Hard-Drive Team 2018/19: Philadelphia 76ers
Ai Philadelphia Sixers il peggio sembra essere passato, e le stagioni negative potrebbero diventare un ricordo triste, ma che si allontana sempre di più, nel giro di poco tempo. Certo ce n’è voluto di tempo, e la strada è stata difficile, insidiosa, spesso criticata da molti, che non riuscivano a vedere con chiarezza il futuro di questa franchigia. Chi invece ha avuto pochi dubbi sin da quando è arrivato nella città dell’amore fraterno è stato coach Brett Brown.
Dopo quattro stagioni terribili, finite tutte con record abbondantemente perdenti, dopo che molti a Phila ed in giro per la NBA ne avevano chiesto il licenziamento, dopo tutto questo è arrivata la meritatissima rivincita. La scorsa stagione è stata chiusa con un 52-30 che è valso la qualificazione alla post season, arrivata dopo cinque lunghi anni. Certo l’eliminazione contro i rivali di sempre dei Celtics, soprattutto per come è venuta ha lasciato parecchio amaro in bocca, ma il tempo del rammarico è durato il giusto, poi tutti si sono messi a lavorare per proseguire il lavoro iniziato.
Ed è stato difficoltoso anche per i problemi extra cestistici che hanno colpito la franchigia della Pennsylvania, che si è ritrovata nel momento più importante per porre le basi per questa annata cestistica, senza G.M. e presidente delle operazioni cestistiche. Il ruolo è stato affidato fino a metà settembre a coach Brown, che è sembrato riuscire ad eseguire il compito assegnatoli con buoni risultati. Poi a giochi abbastanza fatti colui che più di tutti lo ha aiutato nel compiere il lavoro, Elton Brand, ha avuto il posto di General Manager. Bisogna dire che dopo la stagione scorsa, per i risultati ottenuti quello che è stato fatto da giugno fino ad oggi è tutt’altro che negativo.
Certo si è cercato di far arrivare nella città di Rocky Balboa, LeBron James, e questo avrebbe spostato gli equilibri, e di molto. Fallito l’obbiettivo, ci si è spostati su giocatori che per esperienza nella lega potessero aumentare comunque la qualità del roster. Ed anche le scelte al draft sono andate in quella direzione, fermo restando che l’avere sano e dall’inizio la prima scelta 2017 è già di per se un upgrade importante. Questa squadra è giovane nei suoi elementi trascinanti, ha talento offensivo, e non solo, e anche un roster profondo. Sarà interessante vedere fin dove potranno arrivare.
E sarà interessante vedere che stagione giocherà The Process, Joel Embiid. Dategli due anni da sano, senza problemi e questo ragazzo dominerà il pitturato, e forse non solo quello. Talento, atletismo, voglia di difendere ed arroganza. Cosa chiedergli di più. Il duo che forma con Ben Simmons è qualcosa che sta riportando il sorriso ai fans di Phila. Ed anche l’australiano è un altro giocatore elettrizzante, dinamico, già adesso una super star. Pensate se dovesse mettere tra le sue armi anche un tiro dai sei/sette metri. Auguri a tutti nell’eventualità. Quando hai due giocatori del genere a referto, i problemi sono degli altri. Certo entrambi devono proseguire il percorso di maturazione, ma sono due ragazzi comunque intelligenti e con poca voglia di fallire. E chissà che quest’anno anche Markelle Fultz non possa far vedere il suo talento. Dovrà dividere minuti e spazi con Simmons, ma anche lui è un ragazzo intelligente, ed il suo apporto potrebbe diventare fondamentale. Da JJ Redick tutti sanno cosa aspettarsi, e lui tendenzialmente il suo lavoro lo sa fare bene, non avendo intenzione di fermarsi. Robert Covington ha avuto una stagione di alti e bassi. Lui è il leader difensivo della squadra, anche quello a cui si chiede tiro dal perimetro. Deve ritrovare fiducia nei suoi mezzi, che sembra avere in parte smarrito.
Amir Johnson è il classico lungo veterano che un rimbalzo, un canestro, un tuffo in campo lo fa sempre. Giocatore che è diventato di grande duttilità. Come Jarryd Bayless, che se riuscisse solo a restare sano sarebbe comunque uno a cui chiedere giocate importanti anche in momenti decisivi. T.J. McConnell è uno di quei giocatori che chiunque vorrebbe avere nella sua squadra. Uno che gioca sempre andando oltre i suoi mezzi tecnici e fisici. E che sta ancora imparando. Vediamo quanto spazio troverà Furkan Korkmaz, che è sembrato troppo acerbo per questo livello di gioco.
Da Denver è arrivato Wilson Chandler, attaccante con punti nelle mani, uno che è andato in doppia cifra per media punti in nove delle ultime dieci stagioni giocate. Anche lui deve stare attento a ginocchia e caviglie, ma se sano un’addizione importante. Altro arrivo via trade è Mike Muscala. Lungo atipico che ama giocare anche lontano da canestro, stoppatore, mano notevole per quell’altezza. Potrebbe essere nel contesto giusto. Dalla free agency è tornato il veteranissimo Emeka Okafor. Gli anni migliori sono alle spalle, come riserva può, forse, dare ancora qualcosa. Staremo a vedere.
Dal draft sono arrivati due giocatori molto simili tra loro, con la #16 Zhaire Smith, e con la #26 Landry Shamet. Entrambi guardie tiratrici, Smith con buone percentuali anche da tre punti, potrebbero trovare spazio vista la carenza nel ruolo del roster. Soprattutto dal prodotto di Texas Tech in tanti si aspettano cose postive da subito.
Due parole le spendiamo per Dario Saric. Due stagioni in crescita continua, statisticamente e per mentalità in campo. E’ sulla strada buona per diventare la terza stella di questa squadra, e non ha paura delle responsabilità che questo comporterebbe, anzi.
% Playoffs: 90%- Con che posizione si presenteranno alla post season? Questa è la vera domanda.
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