NBA 2021/22, come si stanno comportando i nuovi acquisti?
Andiamo a vedere insieme come stanno giocando quei giocatori che hanno cambiato casacca in estate.
Andiamo a vedere insieme come stanno giocando quei giocatori che hanno cambiato casacca in estate.
È passato il primo mese della stagione 2021/22 di NBA. La dozzina di partite circa giocate fino a questo momento, sebbene non troppo indicative dal punto di vista dei risultati, fanno vedere se e come si sono ambientati i giocatori che hanno cambiato casacca nel corso dell'estate. Nonostante non sia stata una free-agency colma di nomi altisonanti all'interno della lega, i nuovi innesti si sono di certo fatti sentire in alcuni casi.
Come sempre, qui a Basketball-Evolution abbiamo seguito con attenzione questo inizio di stagione e siamo pronti a vedere chi si è messo in mostra e chi meno fino a questo momento.
DeMar DeRozan (Chicago Bulls)
Dopo tre stagioni passate nel deserto texano alla guida dei mediocri e giovani San Antonio Spurs, DeMar DeRozan ha finalmente deciso di cambiare aria. L'ex #10 dei Toronto Raptors ha raggiunto ormai l'età di 32 anni, senza mai vincere nulla di importante (non ci è nemmeno arrivato vicino ad essere onesti). La firma di DeRozan con i Chicago Bulls potrebbe anche essere passata inosservata, in virtù degli anni grigi passati in Texas. Invece, il front office dei sei volte campioni NBA ha puntato forte sul mercato per cercare di tornare ai piani alti della Eastern Conference. Al momento la scelta sta pagando: DeRozan sta avendo una stagione formidabile da 26.1 punti, 5.6 rimbalzi e 4.0 assist ed i Bulls hanno un record di 9-4, che li colloca al terzo posto ad Est, con vittorie convincenti contro Utah, Brooklyn e Clippers. I Bulls sono cambiati molto dalla scorsa stagione, quindi quantificare quanto è importante l'apporto di DeRozan con certezza è quasi impossibile, ma un aumento in quasi ogni campo statistico di rilievo (eccezion fatta per gli assist, ma in Illinois non gli viene chiesto di portar palla tanto quanto faceva in Texas) è sicuramente incoraggiante. La statistica che più spicca è senza dubbio la percentuale nel tiro da tre punti: dal 25% delle ultime due annate al 36% di quest'anno. A livello assoluto Chicago si trova in ottima posizione, piazzandosi nelle prime 8 squadre NBA sia nell'Offensive che nel Defensive Rating.
Ricky Rubio (Cleveland Cavaliers)
Un'altra sorpresa indiscussa della Eastern Conference sono senza dubbio i Cleveland Cavaliers: dopo l'ennesima stagione deludente post-LeBron James, i Cavs hanno azzeccato alcune scelte manageriali non da poco. Prima di tutto il front office ha sfruttato bene la terza scelta assoluta allo scorso draft, scegliendo il lungo versatile Evan Mobley, in uscita da USC. Poi i Cavaliers hanno ben pensato di affiancare ai due giovani Collin Sexton e Darius Garland una Point Guard navigata nella lega come lo spagnolo Ricky Rubio, acquisendolo via trade da Minnesota in cambio di Taurean Prince, una scelta al secondo giro del 2022 e soldi. Se lo scambio di DeRozan può essere passato inosservato, quello di Rubio lo è stato mille volte di più. Come sempre, Rubio ha fatto faville con la casacca della Spagna alle scorse olimpiadi, ma la domanda era se avrebbe potuto mantenere quello standard di performance anche dall'altra parte dell'oceano.
