We 're Talking 'Bout: Season 1962/63
Boston arriva al quinto anello consecutivo, ancora contro i Lakers, Bob Cousy dice basta e i Warriors volano nella baia californiana, questo ed altro nella stagione 1962/63.
La stagione 1961/62 era stata giocata in maniera spettacolare e si era conclusa con delle Finals bellissime ed avvincenti che avevano conquistato il pubblico, con un incremento del numero degli spettatori nelle arene. Ma la pre season della stagione successiva sarebbe stata ricca di avvenimenti destinati, ancora una volta, a cambiare il volto della lega per avvicinarlo sempre di più a quello moderno.
Andando con ordine alla ricerca di quegli eventi iniziamo dal draft, come sempre.
E come spesso accadeva in quegli anni il draft veniva eseguito a playoff in corso. Lunedì 26 Marzo 1962 New York City. Ancora in auge le “territorial pick”.
I Detroit Pistons scelgono con la loro possibilità Dave DeBusschere, guardia/ala da Detroit University. Tocca ai Cincinnati Royals, e per loro è altrettanto facile scegliere la stella assoluta della stagione precedente del College Basketball, da Ohio State l'ala Jerry Lucas. Lucas in coppia con Oscar Robertson, insieme a Jack Twyman e Wayne Embry.
Per un breve momento Charlie Wolf, coach dei Royals, sogna di rinverdire i vecchi fasti. Ma appunto il momento fu davvero breve.
Neanche il tempo di finire il draft e Lucas annuncia alla NBA che lui ha già firmato un contratto da professionista ma per i Cleveland Pipers di George Steinbrenner della lega concorrente, la ABL guidata dal proprietario degli Harlem Globetrotter, Abe Saperstein.
La cosa lascia completamente interdetti i Royals ma soprattutto Maurice Podoloff, che già al draft della stagione precedente aveva dovuto ingoiare un amaro calice, Larry Siegfried, sempre da parte di Steinbrenner e dei Pipers. Occorreva porre un rimedio all'ingerenza di un uomo così economicamente concorrenziale per la sua lega. E Podoloff agì.
Convocò segretamente, una settimana dopo il draft, Steinbrenner nei suoi uffici e gli fece un'offerta che l'owner dei Pipers non poteva rifutare. No, tranquilli, nessuna testa di cavallo nel letto. L'offerta consisteva nel far entrare a partire dalla stagione 1963/64 i Pipers nella NBA. Senza dover versare nessun dollaro. D'altra parte la solidità economica di Steinbrenner era molto conosciuta.
Addirittura Podoloff aveva già preparato la schedule per quell'ingresso trionfale nella NBA di Cleveland, con tanto di partita inaugurale al Madison contro i New York Knicks.
Ma tutto venne meno con il fallimento della ABL in quella torrida estate. L'accordo decadeva. Ed i giocatori della scomparsa ABL erano liberi di trovarsi una squadra. Ma Lucas preferì fermarsi un anno a studiare.
Noi però torniamo al draft. Con la #1 i Chicago Packers scelsero il centro Bill McGill. Poi venne scelto dai Knicks, Paul Hogue, ed alla #3 dai Saint Louis Hawks, Zelmo Beaty. Fu un draft strano, e tutti rimasero stupiti quando alla #7, alla fine del primo giro, i Boston Celtics chiamarono John Havlicek.
Ma come Havlicek alla corte di Red Auerbach?? ed in molti iniziarono a pensare che anche quella stagione avrebbe preso la direzione di Boston.
Nel frattempo un' altra bomba aveva scosso la NBA.
Ad aprile Franklin Mieuli offrì ad Ed Gottlieb 850.000 $ per i suoi Philadelphia Warriors. Gottlieb tentennò per qualche giorno, si consultò con Podoloff. Che lo invitò a vendere la franchigia. Anche perché il buon vecchio Maurice sapeva perfettamente due cose: la prima è che dietro a Mieuli, imprenditore nel ramo delle telecomunicazioni, c'erano ben 32 investitori. La seconda, e per lui più importante, è che gli investitori facevano capo al Diners Club con sede a San Francisco, California. Gottlieb alla fine accettò l'offerta. E Mieuli diventò proprietario dei Warriors, spostandoli, armi e bagagli sulla baia.Nascevano i San Francisco Warriors.
