberwolves
Nella tana dei lupi, a casa dei Minnesota T-Wolves per questo appuntamento con il nostro Playbook del giovedì.
Due squadre totalmente diverse, un prima e un dopo piuttosto netto e marcato e non poteva essere altrimenti con la partenza di Jimmy Butler. Ma lasciamo la parola al campo.
Squadra giovane, con veterani di spessore, ma in cerca di una propria identità: due stagioni fa erano i futuribili T-Wolves, con Karl-Anthony Towns e Andrew Wiggins come stelle della squadra e centro dell'attacco. Poi il Draft e la Trade per Butler: nuova identità, finalmente il tassello mancante per lo step successivo. Ed eccoci ad oggi, con i playoff centrati lo scorso anno ma salutati con uno 0-4 con tanti saluti e ringraziamenti dal Barba, e senza quel Butler, ma con Covington e Dario Saric al suo posto.
Ecco, partiamo da Covington, Role Player se ce n'è uno, il più classico dei '3&D', che si sta ritagliando un ruolo importante in questi T-Wolves alla ricerca di una propria stabile identità. 14 punti, con il 38% da dietro l'arco, e 2.6 recuperi a partitao rendono una pedina fondamentale su entrambi i lati del campo. Giocatore che sta convincendo anche grazie alla sua intensità e al posizionamento negli angoli per aprire il campo nell'attacco.
Aprire il campo perché Minnesota è una squadra che utilizza anche parecchio gioco in post, non solo con Towns ma anche con Taj Gibson ed Andrew Wiggins. In particolare per liberare Wiggins è interessante l'utilizzo di un blocco da parte di Towns sulla linea di fondo: non vuole essere un gioco per forzare il cambio, e quindi far finire il lungo su Wiggins in post, ma semplicemente per ritardare il difensore dell'ala ex Kansas e permettere a quest'ultimo di ricevere con vantaggio vicino al ferro. In caso di cambio difensivo ecco KAT, marcato da un esterno, che va ad occupare il post alto proseguendo dopo il suo blocco: posizione molto pericolosa perché può sia tirare sia mettere palla per terra. Insomma, con un banale blocco due delle situazioni preferite dai due giocatori.
In realtà però il campo è da allargare con i tiratori sul perimetro anche per permettere al vero Leader di questi T-Wolves di esprimersi al meglio. Infatti, gira e rigira, se c'è Thibodeau c'è Derrick Rose e qiesto è il miglior Rose dopo la serie di infortuni di cui tutti sappiamo.
Nuovo ruolo, in uscita dalla panchina, decisamente un candidato per il premio di 6th Man of the Year con 18.5 punti, 3 rimbalzi e 4,5 assist a partita e con le chiavi dell'attacco saldamente nelle sue mani. Blocchi lontano dalla palla per liberarlo e poi pick and roll sono l'arma vincente per sfruttarlo al meglio, con Dieng, Towns e Saric anche pronti ad aprirsi per un tiro dopo il blocco, con Gibson invece un gioco a due come ai vecchi tempi. Il fatto che abbia una percentuale molto solida dai tre punti, 47.7% e ovviamente dato migliore in carriera, apre a Rose una doppia alternativa: tirare da dietro il blocco o sfruttare la sua agilità e il suo equilibrio per battere l'aiuto e concludere al ferro o scaricare in angolo, appunto.
Insomma, non saranno forse abbastanza per centrare di nuovo i playoff, soprattutto in una Western Conference estremamente compatta, ma questi sono buoni presupposti per superare una stagione di transizione e puntare a migliorare in vista della prossima che, con qualche acquisto mirato, potrebbe essere quella del riscatto dopo Jimmy Butler.
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