Oklahoma City, Gilgeous-Alexander è fenomenale ma c'è un progetto?

La point guard dei Thunder ha dei numeri da capogiro, ma OKC non ha presentato un progetto affidabile.

Scritto da Valentino Aggio  | 
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La point guard dei Thunder ha dei numeri da capogiro, ma OKC non ha presentato un progetto affidabile.

Shai Gilgeous-Alexander è da ormai qualche stagione il volto degli Oklahoma City Thunder. Il #2 degli ex Supersonics sta giocando a livelli incredibili in questo inizio di stagione 2022/23 arrivando addirittura oltre i 30 punti di media. La squadra costruita attorno a lui è però quantomeno mediocre e di certo non basta per raggiungere i playoff. Al momento la franchigia di coach Daigneault occupa il 13° posto nella Western Conference con un record mediocre di 6-8. 

SGA: un inizio da All-Star e Most Improved

A Basketball-Evolution ci piace parlare utilizzando i numeri, un metodo quanto più imparziale per descrivere un inizio di stagione fenomenale da parte di Shai Gilgeous-Alexander. All'inizio della sua quinta stagione in NBA (la quarta in Oklahoma) SGA ha messo a referto 31.5 punti, 5.8 assist e 2.1 palle rubate a partita. Il giovane canadese si trova al quinto posto nella classifica dei migliori realizzatori, uno degli otto giocatori nella Lega in grado di segnare oltre 30 punti a notte. Anche il 53.9% dal campo è un dato di assoluto rilievo che va a dimostrare l'efficienza della stella di OKC. Degli oltre 30 punti segnati a notte, Gilgeous-Alexander tenta solo 2.8 triple di media a partita. Questo è il dato più basso dal suo anno da rookie, l'unico giocato per i Los Angeles Clippers. Al contrario, al #2 dei Thunder piace molto penetrare in area, aumentando di anno in anno le proprie conclusioni al ferro. La partecipazione al primo All-Star Game della sua breve carriera non sembra essere in dubbio quest'anno, così come il premio di Most Improved Player, assegnato lo scorso anno a Ja Morant. È proprio il collega dei Memphis Grizzlies che ha finora oscurato le prestazioni di SGA con partite altrettanto buone e giocate da highlights. 

Squadra senza capo né coda: ecco gli errori di Oklahoma City

Che gli Oklahoma City Thunder non siano una squadra competitiva non è di certo un mistero, purtroppo. Nonostante i risultati non siano entusiasmanti, non mancano i talenti individuali. Oltre a Gilgeous-Alexander, sia Josh Giddey che Luguentz Dort hanno dimostrato negli ultimi due anni di essere dei giocatori molto interessanti. Infatti loro tre, insieme a Tre Mann, sono gli unici quattro ad essere in doppia cifra per punti segnati a partita. Il “problema” sta proprio in questi quattro nomi: sono tutti dei piccoli, playmaker o guardie. O meglio, il vero problema del roster di OKC è che mancano dei lunghi. Non è un caso che sia proprio l'australiano Giddey (207 cm ma pur sempre una point guard) il miglior rimbalzista dell'intera squadra. Aleksej Pokusevski sarebbe il miglior lungo del roster dei Thunder, il che dice molto. 

Il secondo errore è quello di puntare troppo sul futuro. I Thunder hanno ben 38 scelte per i prossimi anni di draft arrivate principalmente dagli scambi degli ultimi anni. Sono 19 le scelte al primo giro, ma così facendo rischiano di non diventare competitivi in tempo per mantenere le proprie stelle all'interno del proprio roster. Nella scorsa estate Gilgeous-Alexander ha firmato un'estensione contrattuale di 5 anni alla cifra di 173 milioni di dollari. Molti soldi per legarsi a OKC fino ai 28 anni, ma questo amore per i Thunder potrebbe finire prima del previsto se la franchigia non sarà competitiva nei prossimi anni. Infatti, SGA è nel bel mezzo del mercato da tempo ormai e ne ha parlato proprio ad inizio stagione, dicendosi fiducioso: “Sapevo a cosa sarei andato incontro quando ho firmato per cinque anni lo scorso anno. Non penso che perderemo ancora per molto.”