L'impatto di Rubio sui Cavaliers è stato fondamentale in un avvio che i tifosi Cavs non vedevano dai tempi di King James. Rubio si è dimostrato fin da subito leader dei giovani Cavs, portando un ottimo contributo offensivo (13.7 punti e 6.9 assist) insieme alla solita tenacia difensiva (1.5 palle rubate a partita). Il 31enne ha di certo contribuito al miglioramento difensivo della squadra, che al momento è la seconda miglior difesa in NBA per punti concessi agli avversari (101.3 contro i 112.3 della passata stagione). Di certo sia Rubio che il giovane Garland hanno tratto vantaggio dall'infortunio al menisco del ginocchio sinistro di Sexton. Il #2 in uscita da Alabama aveva spesso la palla in mano, la sua assenza ha lasciato molti più possessi nelle mani degli altri due piccoli, che hanno saputo gestire un quintetto atipico con tre lunghi alla grande. Questa stagione sta giovando non poco a Rubio, che è in scadenza di contratto a fine stagione, ma non è da escludere la possibilità che decida di giocare in una contender durante la trade deadline.
Spencer Dinwiddie (Washington Wizards)
Dopo aver giocato solamente tre partite nella stagione 2020-21, c'erano molti dubbi su un ritorno alla forma dimostrata negli ultimi anni per Spencer Dinwiddie. L'ex Brooklyn Nets, come conseguenza del maxi-scambio che ha portato Russell Westbrook in maglia Lakers, è finito ai Washington Wizards. Dopo aver perso proprio Westbrook, con l'infortunio di Thomas Bryant e sul potenziale addio di Bradley Beal, non c'erano molte speranze ad inizio stagione per i Wizards. Invece, dopo 13 partite i capitolini si trovano in testa alla Eastern Conference con un sorprendente record di 10-3. Buona parte di questi meriti vanno proprio a Dinwiddie, autore di 17 punti, 5.5 rimbalzi e 6 assist ad allacciata di scarpe. Inoltre, Dinwiddie sta tirando alla grande da tre punti (37.7%, massimo in carriera). È fuori discussione il riscatto che sta avendo
Dinwiddie, così come altri giocatori non sempre ben visti come Kyle Kuzma e Montrezl Harrell su tutti. L'obbiettivo per questa squadra rimane comunque la partecipazione diretta ai playoff, specialmente con il rientro di Bryant che tanto bene aveva fatto prima dell'infortunio.
Russell Westbrook & Carmelo Anthony (Los Angeles Lakers)
Come sempre in queste ultime stagioni, i Los Angeles Lakers sono al centro dell'attenzione mediatica. Fin dalla pre-season non si sono risparmiate le critiche verso i giallo-viola, che hanno faticato molto. La maggior parte delle critiche è stata riservata a Russell Westbrook: l'ex point-guard degli Washington Wizards è arrivata nella Città degli Angeli con l'aspettativa di tornare a vincere l'anello. Le aspettative per questa squadra erano e sono altissime nonostante i problemi di età. Fin dalle prime uscite Westbrook non è sembrato a proprio agio con i nuovi compagni e lo stile di gioco. In maniera particolare, prima dell'infortunio di LeBron James, Westbrook non è nemmeno riuscito a mettere i numeri a lui soliti da anni: dopo lo stiramento addominale di King James le cose hanno iniziato a girare nel verso giusto per Russ. Ad ogni modo, finora le prime partite di Westbrook a Los Angeles non sono state entusiasmanti: in quanto a percentuali i numeri sono simili a quelli della passata stagione, non sorprende troppo quindi quel 29% da tre punti (rispetto al 31% della scorsa stagione). Discorso più che diverso per Carmelo Anthony: anch'egli acquisito quest'estate per il comune obbiettivo dell'anello, l'ex Portland Trail Blazers è quello che finora si è adattato meglio al ruolo chiesto da coach LeBron Ja...Frank Vogel. Il numero di minuti che deve passare sul parquet sono più di quelli in Oregon, ma la qualità è nettamente superiore. Il rendimento offensivo di Melo è il migliore della sua carriera, specialmente se si parla di percentuali: il 45% nel tiro da tre punti è di gran lunga la miglior percentuale di carriera, considerando anche il fatto che le 6.3 triple tentate a serata sono il secondo dato in carriera. La mentalità di Anthony è cambiata radicalmente rispetto a qualche anno fa, soprattutto se ripensiamo a quando è arrivato agli Oklahoma City Thunder. È vero che i Lakers dovranno ri-adattarsi a giocare con LeBron a breve, ma le premesse sono buone.
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