Hard-Drive Team 2018/19: Houston Rockets
Dicasi 65-17. Record di vittorie della franchigia per una singola stagione. 3-2 in finale dconference e match point, in casa, contro i Warriors, grandi favoriti per la vittoria dell’anello, che sembrerebbero essere in difficoltà. Poi l’infortunio ad uno dei tuoi, due, giocatori chiave, la sconfitta, difficile da digerire, una off season di recriminazione, specie da chi, tanti forse troppi, hanno continuato a dire che senza il sopra citato infortunio le cose sarebbero andate diversamente per gli Houston Rockets.
Ed è chiaro che d’estate si è cercato, spasmodicamente, di trovare qualcosa che potesse aumentare le forza, già discreta di questa squadra. Certo Daryl Morey ha tentato di convincere uno a caso accasatosi poi ad Hollywood, ad emigrare nel Texas, ma le cose, anche per problematiche legate al salary cap, sono andate diversamente. A questo punto si è cercato qualcos’altro, che però potesse portare una sorta di terza stella alla corte di coach Mike D’Antoni, e che, magari, già conoscesse le peculiarità del gioco d’antoniano, in maniera da non fare fatica ad inserirsi. Scelta fatta, personalmente abbastanza rischiosa bisogna dire, che se però dovesse portare dei risultati, che hanno un nome preciso, anello, allora potrebbe essere vista come la firma dell’anno.
Anche perché aumentare la pericolosità, soprattutto offensiva, di una squadra che nella scorsa regular season è sembrata essere un orologio di precisione, può risultare impresa ardua. Ed oltre alla firma del supposto terzo violino, anche i movimenti di mercato sono serviti per cercare di allungare ulteriormente le rotazioni, cercando giocatori in grado di interpretare il modo di giocare dei Rockets. Chiaro che alla fine saranno i risultati a definire se la missione è stata compiuta o meno. Coach D’Antoni è riuscito a far capire a tutti i presenti nel roster quello che lui vuole, anche in difesa, e, finalmente per lui, ha finalmente trovato un gruppo che lo segue al 110%. Adesso è fin troppo chiaro che quello che tutti gli chiedono a Houston è quel titolo che manca da più di vent’anni. E le premesse per poterci riuscire ci sono tutte.
Specie se nel roster hai il James Harden delle ultime due annate. L’MVP della scorsa stagione sta giocando un basket spettacolare, dominante offensivamente, in grado di fare sempre la scelta giusta quando ha la palla in mano, e non necessariamente per la conclusione personale. Ha voglia di vincere e sa che questo è assolutamente il suo momento. Così come Chris Paul sa, invece, di non avere ancora troppe primavere cestistiche davanti. Il suo infortunio, come abbiamo detto secondo tanti, ha impedito a Houston di arrivare al ballo di Giugno. Lui in off season ha fatto storcere il naso a tanti chiedendo il massimo salariale, cosa che ha intasato il salary cap. Gli si chiede soprattutto una stagione da sano, fino alla fine, cosa ultimamente difficile. Neanche la telenovela Clint Capela si è conclusa positivamente per i Rockets. Il centrone svizzero è rimasto, certo a cifre considerevoli. Si potrebbe dire che per come riesce ad interpretare da lungo le dinamiche del gioco d’antoniano sono anche meritate. Ma non è chiaro quanto possa ancora crescere, forse necessiterebbe pericolosità perimetrale. Ma come corre il campo e attacca il canestro lo rende perfetto per questo sistema.
Eric Gordon sta giocando stagioni fenomenali in Texas. Sia che entri dalla panchina che chiamato nell starting five, il suo rendimento non cala. Attaccante unico nel genere, con tanti punti nelle mani in pochi minuti. PJ Tucker è un altro che ha capito al volo cosa vuole da lui l’ex coach dei Lakers. E la sua intensità sui due lati del campo è una cosa da cui non si può prescindere. Gerald Green è arrivato, come sempre, con il suo carico di talento misto ai dubbi sulle sue capacità di essere un giocatore professionista. Quì ha vinto la parte positiva, e la riconferma è sembrata scontata. Altro giocatore sempre determinante in ingresso dalla panchina. Nenè Hilario è l’esperienza al servizio della squadra. Il brasiliano è anche uomo di spogliatoio, che comunque ha punti nelle mani, cosa che nei Rockets piace sempre.
Alla voce nuovi arrivi sarà interessante vedere cosa potrà dare il duo proveniente dai Suns, Marquese Chriss e Brandon Knight. Il primo ha giocato, due stagioni fa, un ottimo anno da rookie. Ci si aspettava di più nella scorsa stagione, invece il salto in avanti non c’è stato. Qui la sua velocità in campo, la sua aggressività a rimbalzo e la sua mano, potrebbero rivelarsi utili alla causa. Knight è un giocatore di indiscusso talento, che sarebbe un grande cambio per Paul. Attaccante, con punti, ed anche tanti, nelle mani, ma anche con doti da playmaking, che sa giocare da guardia. Solo che viene da una stagione di stop per un brutto infortunio, e si è già reinfortunato a Settembre. Se sano è un upgrade importante. James Ennis III è un altro giocatore che potrebbe piacere al coach ex Olimpia, per l’intensità offensiva che riesce a dare. Certo bisognerà vedere quanto spazio troverà in campo. Ed altrettanta curiosità in questo roster la desta la presenza di Michael Carter-Williams, alla sua ennesima reincarnazione NBA, che pare essere in fase calante, malgrado la giovane età. Poi ci sarebbe anche Zhou Qi, sponsorizzato, e tanto, da Yao Ming, che per ora non ha fatto vedere niente.
Due parole le spendiamo su Carmelo Anthony. E’ arrivato qui con l’idea di dover essere, come scritto, la terza stella della squadra. D’Antoni ha già detto che lo vedrebbe bene in uscita dalla panchina. Sarà interessante capire se Carmeluzzo saprà adattarsi a questa eventuale situazione. Se lo facesse, e bene, allora quella mano tornerebbe utilissima ai fini dell’arrivare a giocare fino a Giugno. Per lui è sicuramente l’ultimissima chiamata.
% Playoffs: 98%- Sarà ancora lotta a due con quelli della baia per la posizione #1. Houston sembra essersi anche rinforzata, oltretutto.
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