Mike Daigneault non sembra essere il coach adatto per questi Thunder. L'unico merito dell'allenatore subentrato a Billy Donovan dopo la stagione 2019/20 è quello di aver sfruttato l'estrema gioventù del proprio roster. L'età media è di infatti 22.6 anni e non a caso la squadra si trova al secondo posto nella Lega per possessi giocati a partita (102.2).

La questione Chet Holmgren

Con la seconda scelta assoluta allo scorso draft gli Oklahoma City Thunder hanno puntato su Chet Holmgren, il primo scelto dopo il nostro Paolo Banchero. Il classe 2002 ha dimostrato fin da subito un talento cristallino, venendo da molti addetti ai lavori considerato come il più dotato dell'intera classe 2022. L'eleganza del ragazzo nonostante i 214 centimetri è da lasciare a bocca aperta, così come la sua fragilità. Infatti Holmgren è visibilmente troppo esile per competere con gli altri lunghi di livello NBA. Purtroppo ne abbiamo avuto la prova ancora prima dell'inizio della stagione. Durante un match Pro-Am, in un contatto con LeBron James, Holmgren si è infortunato al piede destro, dovendo così perdere tutta la stagione 2022/23. C'è molta curiosità di vedere il #7 di OKC sul parquet il prossimo anno: lui, insieme a SGA e Giddey sono e devono essere il punto di partenza per il futuro dei Thunder.

La storia si ripete: il denominatore comune è Sam Presti

La NBA è un ciclo: le franchigie vivono delle stagioni positive, poi i giocatori principali se ne vanno (o si ritirano). In quel momento è l'ora del rebuilding, puntando a prendere scelte importanti al draft nella speranza di pescare un buon giocatore e tornare competitivi. Ne sa qualcosa il General Manager degli Oklahoma City Thunder, Sam Presti. Arrivato agli allora Seattle Supersonics nel 2007, Presti non ha mai avuto paura di prendere delle decisioni rischiose ottenendo risultati alterni. A lui va il merito di aver scelto in tre anni consecutivi Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden. Di Presti è anche la colpa se “The Beard” ha abbandonato i Thunder dopo non avergli offerto un contratto adeguato, preferendogli il lungo Serge Ibaka. Da lì in poi i Thunder hanno cambiato molto e spesso i propri giocatori, ma “carta canta”: una sola finale raggiunta nel 2012 e da lì due finali di Conference (2014 e 2016), tutte perse. 

Dopo la partenza di Durant direzione Golden State Warriors nell'estate 2016 Presti ha disperatamente provato ad affiancare a Russell Westbrook giocatori di livello per rincorrere l'anello. Ovviamente i risultati sono stati altamente insufficienti specie con l'esperimento Paul George, poi ceduto ai Clippers in ritorno (anche) proprio di Gilgeous-Alexander. La mania di accumulare scelte al draft da parte di Presti rischia di prendere il sopravvento. Si possono acquisire molti giocatori di talento tramite il draft, ma se non vengono lavorati come dei diamanti grezzi non raggiungeranno mai il loro livello migliore: Victor Oladipo e Domantas Sabonis ne sono un esempio più che lampante, viste le prestazioni nell'Indiana. Ora i giocatori finalmente ci sono: tra Gilgeous-Alexander, Giddey e Holmgren le possibilità di fare bene nei prossimi anni ci sono eccome, ma bisogna lavorare su pochi talenti per ottenere il massimo da loro. Per fare questo bisogna però smettere di collezionare scelte al draft come fossero figurine, bensì magari imbastire delle trade per arrivare a giocatori già affermati. 


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