La squadra avrebbe giocato alla Cow Arena di Daly City, nei sobborghi di San Francisco, un arena da 12.000 posti. Philadelphia per la prima volta dal 1920 rimaneva senza una franchigia di basket professionistico. A questo punto si veniva a creare un problema per le Division. Podoloff decise di spostare i Cincinnati Royals nella Eastern Division, dopo una sorta di ballotaggio con i Chicago Zephyrs. Chi?????????. già perché nel frattempo la franchigia della Windy City aveva cambiato nome. Certo perché i giocatori erano stanchi di essere scambiati per quelli degli odiati Green Bay Packers, per via delle borse ad esempio, ed avevano chiesto alla proprietà un intervento, ottenendo, alla fine, il cambio del nome della squadra. Il Commisioner fece altre due cose in quella lunga pre season nel 1962. Intanto stabilì che si dovesse premiare anche il miglior coach della stagione, così come veniva celebrato il rookie dell'anno ed il miglior giocatore. Infine venne risolto anche il problema della televisione. Scaduto il contratto con la NBC, non essendo riuscito a rinnovare alle sue condizioni aveva ripiegato sul network radio/televisivo SNL, all'epoca uno dei massimi nella trasmissione di eventi sportivi. A questo punto tutto era pronto. Ed il 16 Ottobre 1962 a New York si giocarono due partite. La prima in ordine di tempo fu quella tra i Detroit Pistons opposti ai Los Angeles Lakers. Ad est la stagione venne dominata come al solito dai Boston Celtics. Ai soliti noti si era aggiunto Havlicek, che in uscita dalla panchina contribuiva ulteriormente a mantenere elevato il livello di gioco della squadra. Sette giocatori in doppia cifra, nessuno sopra i 20 ppg, su tutti il solito Bill Russell che rivinse l'MVP, aggiungendolo al premio come MVP dell'All Star Game. Alla fine il record disse 58-22. Dietro di loro i Syracuse Nationals, 48-32, con un attacco esplosivo guidato da Hal Greer, con un Red Kerr sempre molto efficace ed un Dolph Schayes a fine carriera ma sempre presente malgrado i plurimi infortuni, almeno in attacco. L'ultimo posto per i playoff venne preso dai Cincinnati Royals, 42-38, con il solito grande Oscar Robertson a meno di mezzo assist da un altra stagione in tripla doppia. Con lui Twyman ed Embry, come previsto. Ad ovest ci fu l'altrettanto dominio dei Los Angeles Lakers, 53-27. Elgin Baylor fece un'altra grandissima stagione da 34 ppg con oltre 14 rimb., giocando 80 partite, malgrado un ginocchio un po' sofferente. Con lui il solito Jerry West, da 27 ppg. Dietro i rinati Saint Louis Hawks. Giudati per la prima volta da Harry Gallatin, che vinse il primo award come Coach of the Year, e da Bob Pettit, 28,4 ppg ed oltre 15 rimb., chiusero con un 48-32 che li rilanciava nell'Olimpo NBA. Terzi i soliti Detroit Pistons, 34-46, che ebbero meno del previsto dalla matricola DeBusschere, ma il solito lavoro dal duo Bailey Howell-Don Ohl. E i San Francisco Warriors? Male, Wilt Chamberlain ed il numero degli spettatori presenti a parte. Certo in preseason la notizia del ritiro di Paul Arizin aveva creato qualche preoccupazione ma non si pensava potesse essere così determinante. Invece lo fu, almeno a livello di spogliatoio. Ed il solo Chamberlain non bastò. Malgrado la stagione da oltre 44 ppg e 24,3 rimb., il record disse 31-49. Troppo poco. In ultimo va ricordato Terry Dischinger, ala piccola rookie scelto al secondo giro dagli Zephyrs che con 25 ppg ed una grande stagione vinse il premio come Rookie of the Year. A dispetto di una regular season un po' monotona i playoff furono decisamente appassionanti. Cincinnati eliminò al primo turno i Nats, con un decisivo Robertson in una gara 5 vinta in overtime in trasferta. E le finali di division iniziarono con il botto della vittoria dei Royals al Garden, e Oscar a 43 punti, 25 rimbalzi e 16 assist. Poi i Celtics riuscirono a riequilibrare la serie, reimposero il loro gioco collettivo e trovarono nel rookie Havlicek un arma in più per vincere gara 7 ed arrivare, ancora, alle finals. Ad ovest gli Hawks eliminarono 3-1 i Pistons. Le finali di division furono un'interminabile continua sfida tra Baylor e Pettit. Due con una voglia di vincere ed una determinazione nel voler ottenere il risultato come pochi altri. Anche qui una gara 7, con il fattore campo sempre rispettato. Alla fine prevalse Baylor, con West e Frank Selvy. I Lakers tornavano in finale, ancora contro i Celtics. Ma quelle Finals furono il trionfo del collettivo così ben preparato da Red Auerbach. Bastarono sei partite per domare Baylor e West, isolati completamente dal resto della squadra. 4-2 con vittoria del titolo a Los Angeles, con una gara 6 giocata alla grande soprattutto da Bob Cousy che alla fine annunciò il suo ritiro. Da vincente, da campione. Il quinto titolo consecutivo. Un altro tassello della storia. Arrivederci alla prossima puntata. PUNTATE PRECEDENTI Stagione 1946/47 American Basketball League Stagione 1948/49 Stagione 1949/50 Stagione 1950/51 Stagione 1951/52 Stagione 1952/53 Stagione 1953/54 Stagione 1954/55 Stagione 1955/56 Stagione 1956/57 Stagione 1957/58 Stagione 1958/59 Stagione 1959/60 Stagione 1960/61 Season Of Giants
💬 Commenti