Memphis Grizzlies 2022-23, non basta il solo bagno d'umiltà

Dopo le polemiche durante la stagione, Memphis finisce la propria stagione al 1° turno: cosa fare per l'anno prossimo?

Scritto da Valentino Aggio  | 
Getty Images

Dopo le polemiche durante la stagione, Memphis finisce la propria stagione al 1° turno: cosa fare per l'anno prossimo?

L'eliminazione per 4-2 sofferta dai Los Angeles Lakers ha messo prematuramente fine alla stagione NBA 2022/23 dei Memphis Grizzlies. Arrivati ai playoff come seconda testa di serie nella Western Conference, i Grizzlies si aspettavano decisamente di più da questa postseason, Andiamo a vedere che cosa è andato storto e da dove dovranno ripartire il prossimo anno.

Thug Life, ma di cosa?

Con “Thug Life” non ci riferiamo all'album di Tupac Shakur uscito nel 1994, bensì a quello stile di vita adottato da alcuni atleti nel corso degli anni. La vita da criminale, da duro che ha contraddistinto anche la NBA tra gli anni '80 e '90 in particolare. L'emblema di questo stile di vita nel nuovo Millennio è stato Allen Iverson, che con il suo modo di essere ha fatto strage di cuori tra gli appassionati. Negli ultimi anni la NBA ha cercato di migliorare la propria immagine, specie con l'arrivo di Adam Silver come commisioner. Certi comportamenti non sono più tollerati, specie se non è nemmeno in linea con il “Thug Life”: giocare a fare il criminale non paga, anzi

Ja Morant, il perno di questa vicenda, guadagnerà circa 200 milioni di dollari nei prossimi cinque anni, oltre ad essere diventato uno dei volti di Nike dopo che il brand ha deciso di interrompere la propria collaborazione con Kyrie Irving. Non puoi fare il duro, non hai un passato difficile come altri giocatori e, soprattutto, sei uno dei giocatori più pagati dell'intera Lega. L'intero teatrino messo su dalla stella dei Grizzlies è stato quantomeno patetico: le armi, gli strip club, per poi fare l'intervista da pentito. È proprio il comportamento di Ja Morant la causa principale da individuare nell'uscita prematura di Memphis da questi playoff. Tutto questo ha scaturato un polverone mediatico che non ha fatto bene allo spogliatoio dei Grizzlies, oltre ad aver portato odio verso la franchigia del Tennessee e Morant stesso, oltre ad un danno d'immagine verso sé e la franchigia. Ovviamente Morant non era il solo ad avere questo comportamento irrispettoso sia in campo che fuori: un altro è stato Dillon Brooks, che ha cercato di essere un Draymond Green molto meno talentuoso.

Di certo questa sconfitta servirà a Memphis nei prossimi anni: questa è un'occasione per “abbassare la cresta”. In un'intervista fatta ad inizio stagione, Morant ha detto: “I'm fine in the West”. Il #12 non aveva paura di alcuna squadra nella propria conference, definendosi intimorito dai Boston Celtics. Inutile dire che questo commento non ha avuto un epilogo felice, ma Morant l'ha gestita con maturità nella conferenza stampa dopo l'eliminazione in Gara6. “L'ho detto, non mi interessa: ne sono consapevole”. Il suo focus è stato riguardo che cosa deve migliorare in vista delle prossime annate:

Devo migliorare nelle mie scelte, tutto qui. Inutile dire che i miei problemi al di fuori dal campo hanno influenzato l'andamento di tutta la franchigia: devo essere più disciplinato. Devo prendere delle decisioni migliori fuori dal campo e concentrarmi ancora di più sul basket

I Grizzlies hanno comunque tre stelle davvero giovani sulle quali puntare per il futuro: avere Ja Morant, Desmond Bane e Jaren Jackson Jr è una cosa che molte franchigie NBA invidiano.

Problemi di spogliatoio

Abbiamo parlato fin troppo di Morant, ma di certo non è stato l'unico problema di questa stagione dei Grizzlies. Se l'atteggiamento della Point Guard è stato da rivedere, è anche vero che buona parte dei giocatori ha seguito le orme del proprio leader. Buona parte della squadra è sembrata spavalda nel corso dell'anno: problemi di gioventù, possiamo definirli. Un problema del roster di Memphis è senza dubbio la mancanza di un veterano. L'unico giocatore di esperienza presente nell'organico dei Grizzlies è Steven Adams. Certo, l'ex Oklahoma City gode di rispetto da parte di buona parte della Lega, ma non è abbastanza. Per tenere a bada queste teste calde ci vuole di più, a maggior ragione ora che Memphis si può definire una contender. Adams, per quanto abbia nove stagioni alle spalle, non ha mai vinto nulla. Dopo tanti anni di Purgatorio, a Memphis c'è bisogno di creare una cultura vincente. Un esempio davvero recente è la vittoria dei Miami Heat al primo turno: da Spoelstra a Butler, passando anche per Riley: quella gente non è abituata a perdere e fa di tutto per vincere, a volte anche più di quanto pensabile.

Cosa fare per la prossima stagione 

Archiviata la stagione 2022/23, è già arrivato il momento di concentrarsi sul prossimo anno. Non c'è dubbio che Memphis deve ripartire dal trio Morant-Bane-Jackson per puntare in alto nelle prossime stagioni. Se questi sono dei punti fermi, il front office dei Grizzlies ha del lavoro da fare nel corso di quest'estate. Il primo punto sulla lista di Zach Keliman (il General Manager di Memphis) è senza dubbio aumentare la chimica di squadra, ma allo stesso tempo far maturare i propri giocatori riflettendo sulla stagione passata. Il secondo punto è trovare un veterano: non per forza serve un titolare o un giocatore che possa fare la differenza sul campo, ma serve un uomo spogliatoio che sia anche un vincente. Uno degli esempi migliori tra i “role player” è quello di Harrison Barnes: l'attuale ala dei Sacramento Kings è un giocatore più che rispettabile sul campo, ma si distingue per le sue doti di leadership che derivano dal titolo vinto a Golden State.

Se proprio Memphis vuole all-in, ci vogliono dei panchinari di livello, specialmente dei tiratori. Il punto più spinoso dell'estate dei Grizzlies è l'estensione contrattuale di Dillon Brooks. Se l'ex Oregon è uno dei migliori difensori in NBA, è anche vero che dal punto di vista offensivo rasenta l'inutilità. Oltre a ciò, i suoi comportamenti sia dentro che fuori dal campo non sono di certo un buon biglietto da visita. Fino a fine Giugno Brooks sarà Restricted Free-Agent, mentre dal 1 Luglio sarà libero di trattare con ogni squadra. L'eventuale estensione contrattuale dovrebbe aggirarsi attorno ai 15 milioni di dollari per anno: toccherà al front office di Memphis decidere se vale la pena investire quei soldi per quel tipo di giocatore.


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